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Ue, Ursula von der Leyen alla prova del voto: “Green Deal nei primi 100 giorni”. Meloni in altalena, cosa farà?

Prova del fuoco oggi per Ursula von der Leyen che alle 13 chiederà la fiducia del Parlamento europeo per il bis. Teme i franchi tiratori e si copre con la benevolenza dei Verdi senza rinunciare a trattare fino all’ultimo con la premier italiana. Il discorso della presidente e le reazioni prima del voto

Ue, Ursula von der Leyen alla prova del voto: “Green Deal nei primi 100 giorni”. Meloni in altalena, cosa farà?

“Abbiamo ottenuto molto insieme negli ultimi cinque anni, a partire dal Green Deal europeo al Next Generation Eu, al Patto sulla migrazione e l’asilo e all’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali. Dobbiamo e manterremo la rotta su tutti i nostri obiettivi, compresi quelli stabiliti nel Green Deal europeo”. Lo dice la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo documento programmatico per un secondo mandato.

Ora, infatti, von der Leyen si avvia a guidare per altri cinque anni la Commissione europea. Ad incoronarla non saranno i 562 voti incassati da Roberta Metsola per a guida del Parlamento Ue. La presidente uscente punta, tuttavia, a superare quota 380, migliorando la performance di cinque anni fa. Lo farà nel nome di un programma complesso, disegnato per strizzare l’occhio alle destre di Ecr su alcuni argomenti e ai Verdi su altri. Il vero rebus, per Ursula, sarà quello dei contorni della sua maggioranza: un tripartito composto da Ppe, Socialisti e Renew o un quadripartito con l’aggiunta dei Verdi?

Ursula von der Leyen, il discorso: ecco cosa ha detto

Nel suo discorso per la riconferma, von der Leyen ha delineato un programma ambizioso e inclusivo per il quinquennio 2024-2029, calibrato per attrarre un ampio consenso, con l’eccezione chiara dell’estrema destra di Orbán e dei neonazisti tedeschi di AfD. Non sono passate inosservate le varie aperture all’Italia di Giorgia Meloni su migranti, Mediterraneo, sburocratizzazione e competitività con un occhio di riguardo per le piccole e medie imprese.

Nonostante la ferma adesione al Green Deal, von der Leyen ha indicato una nuova direzione, accogliendo l’industria e l’imprenditoria. “Concentreremo gli investimenti per un nuovo Deal industriale”, ha dichiarato, sottolineando la necessità di prevedibilità per le imprese e di un futuro sostenibile per le generazioni emergenti. Ma appunto il suo programma è progettato per soddisfare una vasta gamma di interessi, quindi ecco il nuovo Mercato dei capitali per trasformare l’Europa in un centro di “opportunità e innovazione”, supportato da un “Fondo per la competitività”.

La presidente ha poi annunciato la creazione di due nuove figure chiave: un commissario per l’emergenza alloggi e uno per il Mediterraneo, mirando a promuovere stabilità economica, creazione di posti di lavoro e sicurezza nella regione. Ha annunciato anche un “vicepresidente per l’implementazione, la semplificazione e le relazioni interistituzionali”, evidenziando la sua volontà di accelerare e semplificare le procedure in Europa. “Dobbiamo rendere le imprese più facili e veloci in Europa. Metterò velocità, coerenza e semplificazione tra le principali priorità politiche”, ha sottolineato la presidente nelle sue linee guida politiche, indicando che “ogni commissario avrà il compito di concentrarsi sulla riduzione degli oneri amministrativi e sulla semplificazione dell’attuazione: meno burocrazia e rendicontazione, più fiducia, migliore applicazione, autorizzazioni più rapide”.

Sul fronte dell‘immigrazione, ha ribadito che le frontiere di uno Stato membro sono anche le frontiere europee, un chiaro messaggio a Giorgia Meloni: “Proporrò di triplicare le unità di Frontex a 30mila per migliorare la protezione dei nostri confini”.

