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Bologna-Juve, pareggio a suon di gol (3 a 3) e il terzo posto resta in palio. Oggi si decide il futuro dell’Inter

Un Bologna spumeggiante domina il primo tempo ma poi viene fuori l’orgoglio Juve che corona al 92° la rimonta. Ore cruciali per la proprietà dell’Inter

Bologna-Juve, pareggio a suon di gol (3 a 3) e il terzo posto resta in palio. Oggi si decide il futuro dell’Inter

Tra presente e futuro. Il pareggio tra Bologna e Juventus rappresenta alla perfezione il passaggio di consegne che sta per avvenire in quel di Torino, con Thiago Motta pronto a prendere possesso della panchina attualmente occupata da Montero. Anche in casa Inter, però, siamo di fronte a ore decisive per il nuovo assetto societario, dunque per capire cosa succederà alla splendida macchina costruita da Marotta e Inzaghi.

Bologna – Juventus 3-3: rossoblu straripanti per 75’, poi sale in cattedra il tridente bianconero (senza Vlahovic)

Il match del Dall’Ara era attesissimo dal popolo juventino e non certo per la posta in palio, del tutto ininfluente per entrambe le squadre. I riflettori erano puntati sulle panchine: un po’ su Montero, al debutto (seppur da traghettatore) come tecnico bianconero, molto su Thiago Motta, destinato, a meno di clamorosi colpi di scena (ma Saputo non ha ancora perso le speranze di trattenerlo), a prenderne il testimone tra meno di una settimana. Se gli juventini più “distratti” cercavano conferme sulla bravura dell’italo-brasiliano, sono stati accontentati: il Bologna ha giocato un grande calcio per circa 75’, mostrando a tutti il perché del suo clamoroso campionato. Il volto della sfida, peraltro, è quello di un altro promesso bianconero, vale a dire Calafiori, autore di una doppietta più da attaccante che da difensore centrale. Il primo gol è arrivato grazie a un tap-in di rapina dopo appena 2’ di gioco, il secondo con uno splendido scavetto agli albori della ripresa (53’). In mezzo il colpo di testa di Castro (11’) che aveva fatto infuriare il settore ospiti, subito pronto a intonare cori per Allegri, da sempre appoggiato dalla curva.

La Juve sembrava proprio essere in serata-no, quasi l’esonero di Max l’avesse fiaccata nelle gambe e, soprattutto, nello spirito. A quel punto Montero, persa per persa, ha deciso di mischiare le carte togliendo un difensore e passando al tanto agognato 4-3-3 con Chiesa, Milik (al posto di un evanescente Vlahovic) e Yildiz. La mossa ha letteralmente rivoltato la gara, anche per un crollo di concentrazione del Bologna: la Signora, sin lì spettatrice non pagante, ha segnato tre gol in 8′ con le sue punte (76’ Chiesa, 83’ Milik, 84’ Yildiz) e sfiorato perfino il quarto (sempre con Chiesa). Il 3-3 finale sorride soprattutto all’Atalanta, che con due vittorie con Torino e Fiorentina chiuderebbe addirittura al terzo posto, ma anche a Motta e Montero, felici, seppur per motivi diversi, di questa serata sotto il diluvio del Dall’Ara.

Thiago Motta: “Il mio futuro? Parlerò col presidente e lo comunicheremo assieme”

“È stata una grande stagione fino ad oggi, abbiamo creato un bellissimo gruppo dove tutti hanno dato il loro contribuito per giocare in questo modo e ottenere i risultati che abbiamo avuto – il pensiero di Thiago Motta -. Oggi è una grande festa, del futuro parleremo con il presidente e quello che decideremo lo comunicheremo insieme. La cosa più importante è il rapporto che si crea con i giocatori, cerco di dargli tutto quello che meritano, sono in tanti, non tutti possono giocare anche se lo meriterebbero. L’importante è il rispetto che esiste tra di noi, le mie scelte e il loro impegno, voglio bene a ognuno di loro, hanno dato il massimo per arrivare a questi risultati. Nessuno se lo aspettava, voglio stare con loro fino all’ultimo momento”.

Montero: “Pareggio giusto, nel finale è uscito l’orgoglio della squadra”

“Dopo una vittoria importante come quella della Coppa Italia si cala mentalmente, infatti abbiamo fatto fatica contro una delle migliori squadre del campionato – ha spiegato Montero –. Nel finale però è uscito l’orgoglio dei ragazzi che hanno dimostrato l’attaccamento a questa maglia, il pareggio è giusto.Io sto vivendo una situazione speciale, non si può descrivere a parole. Mi hanno dato una gioia molto importante, sono qua da due giorni e mi hanno trattato con molta umiltà: ho trovato una squadra con un buono spirito e per me il secondo tempo, dopo trenta minuti, ne è stato il riflesso. Che idea mi sono fatto della situazione precedente? Quando sei dentro è difficile dare una opinione, sinceramente non mi sento di opinare perché non ho visto nessuna dinamica negativa”.

Inter, oggi si decide il futuro: Oaktree pronto a subentrare a Zhang

Di campo si tornerà a parlare solo domani con la finale di Europa League tra Atalanta e Bayer Leverkusen, ma quella odierna sarà una giornata molto importante per il calcio italiano. Oggi, infatti, si deciderà il futuro societario dell’Inter, ormai prossima a passare dalla gestione Suning a quella di Oaktree. La scadenza del prestito (salito a 375 milioni con gli interessi) è arrivata e Zhang, al momento in cui scriviamo, non ha raggiunto nessun accordo per rifinanziarlo.

La trattativa con Pimco, disposto a concedere la cifra che avrebbe saldato Oaktree, è tramontata per volere del fondo stesso, molto più interessato a riscuotere il pegno (l’Inter) che a restare in ballo per altri due o tre anni. Gli americani, se non ci saranno colpi di scena dell’ultim’ora (comunque non da escludere del tutto), diventeranno così i nuovi proprietari del club, anche se solo di passaggio.

Oaktree non sembra interessato a lavorare nel mondo del calcio, ma solo a guadagnare una cifra importantissima da un affare indubbiamente vantaggioso: Zhang, invece, ne uscirebbe malissimo, perdendo una società come l’Inter per “soli” 375 milioni. L’operazione ricorda molto quella di Elliot con il Milan, ma paragonare l’operato di Suning a quello di Yongong Li sarebbe quasi offensivo: i cinesi nerazzurri lascerebbero il club con 7 trofei all’attivo, una seconda stella sul petto e un bilancio decisamente migliore degli anni passati, seppur ancora in rosso.

Il merito va soprattutto alla gestione Marotta, deus ex machina di un progetto che ha portato vittorie (prima con Conte, poi con Inzaghi) e miglioramento dei conti (dai -102 milioni del 2020 alla stima di -50 attuale), ma non va dimenticato che è stato Zhang a portarlo a Milano, prima dell’aggravarsi della sua situazione politica e patrimoniale, che gli impedisce perfino di lasciare la Cina.

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