“I crimini perpetrati in tutto il mondo si basano nel 90% dei casi su armi di provenienza Usa che il governo federale ha anche di recente promosso con enormi promozioni e costosissimi finanziamenti”.
Questa dichiarazione, sostenuta da un corredo di formidabili prove testimoniali e documentali, non è scritta su un blog clandestino ma su un’inchiesta di Bloomberg News, agenzia di stampa internazionale, tra le più note al mondo, che gode di una eccellente reputazione. L’articolo, di Michael Riley, David Kocieniewski e Eric Fan, è del 25 luglio 2023 ed è consultabile a questo link. Per chiarire l’intricato e poco conosciuto mondo delle guerre e delle armi sporche due premesse sono fondamentali.
Falcone e Borsellino l’avevano scritto
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano per primi indagato lo strettissimo rapporto fra finanziamenti illeciti, traffici di droghe e di armi, spesso in collaborazione con investigatori e magistrati degli Stati Uniti e dell’America Latina. Il 22 e il 23 maggio scorsi, a Palermo, proprio in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Falcone si sono svolti incontri molto importanti sul narcotraffico internazionale con interventi di rappresentanti di governi, magistrature, super esperti, forze di polizia e intelligence italiani, europei e latino americani.
Il disastro delle droghe chimiche
I convegni di Palermo costituiscono il più importante evento a livello internazionale per questi scottanti temi proprio nel momento in cui il traffico delle nuove droghe chimiche – a base del famigerato fentanyl – sta sconvolgendo il Nord America, con una strage spaventosa e molto rapida di milioni di persone, con profitti giganteschi ben più lucrosi di quelli provenienti dalle droghe tradizionali. E con rifornimenti continui provenienti da laboratori cinesi spesso clandestini con enormi capacità di fornitura che gli eserciti dei narcos si contendono e distribuiscono anche in Europa.
La seconda premessa riguarda l’attuale scia di sangue che ci porta in Palestina perché il mercato delle armi, come avevano sottolineato gli autori delle inchiesta di Bloomberg, è sempre più globalizzato. E un riservato rapporto di esperti americani e europei rivela quello che, a causa dell’incontrollato traffico di armi illegali e proibite, sta accadendo in Palestina.
Le bombe speciali che uccidono i bambini
Le bombe che hanno fatto stragi a Gaza e poi di recente nelle tende dei profughi – bambini, donne, malati – di Gaza sono americane. Ma alcune sono bombe speciali, terribili. Dagli Stati Uniti arrivano, promosse e finanziate da enti governativi, a Israele le speciali bombe che stanno massacrando inermi civili, donne, malati, Lo scrivono diversi giornali americani, inglesi, francesi. Il blog www.lacasadipaola.it l’aveva rivelato di recente. Le bombe Dime (Dense Inerte metal explosive) sono progettate per gambizzare il maggior numero di persone, colpendo a media altezza. Ecco perché tanti azzoppati a Gaza e tanti bambini uccisi, arrivando le Dime alla loro altezza.
“I danni sono enormi – aveva dichiarato a FIRSTonline nel novembre scorso il medico chirurgo Paul Ley dall’inferno dell’European Hospital di Khan Yunis a Gaza – Questo poverissimo popolo avrà un’intera generazione di invalidi”. Invalidi che si aggiungono ai milioni e milioni di vittime delle droghe e dei quotidiani conflitti a fuoco tra i narcos dei paesi dell’America Latina, armati dai produttori Usa, e le forze dell’ordine.
Quali le dimensioni economiche, i protagonisti, i percorsi, i destinatari degli armamenti in circolazione?Ecco per punti l’intero scenario.
Le fonti
Le informazioni sui signori della guerra provengono da fonti istituzionali e governative americane e messicane, dalle intelligence militari di diversi paesi, da sentenze e da numerose inchieste giornalistiche. Le fonti istituzionali sono i tribunali, il Federal Bureau Investigation, Fbi, l’Homeland Security Investigations Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives (Atf) degli Stati Uniti, l’Us Census Bureau, Statistics Canada e il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (il principale promotore delle vendite delle armi made in Usa). Le fonti giornalistiche: Bloomberg, Ap, Bbc, The Guardian, Newsweek, Cbs, New York Times, Cnn, Reuters e numerosi giornali regionali nordamericani.
Armi americane cioè droga
I due mercati, guerre e droghe, si alimentano a vicenda. Il governo messicano, anche in base a report forniti dalle intelligence americane, ha ripetutamente denunciato che il 70% delle forniture militari dei armi pesanti degli eserciti dei narcos dell’intera America latina sono vendute da imprese e distributori americani. “Il potere finanziario, economico e militare dei cartelli messicani viene dagli Stati Uniti” ha affermato Alfredo Femat, capo della commissione per le relazioni estere della Camera bassa del Congresso messicano.