Nel campo della difesa, von der Leyen ha insistito sull’importanza di investimenti robusti e di una cooperazione rafforzata tra gli Stati membri, proponendo uno scudo aereo come simbolo di solidarietà e coesione della Ue. Con una chiara promessa: “Non lascerò che la polarizzazione estrema della nostra società venga accettata e non accetterò che gli estremismi o le demagogie distruggano il nostro stile di vita europeo”, ha proseguito Ursula attaccando duramente Orbán per essere andato a Mosca a incontrare il presidente russo Vladimir Putin. “Due settimane fa un premier europeo si è recato a Mosca. Questa cosiddetta missione di pace è stata solo una missione dell’appeasement, una politica di eccessive concessioni. Solo due giorni dopo i jet di Putin hanno colpito un ospedale pediatrico”, ha detto, scatenando un lungo applauso della plenaria, ad eccezione ovviamente degli eurodeputati del gruppo di Orban, quello dei Patrioti.

Von der Leyen, cosa farà Meloni?

Il grande elemento di incertezza nel voto di oggi sulla riconferma di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea riguarda la delegazione di Fratelli d’Italia, che ancora non si è chiaramente espressa: cosa deciderà di fare Giorgia Meloni? Nemmeno – secondo quanto riferiscono fonti – nell’ultima riunione del gruppo dell’Ecr di ieri sera, in cui è stata confermata la libertà di voto per delegazione. È più chiara invece la linea dei Verdi: oggi annunceranno ufficialmente il loro sì alla leader tedesca. Questo potrebbe creare dei mal di pancia all’interno dei popolari, in particolare tra i tedeschi della Csu, che non vorrebbero condividere la prossima legislatura con gli ambientalisti. Contano però i numeri. La maggioranza Ursula è ferma a 401.

Considerando le possibili defezioni, al 10%, si rischierebbe di finire sotto la maggioranza assoluta necessaria di 361. Il soccorso dei Verdi che portano in dote 53 eurodeputati può essere decisivo. Insistono di aver dato un segnale anche con il voto a Roberta Metsola per la presidenza del Parlamento europeo. Il presidente del gruppo dei popolari, Manfred Weber, si mostra fiducioso: “Sono molto ottimista, come sempre”, ha detto all’Agi. Intanto però la presidente designata ha continuato a incontrare eurodeputati singoli e delegazioni per tutto il giorno. E per stamani è pronta a distribuire il documento con le sue linee programmatiche, da discutere nel dibattito della mattinata. Il voto è previsto per le 13.

Nuova Commissione Ue, cosa dice il pallottoliere

Pallottoliere alla mano, la forbice delle preferenze per von der Leyen va da 395 a 425. Dipenderà in sostanza dalla decisione di Fratelli d’Italia. Nell’Ecr hanno già annunciato la propria contrarietà le delegazioni di Polonia, Francia e Romania. Voteranno quasi sicuramente a favore le delegazioni di Repubblica Ceca (tre) e di Belgio (tre). L’eurodeputata del Pd e vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, assicura che “non ci saranno franchi tiratori” nella delegazione ma non si può dire lo stesso del gruppo. I socialisti francesi, che sono dieci, non hanno mostrato grande convinzione. Così come anche altri colleghi di Danimarca e Bulgaria. I contrari potrebbero essere una quindicina sui 136.

Nel gruppo dei liberali di Renew si sono già detti contrari gli irlandesi che sono sei e hanno molti dubbi anche i tedeschi. Grande incognita anche il Ppe. Da giorni Weber va minacciando di seri provvedimenti tutti i parlamentari del suo gruppo che non si presenteranno al voto. Le delegazioni di Francia, Austria e Slovenia avevano già espresso dubbi. I franchi tiratori si possono facilmente stimare in una quindicina. Von der Leyen avrà poco meno di un’ora di discorso per convincere tutti. Seguirà un dibattito in cui alcuni gruppi potranno esprimere il proprio voto. Non lo faranno tutti. C’è chi lo dirà solo dopo, ma con il segreto dell’urna non si potrà avere riscontro e sarà difficile incassare l’eventuale ricompensa.

