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Sanità, in arrivo il decreto per abbattere le lunghe liste d’attesa: ma chi finanzierà le nuove regole?

ll 3 giugno, in Consiglio dei ministri, verrà presentato il testo definitivo del decreto Schillaci sulla Sanità. Tuttavia, sorgono dubbi sul finanziamento del piano per ridurre le liste d’attesa, poiché non è chiaro se saranno stanziati fondi aggiuntivi

Sanità, in arrivo il decreto per abbattere le lunghe liste d’attesa: ma chi finanzierà le nuove regole?

Nella corsa per abbattere le interminabili liste d’attesa, il nodo cruciale delle risorse finanziarie si presenta come un ostacolo insormontabile. Il prossimo decreto in arrivo dal Consiglio dei ministri, previsto per il 3 giugno, potrebbe diventare un terreno minato per il Servizio Sanitario Nazionale, sottraendo risorse già scarse. La copertura finanziaria rimane un mistero, un’ombra con cui il ministero dell’Economia deve ancora confrontarsi. E sebbene siano in gioco milioni di italiani costretti a rinunciare alle cure a causa delle liste d’attesa, sembra che il Governo guidato dalla premier Giorgia Meloni stia facendo un passo più lungo della gamba, rischiando di mettere a repentaglio il sistema sanitario italiano.

Sanità, le novità del nuovo decreto legge

Questo piano, annunciato proprio prima delle elezioni europee, mira a garantire un accesso tempestivo ai servizi sanitari attraverso un insieme di misure che coinvolgono sia il settore pubblico che quello privato. Ecco le novità.

Superamento dei tetti di spesa regionali

Il decreto prevede un aumento dei finanziamenti sia per i medici del servizio pubblico che per i privati convenzionati, al fine di incrementare l’offerta di visite ed esami. Tuttavia, nella bozza, questo aumento è previsto solo per quest’anno, permettendo una crescita del 25% rispetto all’incremento del fondo sanitario regionale dell’anno precedente. A partire dal 2025, l’aumento dovrebbe essere reso stabile

Il rialzo del tetto di finanziamento permetterà di sostenere una maggiore attività anche nel settore privato. Fino alla fine del 2024, le regioni potranno spendere lo 0,4% del fondo sanitario nazionale, circa 520 milioni di euro, per acquistare esami e visite dal settore privato. Di questi, circa 100 milioni di euro saranno destinati agli straordinari per gli specialisti del Ssn, che potranno lavorare in libera professione per 12 ore a settimana. Dal 2025 al 2026, è previsto un ulteriore aumento dei tetti di spesa per le prestazioni private, pari all’1% della spesa sanitaria del 2011. Secondo la bozza, queste sono al momento le uniche risorse in più messe sul piatto dal governo.

Maggiore trasparenza delle liste d’attesa

Tra le novità ci sarebbe anche un monitoraggio nazionale sul rispetto dei tempi massimi di attesa e le classi di priorità delle prestazioni. Al momento, sebbene molte regioni forniscano statistiche in tempo reale, la comunicazione di questi dati è spesso frammentaria e varia da regione a regione, con il rischio di nascondere le attese più lunghe. L’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) istituirà una Piattaforma nazionale delle liste d’attesa, che raccoglierà e renderà pubblici i dati regionali sui tempi di attesa.

Estensione degli orari e classi di priorità

Si incoraggia le Regioni ad estendere le ore di attività degli ambulatori e dei centri diagnostici, includendo l’apertura nei fine settimana, con l’estensione anche della fascia oraria per l’erogazione di queste prestazioni. Vengono confermate le classi di priorità per le prestazioni sanitarie, garantendo tempi massimi di attesa in base all’urgenza della patologia.

I tempi in base al codice saranno divisi in 4 classi:

  • classe U (urgente), con la prestazione che dovrà essere fatta entro 72 ore dalla richiesta;
  • classe B (breve attesa), entro 10 giorni dalla prenotazione;
  • classe D (differita), entro 30 giorni per le visite oppure 60 giorni per gli accertamenti diagnostici;
  • classe P (programmabile), entro 120 giorni dalla prenotazione.

Un unico Cup per facilitare le prenotazioni presso strutture private

Il decreto sulle liste di attesa prevede anche un’importante integrazione dei Centri Unici di Prenotazione (Cup), consentendo la prenotazione di visite ed esami presso strutture private accreditate. Si vuole rendere effettiva questa integrazione, già prevista da precedenti piani, ma non ancora completamente realizzata.

Inoltre, si prevede che il centro di prenotazione debba implementare un sistema di richiamata per ricordare al cittadino la data del suo appuntamento e per chiedere la conferma o la cancellazione delle prenotazioni, con l’obbligo di effettuare queste operazioni almeno due giorni lavorativi prima dell’appuntamento. Chi non si presenta all’appuntamento può essere costretto a pagare comunque per la prestazione, una misura già diffusa ma che verrà ulteriormente rafforzata.

Si rafforza il ruolo delle farmacie

Si potenzierà l’attività libero-professionale dei medici specializzandi e si aumenteranno le capacità diagnostiche delle farmacie. Con questo nuovo servizio le farmacie potranno offrire ai clienti dei servizi aggiuntivi come test diagnostici, vaccinazioni per gli over 12 e la scelta del medico di base. Inoltre, verranno destinati 80 milioni di euro all’anno ai servizi di salute mentale, e nel triennio 2024-2026 saranno stanziati 40 milioni per la realizzazione di nuove Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza.

Sanzioni per le aziende sanitarie che non rispettano i tempi d’attesa

Sono previste sanzioni fino a 30mila euro per le aziende sanitarie che non rispettano i tempi massimi di attesa e che sospendono le attività di prenotazione. Le Regioni saranno tenute a fornire percorsi di assistenza per i pazienti in attesa.

Il nodo coperture

Il piano proposto lascia molte incertezze sul fronte delle risorse finanziarie necessarie per essere messo in atto. Attualmente, la bozza del decreto non offre chiarezza su eventuali fondi aggiuntivi che potrebbero essere stanziati per sostenere le nuove iniziative. Aspetti critici come la defiscalizzazione degli straordinari e l’aumento della spesa per l’assistenza privata sono in cima alla lista delle preoccupazioni, richiedendo una copertura finanziaria adeguata. Senza investimenti extra, c’è il rischio che il piano per ridurre le liste d’attesa venga realizzato a spese del già limitato Fondo Sanitario Nazionale, mettendo a repentaglio la sostenibilità a lungo termine del sistema sanitario.

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