Nell’intricata vicenda legale in cui si è ritrovata Unicredit alle prese con le sanzioni verso la Russia, è arrivato un punto a suo favore dalla Corte d’appello d’Inghilterra, una delle autorità giudiziarie più autorevoli del Regno Unito. La vicenda riguarda un caso abbastanza simile a quello su cui qualche settimana fa si è espresso il tribunale arbitrale di San Pietroburgo. Stavolta oggetto della contesa sono lettere di credito dal controvalore di circa 68 milioni di dollari e relative ai contratti stipulati tra due società di leasing irlandesi e alcune compagnie aeree russe. Il titolo Unicredit in borsa è in netto calo a 33,22 euro (-3,57%), come tutti gli altri bancari, sui timori legati all’eventuale vittoria di Le Pen alle elezioni francesi.
Il ribaltamento della prima sentenza
Tra il 2017 e il 2021 quelle lettere, emesse inizialmente da Sberbank, erano state confermate dalla filiale inglese di Unicredit in base a una prassi comune nella finanza internazionale, come riporta MF. Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia però il contesto è cambiato. Con le sanzioni introdotte allo scoppio della guerra, i paesi europei hanno vietato di fornire a Mosca beni e servizi relativi al comparto aereo. Le due società di leasing si sono trovate dunque nell’impossibilità di operare e, sulla base di lettere di credito, hanno voluto rivalersi su Unicredit, come previsto dal contratto iniziale. La banca italiana però si è rifiutata di pagare appellandosi ai divieti imposti dalle sanzioni e le società di leasing, per recuperare le somme previste dai contratti iniziali, si sono allora rivolte alla giustizia inglese. In un primo grado di giudizio, lo scorso anno un tribunale di Londra aveva stabilito che Unicredit avrebbe dovuto effettuare i pagamenti. Le sanzioni, sosteneva la sentenza, non si applicano retroattivamente rispetto agli impegni previsti da accordi come quello siglato dalla banca di Orcel. Invece la Corte d’appello d’Inghilterra ha annullato la sentenza dello scorso anno, dichiarandosi a favore di Unicredit.
Il dossier Gazprom del mese scorso
Unicredit, negli ultimi due anni, ha dovuto affrontare diverse vertenze simili relative alle sanzioni contro la Russia. A metà maggio il tribunale arbitrale di San Pietroburgo ha stabilito il sequestro di 462,7 milioni di euro del patrimonio di Unicredit. Il giudice ha poi corretto il tiro, precisando che la banca potrà offrire partecipazioni in obbligazioni sovrane russe invece di attività. Al centro dello scontro c’è un progetto nel porto baltico di Ust-Luga. Qui Ruskhimalyans, un’impresa per la produzione di gas liquido partecipata da Gazprom, aveva appaltato i lavori alla tedesca Linde per la quale, a sua volta, Unicredit svolgeva il ruolo di banca garante. Dopo lo stop imposto dalle sanzioni internazionali, però piazza Gae Aulenti si è rifiutata di pagare le garanzie legate al progetto, arrivando così allo scontro aperto con la controllata di Gazprom. Provvedimenti simili sono stati presi contro altri istituti coinvolti nell’iniziativa, cioè le tedesche Deutsche Bank, Commerzbank, Bayerische Landesbank e Landesbank Baden-Wurttemberg.
Il faro delle Autorità sulle esposizioni in Russia
La vicenda si intreccia con le recenti richieste arrivate dalla Bce che continua ad andare in pressing sugli istituti attivi nel paese. La vigilanza “sollecita le banche ad accelerare l’uscita dalla Russia, visto l’aumento del rischio reputazionale, legale e finanziario”, aveva spiegato l’ex responsabile Andrea Enria in una delle sue ultime uscite lo scorso anno. Secondo indiscrezioni pubblicate da Il Messaggero Francoforte ha anche spedito una lettera indirizzata a Piazza Gae Aulenti in cui avrebbe sollecitato alla banca italiana un piano dettagliato di smobilizzo accelerato delle sue attività in Russia. Il management di Unicredit non ha voluto commentare una notizia che comunque non giunge nuova. Da tempo le Autorità stanno facendo pressioni alle banche italiane per lasciare la Russia. In questo senso erano state chiare le parole di Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia, il quale qualche giorno fa aveva avvisato: “c’è una decisione del governo, bisogna uscire dalla Russia”.
L’esposizione di Unicredit verso la Russia
Lo scorso 7 maggio, nel corso della presentazione dei conti del primo trimestre, Andrea Orcel, ad dell’istituto di Piazza Gae Aulenti, ha sottolineato che “a quanto ne so ogni singola banca in Europa che ha un’esposizione alla Russia di qualunque dimensione ha ricevuto la lettera” con cui la Bce chiede di ridurre l’esposizione verso Mosca. Nel contempo il banchiere ha precisato che l’esposizione cross border di UniCredit sulla Russia è scesa del 91% in due anni e la presenza locale del 67%. “La nostra strategia è di continuare a farlo in modo ordinato e accelerato”, ha spiegato. In questo modo “l’esposizione cross border sarà azzerata nei prossimi 12-15 mesi e la banca locale sarà significativamente più piccola”.