Nuova commissione, come sarà? Fitto in pole

Ci sono due costanti negli elementi del programma che Ursula von der Leyen ha illustrato ai gruppi: il commissario alla Difesa e il commissario agli Alloggi come principali novità dell’esecutivo europeo che verrà. Difficilmente la presidente designata tornerà sui suoi passi. Di certo nella testa dell’ex ministra della Difesa tedesca c’è una Commissione piuttosto diversa da quella che sta per terminare il suo mandato. La nuova legislatura von der Leyen, hanno più volte spiegato dal suo staff, non sarà essenzialmente nel segno della continuità. I portafogli, quindi, avranno titoli e competenze diverse rispetto a quelli attuali. Alcuni accorperanno più direzioni generali, altri resteranno nel concreto gli stessi, ma con titoli diversi. La Difesa, ad esempio, potrebbe essere formalmente accorpata all’Industria.

Ci sarà un commissario per la difesa dei Valori e della Democrazia europea, sulla scia del portafoglio detenuto al momento da Vera Jourova. Il gioco a incastri tra vice presidenze esecutive, vice presidenze e commissari semplici sarà meno complesso e farraginoso. Von der Leyen vuole una struttura più snella e non è escluso che si tenga qualche delega. Anche il Pnrr avrà il suo spazio e sarà affiancato al Bilancio. Al momento sembra questa la casella destinata al ministro per gli Affari Ue, il Sud, la Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. Ma qui si sfocia nelle trattative tra von der Leyen e i singoli Stati sui profili che le 27 cancellerie indicheranno. Ed è una partita che è solo agli inizi.

La presidente attenderà almeno due candidature per Stato membro, un uomo e una donna. Diversi governi, in verità, hanno ufficiosamente già avanzato dei profili. La Lettonia ha confermato il falco Valdis Dombrovskis, la Slovacchia il vice presidente uscente Maros Sefcovic, l’Estonia avrà l’attuale premier Kaja Kallas nel ruolo di Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera. La spagnola Teresa Ribera, tra i ministri più vicini a Pedro Sanchez, potrebbe occuparsi del Green Deal, ed è questa una delle richieste arrivate dai Verdi in cambio del loro sì a Ursula. La Svezia presenterà la ministra per gli Affari Ue Jessika Rosswall, l’Irlanda l’attuale ministro delle Finanze Michael McGrath, la Finlandia l’eurodeputata del Ppe Henna Virkkunen.

Nella rosa dei commissari le presenze di esponenti di partite esterni al trittico Ppe-Socialisti-Renew saranno pochissime. Il tema dell’assegnazione delle vicepresidenze sarà un complesso gioco di equilibrio che dovrà accontentare capitali e gruppi politici. Il governo francese, uscito perdente alle Europee, ha Thierry Breton e chiede, per lui, una vicepresidenza esecutiva. Macroniano di ferro, Breton non è una personalità che passa inosservata. E i rapporti con la stessa von der Leyen sono a dir poco tempestosi. Ma di fronte alle richieste di Paesi fondatori come Francia, Italia o Spagna, anche i rapporti personali hanno un peso specifico minore.

La Sinistra chiede il rinvio dell’elezione

Il gruppo della Sinistra, intanto, chiede il rinvio dell’elezione. “La Corte europea ha giudicato illegale l’occultamento di informazioni rilevanti” sui vaccini anti-Covid, il che “ha un impatto significativo sulla rielezione della presidente della Commissione von der Leyen. L’opacità e i conflitti di interesse sono temi ricorrenti nella sua traiettoria politica; ha una storia di scandali. Quando è troppo è troppo. Dovrebbe essere ovvio che la signora von der Leyen ritiri la sua candidatura”, sottolineano i vertici di The Left.

Aggiornato alle ore 11:30 di giovedì 18 luglio 2024

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