Molti nostri concittadini decidono all’ultimo momento per chi votare, spesso addirittura mentre si recano al seggio. La campagna elettorale, come al solito, non aiuta a distinguere le chiacchiere e le false promesse dalla sostanza delle politiche che davvero potrebbero assicurare un futuro migliore alle nostre famiglie ed all’Europa intera. Offriamo quindi un breve vademecum di orientamento.
La Ue si trova di fronte ad un passaggio cruciale della sua storia: o si va avanti nell’integrazione con la graduale cessione, da parte dei vari Stati di porzioni di sovranità, oppure si rischia di fare grossi passi indietro e, come ha ammonito il Governatore della Banca d’Italia, Panetta, di scivolare verso l’irrilevanza. E non essere padroni del proprio destino non è una soluzione comoda e tranquilla, ma è la strada che ci porta verso conflitti sempre più aspri.
Ricordarsi della lezione dello sbarco in Normandia
Le celebrazioni dell’80esimo anniversario dello sbarco in Normandia dovrebbero dire qualcosa anche a chi è nato molto dopo. La lezione più forte rimanda ancora alla celebre frase di Winston Churchill dopo la resa di Francia e Gran Bretagna alle pretese di Hitler nel vertice di Monaco: “Potevate scegliere tra il disonore e la guerra. Avete scelto il disonore, avrete la guerra. “E cioè, di fronte alla proditoria aggressione della Russia all’Ucraina, il mondo Occidentale non può baloccarsi con l’inviare aiuti a Kiev con il contagocce. Il ragionamento vero da fare non è quello banale dei pacifisti che si limitano a dire che preferiscono la pace alla guerra (ma chi non è d’accordo), ma quello del calcolo di quanti morti in più è costato a Usa, Gb e Francia, l’aver scelto a Monaco di non fermare subito Hitler, alimentando così la sua fame di conquista e di potere. E questo vale anche per Stalin che con i nazisti ha stipulato addirittura un patto per spartirsi la Polonia.
Al di là quindi delle chiacchiere e delle baruffe da comizio, la vera posta in gioco di queste elezioni è il futuro dell’Europa. Una Ue migliore, con maggiori poteri è nel vero interesse della pace e della continuazione del benessere (con tutte le sue imperfezioni) di cui abbiamo goduto negli ultimi decenni.
In primo luogo, bisogna considerare che le due coalizioni di destra e di sinistra non sono affatto omogenee. A destra Salvini si sposta sempre più su posizioni estreme, costringendo la Meloni ad attenuare la sua svolta moderata, atlantista ed europeista, per non perdere una porzione del suo elettorato che potrebbe essere accecato dalla caricatura dell’uomo forte rappresentata dal gen. Vannacci. Il quale fa con disinvoltura delle affermazioni stravaganti come quella che Putin non è peggio di Stalin e che quindi come abbiamo trattato con il capo dell’Urss, possiamo trattare con l’attuale dittatore di Mosca senza badare troppo al fatto che si tratta di un satrapo sanguinario che ammazza di oppositori (vedi Navalny) o i giornalisti e impedisce qualsiasi espressione di dissenso. Evidentemente molti considerano irrilevante la libertà che ci è stata regalata dai ragazzi americani sbarcati in Normandia.
Non credere alla demagogia truffaldina di Salvini e Vannacci
Quindi bisogna assolutamente non votare Salvini per cercare di liberare Meloni da un energumeno che spinge verso una destra sovranista. Del resto, lo slogan della Lega è: “Più Italia, meno Europa”. Secondo Salvini, e quel finto economista di Borghi, così potremo fare come ci pare e continuare a distribuire bonus e pensioni. È una illusione tanto che lo stesso Salvini, una volta salito al governo, non ha potuto tener fede alle proprie promesse. Ancora più forte l’inganno è sulla pace che purtroppo non si ottiene con la resa dell’Ucraina come insegna la storia dello scorso secolo. Ma forse Salvini e Vannacci non hanno avuto tempo per studiarla.
Ma anche la Meloni sbanda un bel po’. Il manifesto del gruppo dei conservatori europei è contro il voto a maggioranza in sede comunitaria, contro l’esercito comune, contro una graduale unificazione delle finanze. Ci si lamenta delle carenze europee ma paradossalmente queste sono massime in tutte le materie in cui gli Stati non hanno ceduto la loro sovranità a Bruxelles come per l’immigrazione o la sanità o la politica industriale. Il mercato unico va completato e non boicottato, con regolamenti comuni a tutti i paesi, magari burocratici, ma indispensabili, e con l’unificazione del mercato bancario e dei capitali. Ma Meloni sembra preda del richiamo della foresta, della battaglia anti Mes o magari si quando andava dicendo che voleva uscire dall’Euro.
Spaccatura a sinistra tra 5 Stelle e Pd
Ma anche a sinistra la confusione non è da meno: tra 5 Stelle e Pd non c’è alcun campo largo, ma solo concorrenza. Conte ha messo nel simbolo la parola “Pace” come se questa si ottenesse non mandando più armi all’Ucraina. In quel caso, come dice Putin, in due o tre mesi la questione sarebbe risolta! Conte è quel signore che con il Superbonus stava facendo fallire l’intero paese per agevolare pochi privilegiati dei ceti medio alti.
La Schlein dal canto suo ha fatto un bel po’ di confusione nel compilare le liste tanto che non si capisce bene quale posizione vorrà tenere in Europa e verso la guerra Russo-Ucraina. Il suo candidato, Tarquinio (ex direttore dell’Avvenire) ha detto che bisognerebbe sciogliere la Nato per rifare un nuovo patto con gli Usa sul piede di parità. Ma questo significa che l’Europa che finora si è accucciata dietro la potenza militare Usa, dovrà dotarsi di un esercito ben più forte e moderno e quindi i cittadini europei dovranno spendere per la difesa molto di più di quanto non abbiamo speso negli ultimi decenni. Ma gli elettori lo hanno capito? Insomma, il Pd rischia di uscire da queste elezioni avendo fatto a pezzi la sua componente riformista, che magari potrebbe approdare da qualche altra parte.
L’esigenza di un vero centro riformista deve venire dagli elettori
E questa parte sarebbe un centro riformista e progressista, sicuramente europeista tanto da sponsorizzare Mario Draghi come presidente della Commissione. Peccato che le varie anime di questo centro non riescono a trovare la strada per una proposta politica comune che potrebbe interessare i tanti elettori che, stufi della inconcludente demagogia dei partiti maggiori, si rifugiano nel non voto. Volendo essere ottimisti la divisione del centro in almeno tre partiti potrebbe offrire agli elettori la possibilità di cogliere le diverse sfumature e quindi votare per il centro che più gli sembra rispondere alle proprie convinzioni. Ma in queste elezioni non è tanto in gioco la politica interna o il nostro governo, anche se Meloni, sbagliando, ha cercato un rafforzamento della propria leadership cercando di allargare il suo elettorato. Non serve perché per rafforzare il governo basterebbe penalizzare Salvini.
Quello che veramente serve è che gli italiani diano un segnale chiaro sul ruolo che vogliono giocare in Europa e nel mondo. E questo si può ottenere solo penalizzando Lega e 5 Stelle e con un rafforzamento delle formazioni così dette di centro, e cioè votando Tajani, Calenda, oppure Bonino-Renzi. Andiamo a votare e non facciamo sterili proteste, ma puntiamo ad una maggiore coesione europea!