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Pnrr, “il Piano dei record” di Meloni non decolla: spesi solo 9 miliardi nel 2024

Con solo la metà dei fondi previsti spesi finora e la percentuale che scende sotto il 50%, il Pnrr sembra sempre più lontano dagli obiettivi. Ora, una proroga del Piano oltre il 2026 diventa l’unica soluzione possibile

Pnrr, “il Piano dei record” di Meloni non decolla: spesi solo 9 miliardi nel 2024

Come un motore che gira al minimo, il Pnrr arranca, incapace di ingranare la marcia. Nonostante i proclami di Giorgia Meloni sul “Piano dei record”, la realtà è ben diversa: invece dei 3,5 miliardi necessari ogni mese, si spendono solo 1,5 miliardi. L’ultimo aggiornamento mostra un incremento di soli 9,3 miliardi in sei mesi, un progresso che rende evidente il gap tra promesse e risultati effettivi.

La tanto sbandierata revisione del Piano, che avrebbe dovuto riscattare il presunto fallimento del governo Draghi, ha finito per amplificare il ritardo invece di correggerlo. A confermare questa tendenza la quinta relazione semestrale al Parlamento sull’attuazione del Recovery Plan, che verrà ufficialmente presentata tra oggi e domani. Nel frattempo, la Cabina di Regia ha approvato la bozza preliminare del documento.

Non decolla il Pnrr: finora spesa la metà dei soldi

Secondo l’ultima stima ufficiale, la spesa è avanzata di soli 9,3 miliardi in sei mesi. A dicembre scorso, come riportato nella precedente relazione, la spesa era bloccata a 42 miliardi, ridotta rispetto ai 45,6 miliardi inizialmente previsti a causa dell’esclusione di alcuni progetti. A fine giugno, l’importo è salito a 51,3 miliardi, un incremento modesto che non basta a raggiungere l’obiettivo finale.

Finora, l’Italia ha ricevuto 102,5 miliardi dei 194,4 miliardi previsti dal Piano, ma ha speso solo poco più della metà. Con l’imminente arrivo dei fondi della quinta rata, già approvati dall’Ue, il totale erogato salirà a 113,5 miliardi, facendo scendere la percentuale di spesa sotto il 50%.

Nonostante questi numeri, il ministro-regista del Piano Raffaele Fitto ha descritto la situazione come “molto positiva”, lodando l’Italia come un “esempio virtuoso” in Europa per aver già richiesto la sesta rata. Ma se il governo avesse davvero fatto “un buon lavoro”, come affermato dalla presidente del Consiglio, la spesa avrebbe dovuto essere di 21,2 miliardi, invece di restare sotto i 10 miliardi. Se il ritmo non cambia, a fine anno si arriverà a circa 18,6 miliardi, ben al di sotto degli impegni assunti con l’Europa.

Così il Pnrr appare bloccato su una parete di ritardi e inefficienze. Con l’urgenza di spendere 57,9 miliardi l’anno prossimo e altri 49,6 miliardi entro il 2026, la sfida si fa sempre più ardua, trasformando il percorso in un’impresa titanica.

Nonostante le promesse di “spesa sostenuta” che sembrano ripetersi come un ritornello, il cronometro del Pnrr continua a scorrere a passo di lumaca, lasciando il paese in balia di promesse non mantenute e obiettivi sempre più lontani.

Giorgetti: “Su Pnrr tempistica da rivedere”

Un impegno gravoso che oggi è impossibile anche solo immaginare con questi ritmi di spesa. Quale potrebbe essere la soluzione? Chiedere il rinvio del Piano oltre il 2026, come suggerisce da mesi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Una proposta fino ignorata. Tuttavia, il ministro dell’Economia sa bene che il vero dibattito sulla proroga – un tabù per l’Ue ma sussurrato tra le pieghe dei corridoi – si svolgerà l’anno prossimo, quando la nuova Commissione sarà finalmente in moto dopo l’insediamento di novembre. Intanto, Giorgetti non si tira indietro e continua a sollevare critiche, non solo sul timing del Piano, ma anche sulle sue debolezze strutturali. Meno realista, il fedelissimo della premier Fitto: “È un dibattito politico legittimo, ma io, da ministro che segue il Pnrr, non posso partecipare al dibattito: ho una data di scadenza del Piano e per me quella è”.

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