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Barometro delle guerre: Gaza, Netanyahu convocherà Gabinetto per discutere proposta di Hamas. Droni russi sulla periferia di Kiev, cosa fa Putin

Mentre Israele valuta la proposta di tregua di Hamas, crescono le preoccupazioni per le tensioni al confine con il Libano. Il premier ungherese in Ucraina chiede un cessate il fuoco, Zelensky lo gela. Parallelamente Putin ha incontrato Xi Jinping e Erdogan. Sul campo Kiev conferma ritiro truppe da Chasiv Yar

Barometro delle guerre: Gaza, Netanyahu convocherà Gabinetto per discutere proposta di Hamas. Droni russi sulla periferia di Kiev, cosa fa Putin

Da giorni, Israele è in fermento per la prospettiva di un’attenuazione del conflitto a Gaza. Mentre Benjamin Netanyahu rilascia dichiarazioni ambigue, i leader militari esprimono chiaramente la stanchezza di un esercito esausto dopo nove mesi di guerra, con scarse risorse di munizioni e equipaggiamento. Le voci dei media e le discussioni nell’opinione pubblica alimentano ulteriormente l’attesa e l’incertezza. L’ultima è quella riportata dal Times of Israel, secondo cui il premier israeliano avrebbe convocato una riunione del Gabinetto di sicurezza per discutere la proposta di tregua avanzata da Hamas. Ma intanto, anche il confine con il Libano è in allarme a causa delle tensioni con Hezbollah, che ha recentemente lanciato razzi verso Israele, provocando nuovi scontri e preoccupazioni per un’escalation nella regione.

I riflettori si sono accesi questa settimana su una serie di incontri di alto profilo. ll primo ministro turco Viktor Orban, che ha assunto la presidenza semestrale dell’Ue, è stato a Kiev per la prima volta dallo scoppio della guerra, incontrando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ed evidenziando un profondo gelo tra i due leader. Orban ha proposto un cessate il fuoco immediato, scontrandosi con la ferma risposta di Zelensky che ha insistito su una “pace giusta” senza compromessi. Mentre i due leader delineavano i contrasti sulla risoluzione del conflitto ucraino, Vladimir Putin ha tenuto incontri chiave con Xi Jinping e Recep Tayyip Erdogan, gettando nuova luce sui complessi giochi di potere globali.

Spiragli di tregua? Hamas fa una nuova proposta, Israele la studia

Il primo ministro israeliano Netanyahu ha convocato una riunione del Gabinetto di sicurezza per discutere la proposta di tregua avanzata da Hamas, la quale include il ritorno degli ostaggi. Prima della riunione, Netanyahu consulterà anche i suoi rappresentanti ai negoziati mediati da Qatar, Egitto e Usa (attesa per oggi una telefonata con Biden) per valutare la proposta. È quanto riportato dal Times of Israel, citando una fonte dello staff del premier israeliano. Allo stesso tempo, alti funzionari israeliani al sito di informazione Axios avrebbero dichiarato che “la risposta di Hamas all’ultima proposta per un accordo sul cessate il fuoco e sugli ostaggi è stata costruttiva e apre la porta a negoziati più dettagliati che potrebbero portare a un accordo”. Per quanto riguarda i contenuti della bozza d’intesa, non sono stati ancora resi pubblici. Tuttavia, considerando la disponibilità al dialogo da parte del governo israeliano, si potrebbe ipotizzare che Hamas abbia attenuato le proprie posizioni riguardo alla cessazione definitiva delle ostilità e al completo ritiro delle forze dell’Idf dalla Striscia di Gaza, ormai allo stremo.

Secondo l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, circa il 90% della popolazione di Gaza è stata sfollata almeno una volta dall’inizio del conflitto, con circa 1,9 milioni di persone sfollate più volte a causa delle operazioni militari israeliane che hanno frammentato il territorio assediato.

Nel frattempo, in risposta ai lanci di razzi e droni da parte di Hezbollah dal sud del Libano verso le basi militari nel nord di Israele, l’esercito israeliano ha colpito le posizioni di tiro nel sud del Libano. Questo confronto è seguito a oltre 200 razzi e 20 droni lanciati da Hezbollah, causando incendi in diverse aree.

