Condividi

Aeroporti, il maxi riassetto di Save slitta ancora. Privatizzazioni: ecco le grandi manovre negli scali italiani

La rinascita del turismo post-pandemia ha alimentato privatizzazioni e riassetto negli aeroporti europei e italiani, come Catania e Palermo mentre F2i tenta di unificare gli scali in Sardegna. Grande attesa per l’uscita di Deutsche Asset Management e Infravia da Save, che potrebbe subire ritardi fino al 2025 secondo MF

Aeroporti, il maxi riassetto di Save slitta ancora. Privatizzazioni: ecco le grandi manovre negli scali italiani

La rinascita del turismo in Europa dopo la pandemia non solo ha fatto decollare le compagnie aeree, ma ha anche dato nuova vita agli aeroporti, con un boom di voli e passeggeri. Nel 2023, per la prima volta sottolinea MF-Milano Finanza, gli aeroporti italiani hanno quasi raggiunto i 200 milioni di viaggiatori, generando profitti considerevoli per le società aeroportuali e stimolando investimenti e riorganizzazioni nei loro asset.

Questo rinnovato fervore ha scatenato un vero e proprio vortice di movimenti anche nel resto d’Europa. Come l’acquisizione del 25% di Heathrow da parte del fondo sovrano saudita Pif e Ardian per 2,7 miliardi di euro, mentre i francesi di Vinci hanno acquistato il 50,01% dell’aeroporto di Edimburgo per quasi 1,5 miliardi. Anche in Italia, ci sono segnali di attività intensa, con privatizzazioni e riassetti in corso in diversi scali, come Catania, Palermo, e quelli della Puglia.

Aeroporti italiani in vendita: ecco dove

Il riassetto degli aeroporti siciliani potrebbe vedere Enav impegnata nella privatizzazione dello scalo di Palermo. La società, di cui il Tesoro detiene il 53,3%, potrebbe rilevare le quote di Gesap messe in vendita dal Comune di Palermo e dalla Camera di Commercio. Questa operazione, secondo fonti istituzionali, non creerebbe problemi di concorrenza. A Catania, si guarda con interesse al possibile coinvolgimento di Mundys, che già controlla Aeroporti di Roma. La società di gestione, Sac, sta preparando la privatizzazione con l’assistenza di Mediobanca e lo studio legale Gianni & Origoni, aspettandosi offerte tra 800 milioni e un miliardo di euro.

Allo stesso tempo, ci sono movimenti per creare conglomerati più grandi, come nel caso di F2i in Sardegna, che sta tentando di unificare gli scali di Cagliari, Olbia e Alghero, anche se l’operazione è ostacolata da dispute locali. Nel frattempo, Silvio Pippobello è stato nominato ceo unico per gli aeroporti del nord dell’isola. E a proposito di offerte allettanti: a inizio luglio sono attese offerte vincolanti per il 49% di 2i Aeroporti – uno dei più importanti poli aeroportuali d’Europa -, messo in vendita dal fondo francese Ardian e da Credit Agricole Assurances. Tra i potenziali acquirenti figurano fondi di investimento, sovrani e pensione, compagnie assicurative e gestori di infrastrutture, come Brookfield, JP Morgan Asset Management, Axa, Swiss Life, British Columbia Investment, oltre a fondi emiratini e qatarioti. Anche Interogo, della famiglia Kamprad proprietaria di Ikea, ha manifestato interesse. E i Benetton, con Mundys, non stanno certo a guardare, esplorando scali esteri con almeno 20 milioni di passeggeri.

Aeroporti: l’ascesa di Finint nel Nord Est rallenta

Tuttavia, c’è un’operazione che tiene tutti con il fiato sospeso, promettendo di rivoluzionare il settore ma che, a quanto pare, potrebbe subire un ritardo fino al 2025, secondo quanto riportato da MF. Si tratta dell’uscita di Deutsche Asset Management e Infravia da Save, la società che gestisce gli aeroporti di Venezia, Treviso, Verona, Brescia e del 48,3% del Brussels Charleroi Airport in Belgio. Un’operazione mastodontica, con Dws e Infravia che detengono ciascuna il 44% mentre il restante 12% è nelle mani del gruppo Finint, guidato dal banchiere di Conegliano, Enrico Marchi. Questa mossa, concepita nel 2022, prevede la vendita del 100% del capitale di Save al nuovo Infrastructure Sustainable Fund di Finint Infrastrutture sgr e a uno o più co-investitori istituzionali (altri fondi), con un’allocazione prevista fino al 49%.

Quando Save è stata delistata con un’Opa da 1,16 miliardi, Finanziaria Internazionale – all’epoca rappresentata solo da Enrico Marchi – insieme ai fondi Infravia e Dws ha concordato un accordo, sancito da un patto parasociale. Questo accordo prevedeva che la governance rimanesse sotto l’egida della società del banchiere di Conegliano, mentre i partner finanziari, pur detenendo la maggioranza, avrebbero esercitato i loro diritti da investitori. I tre soci hanno investito circa 700 milioni di euro nella società veicolo, di cui Finanziaria Internazionale detiene il 12%, e che a sua volta controlla il 100% di Save. Ma cosa sta rallentando l’intero processo? Ritardi burocratici e gli scogli della politica monetaria della Bce.

Cosa potrebbe sbloccare il riassetto di Save?

Al momento, le trattative sono bloccate principalmente a causa di divergenze sulla valutazione dell’asset tra i venditori e altri potenziali partner. Ma c’è speranza: una prevista riduzione dei tassi d’interesse potrebbe sbloccare la situazione, riallineando le aspettative e riaccendendo la fiamma del riassetto. 

Non c’è una scadenza ufficiale per questa operazione, ma si prevede che si concretizzi una volta risolte le divergenze sui prezzi e con un contesto economico più favorevole. A quel punto, Finint si adeguerà nella vendita del proprio 12% per eliminare il potenziale conflitto di interesse (visto che Marchi è sia venditore che acquirente) nel deal.

Commenta