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Elezioni europee, si chiude la campagna meno green della storia: cosa può succedere in Ue

Il voto per le Europee può segnare una svolta per la transizione verde. Le destre guardano al passato, la sinistra è più avanti. Perché è mancata la giusta informazione?

Elezioni europee, si chiude la campagna meno green della storia: cosa può succedere in Ue

Matteo Renzi è stato il più chiaro ed esplicito di tutti: il Green deal è stato pensato in maniera troppo ideologica. Contiene buoni principi ma ha finito per danneggiare famiglie e imprese, conclusione: bisogna rivederlo. La campagna elettorale, per la prima volta da venti anni, ha oscurato uno dei temi cruciali della futura Europa. I partiti hanno affrontato poco i temi del cambiamento climatico, della transizione energetica, delle infrastrutture, dell’agricoltura. Calcolo o insipienza ? Il punto è che se domenica sera dalle urne dovesse uscire una maggioranza progressista la strategia verde della precedente Commissione sarà rivista, aggiornata, corretta. Se al contrario dovesse prevalere una maggioranza di conservatori e utranazionalisti quella strategia sarà smontata pezzo dopo pezzo.

I modelli negativi

Non sappiamo la forza e la competenza che ciascuno schieramento esprimerà tra Strasburgo e Bruxelles. Sappiamo che la partita sarà giocata nuovamente, perchè non si è interrotta. Il passaggio o lo stop a un’economia diversa impatta sui flussi di cassa dell’Ue, sulla montagna di miliardi stanziati per fermare la deriva climatica e ridurre le emissioni di anidride carbonica. Le destre non hanno mai sostenuto i principi dell’accordo di Parigi del 2015 da cui tutto è scaturito, non senza fatica, all’interno dell’Ue. È risaputo che nel Dna dei nazionalismi il progresso è l’ostacolo più grande all’ordine sociale e che negare o rifiutare ciò che la scienza climatica afferma è più conveniente, come ci dice l’esperienza del governo di Giorgia Meloni.

Il loro modello di riferimento per la destra in Europa è stata la presidenza Usa di Donald Trump, il quale che non solo ha strappato tutti gli accordi sul clima, ma ha sfruttato la sua presidenza per raccogliere consensi al di fuori dell’America. Matteo Salvini che in queste ore sbandiera il messaggio dell’ex Presidente, ora condannato, ci è utile per non dargli fiducia, prima ancora per le sue antiquate posizioni sull’ambiente.

La sinistra, mai unita del tutto su ciò che fosse davvero indispensabile per arrestare i cambiamenti climatici e strutturare un’economia sostenibile, ha oscillato tra riforme e radicalismo. Alla resa dei conti di queste elezioni europee, avrebbe dovuto mettere ai primissimi posti del messaggio agli elettori l’urgenza di aggiornare tutti i programmi ispirati al Green deal. Doveva spiegare i punti di forza e i punti di debolezza di un’ispirazione che sin dal primo momento non ha goduto del pieno consenso dei 27 Paesi. Sarebbe stato vantaggioso distinguersi. Si è bloccata anch’essa tra calcolo e leggerezza ? Dovrebbero saperlo, tutti insieme, i leader da Elly Shlein ad Angelo Bonelli, che le grandi questioni della transizione energetica non vanno in archivio. Hanno il dovere di recuperare il tempo perso a dividersi, di raccogliere consensi in particolare tra i giovani che il futuro sostenibile lo reclamano nelle piazze. Elly Shelin non occuperà il seggio a Strasburgo ma dimostri lo stesso che la fiducia che riceverà sarà ben spesa sull’ambiente, sull’agricoltura innovativa, sulle città senza smog, sull’industria decarbonizzata. Rischia più su questo che su tutte le altre questioni aperte.

Quello che interessa gli italiani

L’Italian Climate Network ha valutato le posizioni dei partiti riscontrando mediamente una contrapposizione tra due grandi poli. Dietro di loro, tuttavia, è mancata la chiarezza comunicativa e le vere analisi per convincere gli elettori a sostenere le politiche di sostenibilità. Le tre questioni principali che toccano direttamente la vita di cittadini e imprese – la direttiva sulle case green, il mercato elettrico con effetti su prezzi e bollette, le auto elettriche dal 2035 – sono state nascoste da ore di comizi e dibattiti tv sulla candidatura del generale Vannacci, sull’inganno di chi non occuperà il seggio europeo, sull’identità nazionale, sul cialtronismo espressivo di occupanti le istituzioni.

I milioni di cittadini che vanno al voto hanno trovato nel Presidente Sergio Mattarella il richiamo al senso di appartenenza dell’Italia all’Europa e alla costruzione di un percorso che senza lotta ai cambiamenti climatici rischia di dissolversi. Abbiamo tempo per verificare cosa accadrà nel prossimo Parlamento, perché di una cosa si può essere certi: la Commissione che verrà dovrà gestire molti miliardi di euro ai quali nessuna rappresentanza politica vorrà rinunciare, green o non green.

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