Nel contesto delle preoccupazioni dei vertici delle Idf per un’escalation con Hezbollah al confine libanese, Netanyahu continua a resistere alle pressioni per un cessate il fuoco, visto come una minaccia alla sua stabilità politica. La fine dei raid nella Striscia di Gaza senza il disarmo di Hamas potrebbe portare alle dimissioni delle forze di estrema destra dal governo e a elezioni anticipate, un’opzione sostenuta dalle famiglie degli ostaggi che accusano Netanyahu di sacrificare le vite dei loro cari in una guerra senza fine.

Ucraina: Orban chiede tregua, mentre Putin incontra Xi e Erdogan

Il premier ungherese, noto per le sue posizioni filo-Putin, è stato il primo leader europeo a chiedere a Zelensky e a Kiev, un “cessate il fuoco immediato” per favorire i negoziati di pace con la Russia, senza precondizioni. Zelensky ha respinto l’idea, chiarendo che per l’Ucraina può esserci solamente “una pace giusta”, senza alcuna concessione a Mosca, invitando piuttosto il leader magiaro a “unirsi agli sforzi” dell’Ucraina in questo senso. Sebbene l’incontro abbia evidenziato la profonda distanza tra i due leader, il presidente ucraino ha affermato che la visita di Orban potrebbe segnare un nuovo capitolo nelle relazioni tra Ucraina e Ungheria. Non la vede in questo modo Mosca che ha minimizzato la visita del leader magiaro, sottolineando di non avere “aspettative”: “Saranno le responsabilità nel contesto degli interessi di Bruxelles a prevalere”, secondo il portavoce Peskov.

Nel frattempo, il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato i leader di Cina e Turchia in Kazakistan, in occasione dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, un blocco di Paesi istituito nel 2001 e descritto come “l’anti-Nato”. Con il leader cinese Xi Jinping ha discusso della cooperazione economica fino al 2030 e del commercio in crescita, con Putin che ha definito le relazioni russo-cinesi come le migliori della storia, parlando di una “età dell’oro” basata su principi di uguaglianza, vantaggio reciproco e rispetto della sovranità. Xi ha sottolineato l’importanza di conservare il valore unico dei rapporti tra Pechino e Mosca e la necessità di collaborare per salvaguardare i diritti e gli interessi legittimi di entrambi i paesi.

Successivamente, Putin ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Durante il colloquio di circa un’ora, i due leader hanno discusso di cooperazione economica e energetica, inclusa la costruzione della centrale nucleare di Sinop in Turchia. Erdogan ha espresso il suo impegno per la pace nella regione, proponendo un cessate il fuoco in Ucraina come primo passo verso una soluzione negoziata del conflitto. Ma il Cremlino ha chiarito il ruolo di Erdogan come possibile mediatore sull’Ucraina: “No, impossibile”, ha riferito il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov.

I due hanno anche affrontato temi globali come la guerra a Gaza, la situazione in Siria e la lotta al terrorismo. Erdogan ha ribadito la ferma intenzione della Turchia di non permettere la creazione di uno Stato curdo oltre il confine siriano e ha richiesto l’intervento russo per una pace stabile e duratura. Nei suoi incontri, Putin ha avuto un faccia a faccia anche con il presidente iraniano a interim Mokhber, invece il primo ministro indiano, Narendra Modi, si recherà in visita ufficiale in Russia l’8 e il 9 luglio.

Continuano gli scontri sul campo

L’esercito ucraino ha recentemente confermato il ritiro delle truppe da un quartiere di Chasiv Yar, nella provincia di Donetsk, la cui conquista era stata rivendicata da Mosca il giorno precedente. Nazar Voloshin, portavoce del Comando per le operazioni speciali di Khortitsia, ha spiegato che le truppe si sono ritirate verso posizioni più sicure a causa dell’avanzata russa. Il quartiere è strategico perché da una posizione elevata le truppe russe potrebbero prendere di mira Kramatorsk, importante città mineraria controllata dall’Ucraina in quella zona del fronte.

Nel frattempo, nella regione di Zaporizhzhia, due persone sono morte e una è rimasta ferita a seguito di attacchi delle forze russe. Durante la giornata sono stati registrati 391 attacchi contro 10 insediamenti della regione.

Nella notte, la periferia di Kiev è stata scossa da esplosioni causate da un lancio di droni russi. Le difese aeree ucraine hanno respinto l’attacco, distruggendo tutti i droni prima che potessero raggiungere la capitale. Non sono state segnalate vittime o danni, grazie all’intervento delle forze di difesa.

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