Le ricostruzioni post belliche hanno sempre fatto la fortuna di paesi estranei ai conflitti. Le banche e le istituzioni finanziarie, per cosi dire neutrali, vengono chiamate a sostenere progetti a vantaggio dei luoghi distrutti. Quello che si prospetta per l’Ucraina e Gaza riguarda progetti urbanistici integrati che poi qualcuno deve finanziarie. I due territori devastati dai bombardamenti dovranno rinascere avendo dentro i segnali della pace e della sostenibilità ambientale.
Per Gaza le Nazioni Unite hanno affidato il progetto di ricostruzione all’Università Iuav di Venezia. L’ateneo ha siglato un protocollo d’intesa con lo United nations development programme (Undp) Regional Bureau for Arab States . L’Undp è un ente super partes che sta curando il post conflitto che secondo le ultime rilevazioni ha causato 34 milioni metri cubi di macerie, distrutto il 60% degli edifici , causato una perdita di valore di 7 miliardi di dollari. Lo spazio urbano andrà ricostruito con uno sforzo collettivo che richiederà strumenti e tecniche di progettazione originali. L’idea di fondo è che tutto ciò che si ricostruirà dovrà trasmettere valori di convivenza tra popoli e religioni diverse. L’impegno, dunque, dei professionisti italiani sarà di riedificare un’area a prova di altre tragedie umane e fisiche.
Un ente neutrale alla prova
L’Università veneziana ha il vantaggio della neutralità. Tuttavia dopo gli orrori di questi mesi dovrà esprimere grande capacità progettuale entrando nello spirito di un territorio complicato dove la pianificazione urbanistica ha seguito uno sviluppo poco lineare. Ci sono da gestire molti temi: da un disegno urbano condiviso dai palestinesi oggi in fuga, alla conservazione del patrimonio materiale alle soluzioni tecniche contro i cambiamenti climatici. L’errore di calare dall’alto una specie di Lego è quello che potrebbe scatenare altre rivendicazioni, in particolare quando ci saranno euro e dollari da investire.
“Una buona ricostruzione favorisce la pace, una cattiva ricostruzione favorisce la guerra. Storia e
urbanistica sono piene di esempi che lo dimostrano. Siamo orgogliosi che il nostro ateneo sia stato
incaricato di questo progetto – ha detto il Rettore, Benno Albrecht – Siamo felici di dimostrare come il mondo accademico, con le sue attività di ricerca, possa contribuire in modo concreto alla costruzione di un futuro migliore per le comunità colpite dai conflitti”. Può essere un desiderio, ma a Venezia già parlano di trasformare la Arab region in un’economia più produttiva, inclusiva, sostenibile circolare, evidentemente senza conflitti. Vedremo in corso d’opera se e quanto influenzerà il lavoro, la leadership politica di Hamas
Lo United nations development programme si occupa di sviluppo in 19 Paesi arabi per conto delle Nazioni Unite. L’Università Iuav ha all’attivo studi in zone colpite da conflitti come Siria, Iraq, Ucraina. Gaza potrà diventare una città strutturata come una costellazione organica di cellule o quartieri. La distruzione della guerra può essere l’occasione per invertire gli attuali meccanismi insediativi e creare un dialogo attraverso edifici pubblici, case private, scuole, per una popolazione di 15mila abitanti. I soldi arriveranno e l’Onu non potrà consentirsi errori o sviste sul loro impiego. In fondo se il progetto non subirà stravolgimenti potrebbe rappresentare un modello da imitare. In tempi di pace, ovviamente.