Chi sono e come promuovono le guerre
Le prime cinque aziende mondiali che dominano largamente i mercati delle guerre sono americane: Lockheed Martin, Raytheon Technologies, Northrop Grumman, Boeing e General Dynamics. Già erano favorite dalla più permissiva legislazione al mondo, ma Trump, come accusano i governi dell’America Latina, ha eliminato ogni controllo all’export. Sono diventate più potenti dei governi tanto che, negli ultimi due anni, come è stato documentato da Reuters e Bbc, hanno spodestato i rivali, i cinesi e i russi, duramente impegnati in diversi conflitti. Anche perché al plotone di morte dei primi cinque produttori va aggiunta una miriade di medie aziende Usa e non poche aziende europee.
Quanto guadagnano
“Le industrie Usa – scrive il Chicago Policy Review – promuovono le guerre traendo vantaggio dal conflitto. Gli Stati Uniti rappresentano oltre il 40% delle esportazioni di armi offensive, letali e spesso proibite, del pianeta e i guadagni sono altissimi. In cinque anni il gruppo di aziende ha moltiplicato vendite, quote di mercato, profitti. E morti. Ogni anno vengono intascati dai 100 ai 200 miliardi di dollari nella vendita di armi, e tale cifra aumenta gradualmente di anno in anno. Buona parte delle transazioni opera sui canali delle criptovalute.
Quali armi
Si tratta di razzi, mitragliatrici, lanciarazzi e granate che non vengono venduti per uso civile negli Stati Uniti. Altri, come i calibri Barrett 50 si possono acquistare negli Stati Uniti attraverso rivenditori autorizzati e sono utilizzati dagli eserciti di tutto il mondo per la loro capacità di squarciare veicoli corazzati da oltre un miglio di distanza. Sono tra le armi più potenti facilmente esportabili grazie agli enormi finanziamenti governativi americani all’export che non pongono nessun controllo e nessuna condizione etica.
Chi sono i venditori
Il Messico, un paese di 127 milioni di abitanti, ha leggi severe sulle armi e ha un solo negozio di armi, situato in una base militare. Al contrario, gli Stati Uniti hanno quasi 78.000 rivenditori di armi – più del numero combinato di McDonald’s, Burger King, Subway e Wendy’s, come hanno calcolato i sostenitori del controllo delle armi Everytown for GunSafety. La Libera Università di Città del Messico, ha rivelato che lo scorso anno le armi da fuoco sono state responsabili di quasi tre quarti degli omicidi.
Sanno tutto molto prima
I padroni del settore si preparano alle guerre molto prima che deflagrino; e del resto, la produzione di armamenti spesso molto complessi e sofisticati richiede parecchio tempo. Possono farlo perché molto prima hanno informazioni dirette, ufficiali e non ufficiali. E in alcune aree (Africa, America Latina, Ucraina, Polonia, Medioriente) “lavorano” anche in affiancamento a corpi speciali per preparare per tempo il mercato, cioè i conflitti. Operano con notevoli finanziamenti: negli ultimi due decenni sono stati erogati ufficialmente 2,5 miliardi di dollari per la “comunicazione”. Enormemente più elevato l’ammontare di quelli illegali. I congressisti repubblicani che votano contro (non tutti) i tentativi di Biden di porre qualche limite ai finanziamenti, è a libro paga delle multinazionali delle armi del Paese, apertamente, senza alcuna remora.
Iran e Afghanistan, le armi per Hamas
Gli stessi funzionari del regime di Teheran hanno più volte confermato di fornire supporto economico e logistico ai diversi gruppi integralisti palestinesi, come le brigate Al Qassam, il braccio armato di Hamas, e le brigate Al Quds. La gran parte degli armamenti pesanti impiegati in Medioriente e in Africa dagli estremisti del terrore islamico è comunque di origine iraniana. Una parte proviene anche da famigliari integralisti delle famiglie regnanti degli Emirati. Ma per un deprecabile e beffardo effetto collaterale dei traffici Usa, moltissimi armamenti nelle mani dei gruppi terroristici eredi dell’Isis provengono dal gigantesco arsenale che l’esercito americano, gli alleati e le famigerate milizie private Usa e inglesi hanno lasciato all’indomani del precipitoso abbandono dell’Afghanistan nelle mani dei talebani. Che li hanno rivenduti alle bande dei terroristi musulmani di tutte le risme.
Anche dall’Ucraina
Secondo fonti israeliane, altre armi di produzione statunitense ed europea sarebbero giunte ad Hamas direttamente o tramite mediatori iraniani, di provenienza ucraina. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha infatti ripetutamente rimosso militari e funzionari del suo governo per corruzione e traffici. Una parte di queste armi sarebbe stata venduta direttamente da militari ucraini corrotti, un’altra parte addirittura dall’esercito russo che le aveva catturate agli ucraini, girandole poi all’Iran. Perché, come alcune fonti citate hanno scritto, i numerosi conflitti nei quali la Russia è impegnata, rendono ormai difficile garantire ai suoi alleati in Medioriente e in Africa le grandi forniture di prima.