In arrivo un estate bollente per gli ospedali italiani, soprattutto per i reparti di medicina interna. Questi reparti, che accolgono principalmente pazienti anziani e cronici, devono far fronte a una carenza cronica di personale che si aggrava ulteriormente durante i mesi estivi. Ma qual è lo scenario? E cosa devono aspettarsi i pazienti che nei prossimi mesi avranno necessità di usufruire dei servizi erogati all’interno delle strutture sanitarie? Il panorama, stando ai dati diffusi dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri, è di quelli che non rassicurano affatto: da giugno a settembre, ad esempio, oltre il 91% dei medici usufruisce delle ferie estive, lasciando i reparti con organici ridotti fino al 50% in molti casi. Questo fenomeno, unito alla già nota carenza di personale, porterebbe di conseguenza a una situazione di emergenza che mette a dura prova il sistema sanitario.
I dati, insomma, sono impietosi e restituiscono una situazione dai contorni drammatici: ecco perché Fadoi ha già chiesto un’indagine parlamentare conoscitiva sui reparti di Medicina Interna.
Manca il personale e aumenta il carico di lavoro per quelli in servizio
Secondo la Fadoi, la riduzione degli organici varia tra il 21% e il 30% nel 48% dei reparti, tra il 30% e il 50% nel 19,4% dei reparti, e tra l’11% e il 20% nel 21,8% dei casi. Dunque? La traduzione è presto fatta: tali percentuali si traducono in un carico di lavoro aumentato per i medici rimasti in servizio, che devono gestire un volume di pazienti elevato con risorse limitate. Nei reparti di medicina interna, dove i pazienti richiedono cure complesse e continue, questa situazione può portare a un serio rischio di crisi operativa.
Di fronte a questa situazione critica, la Fadoi ha chiesto un’indagine parlamentare conoscitiva per valutare lo stato dei reparti di medicina interna e proporre soluzioni adeguate. La federazione sottolinea che ogni anno viene accolto un milione di ricoverati e che è indispensabile potenziare questi reparti per garantire un’assistenza adeguata. “Le Medicine interne vanno potenziate” è il messaggio chiaro della Fadoi, che evidenzia la necessità di interventi strutturali per far fronte alla crescente domanda di cure.
Emergenza personale: situazione critica in ambulatori e pronto soccorso
La crisi estiva non si limita ai reparti di medicina interna ma colpisce anche altri reparti. Gli ambulatori ospedalieri riducono le loro attività nel 52,7% dei casi e chiudono completamente nel 15,1% degli ospedali. Solo il 14,1% degli ambulatori riesce a mantenere invariati il numero e i tempi delle attività. Questo scenario mette ulteriore pressione sui medici, costretti a coprire turni extra e a gestire un volume di lavoro che supera le normali capacità operative. Nei pronto soccorso, la situazione è altrettanto critica, con medici internisti spesso cooptati per coprire le carenze di personale.
Medici in estate: niente riposi settimanali e giornalieri
Durante i mesi estivi, il 56,8% dei medici vede spesso saltare i riposi settimanali che dovrebbero essere garantiti per legge, mentre il 26,7% non riesce a ottenere le 11 ore di riposo giornaliero necessarie per il recupero. Inoltre, il 44,7% dei medici è costretto a coprire turni notturni aggiuntivi, e il 28% deve garantire anche i turni in pronto soccorso.
In alcuni ospedali, i medici lavorano tra le 12 e le 60 ore settimanali, mentre nel 10,5% dei casi le ore di lavoro settimanali superano le 90, mettendo a serio rischio la loro salute e la qualità dell’assistenza fornita.
Francesco Dentali, presidente della Federazione, denuncia che l’assegnazione dei medici internisti “va a scapito dell’attività delle Medicine interne, che già in sottorganico, finiscono così per perdere ulteriori quote di personale, che anziché essere presente in reparto è dato ‘in prestito’ ai pronto soccorso”. Questi reparti, già sotto organico, perdono ulteriori risorse umane, aggravando la situazione. La classificazione dei reparti di medicina interna come “a bassa intensità di cura” non rispecchia la complessità medio-alta dei pazienti trattati, rendendo necessario un ripensamento delle politiche di assegnazione del personale per garantire un’adeguata assistenza.
Mancano nuove leve di medici specializzati
Un ulteriore problema che aggrava la carenza di personale è la mancanza di nuove generazioni di medici specializzati. Secondo l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario (Anvur), nell’anno accademico 2022/23, circa la metà delle borse di studio in Medicina Interna sono rimaste scoperte. Questo dato preoccupa fortemente la Fadoi, poiché senza un adeguato ricambio generazionale, la carenza di medici e infermieri è destinata a peggiorare nei prossimi anni.
Per affrontare questa crisi, è fondamentale adottare misure immediate e pianificare strategie a lungo termine. La Fadoi propone un potenziamento dei reparti di medicina interna, un aumento delle borse di studio per attirare nuovi medici, e una revisione delle politiche di gestione del personale per evitare che i medici internisti siano distolti dalle loro funzioni principali. È inoltre necessario un maggiore investimento in tecnologie e risorse che possano alleggerire il carico di lavoro dei medici, migliorando così la qualità dell’assistenza.