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I Vini delle Sabbie, dalla corte dei re di Francia al Delta del Po

Un dono regale di 500 anni: i Vini del Bosco Eliceo, nati da sabbie rare e vitigni antichi, raccontano una storia di sapori unici e biodiversità da preservare. Ecco i loro segreti e il loro connubio millenario con le anguille del Delta del Po

I Vini delle Sabbie, dalla corte dei re di Francia al Delta del Po

È un dono prezioso e molto raro di sabbie altrettanto rare, quelle deltizie, molto delicate, e sempre mutevoli. Un dono prezioso ma poco conosciuto. È il vitigno dell’Uva d’Oro, chiamato anche il Vino delle Sabbie e unico DOC del ferrarese, coltivato nel Delta del Po. Ed è proprio per il suo pregio che, il 28 giugno 1528 Renée di Valois-Orléans, figlia del re di Francia Luigi XII, lo portò in dote, insieme al ducato di Chartres, alla contea di Gisors e ai terreni del Castello di Montargis, al suo sposo, Ercole II d’Este, duca di Ferrara.

500 anni e con antenati etruschi

Il vitigno di Renée era il nobile Côte d’Or – da cui il nome- della Borgogna che, innestato su quelli probabilmente molto rustici e plurisecolari delle dune del Delta, diede origine ai Vini del Bosco Eliceo, i DOC Fortana, Merlot, Bianco del Bosco e Sauvignon. Qui hanno trovato e trovano un habitat difficile ma ottimale ed è quello che va dai dossi e dalle barene delle bocche del Po alla foce del Reno (e che comprende il “Parco Regionale del Delta del Po” ). Questa fascia costiera adriatica è caratterizzata da dune parallele alla costa, boschi, valli salmastre e saline, tra lecci e cespugli profumati, con un clima umido, nebbioso, con sabbia, acqua e aria fortemente salmastre per la vicinanza del mare.

Immuni alla filossera

Il clima particolare ha dotato questi vitigni di un ancor più raro requisito: una vitale resistenza alla devastante invasione della Filossera americana che, nell’Ottocento distrusse i vigneti europei. E che nell’umido e nel salmastro non sopravvive. Come pochissimi altri vitigni, e cioè quelli dell’Etna e il Lambrusco, possiede il cosiddetto piede “franco” ovvero il piede originario della vitis vinifera europea. Tutti gli altri per essere salvati vennero infatti innestati con i vitigni resistenti americani.

I tesori del luogo

A giugno, il mese delle doppie fastose nozze italo-francesi, a Parigi e poi a Ferrara, il vitigno reale di Renée compie 500 anni, anche se studi recenti farebbero risalire i vitigni autoctoni ad un antichissimo “antenato”, fino agli Etruschi della fiorente città di Spina, il più importante porto etrusco dell’Alto Adriatico nel VI e il IV secolo a.C. Gli scavi archeologici degli ultimi decenni hanno rivelato essere a circa 6 km ad Ovest di Comacchio nelle valli Trebba e Pega ora prosciugate. Ed è proprio in queste residue valli salmastre, particolarmente pescose, che, al rientro dal Mar dei Sargassi, vanno a vivere per circa 15 anni, le pregiate anguille fino al momento della maturazione sessuale.

A tavola con gli etruschi e gli estensi

I due sempre più rari tesori di questa grande area fra terra e mare si uniscono da molti secoli sulle mense degli etruschi, dei romani, degli estensi e ora dei turisti: i vini rossi del Bosco Eliceo e le anguille, cucinate secondo ricette arcaiche. Proprio questi vini rossi, in particolare il Fortana, sono consigliati dagli esperti come accompagnamento ideale per le anguille, le orate, i branzini, i cefali dorati e le passere delle valli. Per difendere una biodiversità così ricca, plurisecolare come pochissime, nel 2020 era stato lanciato da Comacchio LIFEEL, il primo progetto europeo a sostegno del patrimonio delle biodiversità del bacino del Fiume Po e in particolare della conservazione dell’anguilla europea (Anguilla Anguilla), specie ormai in estinzione. Il lungo studio si concluderà a dicembre di questo anno, celebrando così insieme ai 500 anni dei Vini delle Sabbie, anche quello di un patrimonio gastronomico di straordinario valore.

I vini del Bosco Eliceo

Fortana, Merlot, Bianco del Bosco, Sauvignon hanno un gusto leggero e aromatico, leggermente sapido, bianco o rosso che sia, riesce a sposarsi alla perfezione con i piatti di carne e di pesce.

Il Fortana è il vitigno principe, coltivato dal XI sec. grazie alle bonifiche dei monaci di Pomposa, e si distingue per il colore rosso rubino, il profumo vinoso caratteristico del vitigno e il sapore asciutto. La gradazione minima è di 10,5°.

Il Merlot ha un colore rosso rubino intenso da giovane, più chiaro in maturità: il profumo caratteristico, leggermente erbaceo; il sapore secco. La gradazione minima è di 10,5°.

Il Sauvignon ha un colore giallo paglierino, il profumo delicato e leggermente aromatico, il sapore asciutto. La gradazione minima è di 11°.

Il Bianco si distingue per il colore giallo paglierino scarico; il profumo delicato, il sapore fresco. La gradazione minima è di 10,5°.

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