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Pmi Italia: in 7 su 10 c’è un uomo solo al comando. Le strategie per il passaggio generazionale

Uno studio di Scouting Capital Advisors conferma la natura prevalentemente famigliare della PMI italiana, evidenziando la necessità di gestire il passaggio generazionale e di adottare soluzioni di mercato come fusioni e acquisizioni, quotazioni in borsa o riorganizzazioni interne, per valorizzare al meglio il patrimonio aziendale

Pmi Italia: in 7 su 10 c’è un uomo solo al comando. Le strategie per il passaggio generazionale

Il passaggio generazionale nelle aziende è sempre un fattore chiave per la sopravvivenza dell’azienda. Per le Piccole e Medie imprese lo è forse ancor di più. Da uno studio dell’Ufficio Studi Scouting Capital Advisors emerge che il capitale delle imprese italiane è concentrato nelle mani di un socio di maggioranza, il quale per circa un terzo ha più di 65 anni e per la maggioranza dei casi risulta l’Amministratore Unico e/o Presidente del Cda.

I risultati dello studio “confermano la natura prevalentemente famigliare della PMI italiana, evidenziando la necessità di gestire il passaggio generazionale e di adottare soluzioni di mercato come fusioni e acquisizioni, quotazioni in borsa o riorganizzazioni interne, per valorizzare al meglio il patrimonio aziendale” dice Giuseppe Pelliccioni, Managing Director di Scouting Capital Advisors. “Al contempo, la natura famigliare chiama in causa tematiche di protezione, tipiche dei Family Office, del valore creato negli anni a favore delle generazioni successive”.

La maggior parte del campione formato da Pmi, con la forma giuridica di Srl

E veniamo al dettaglio. Lo studio ha selezionato le società di capitali con bilancio 2022 disponibile, con ricavi tra i 10 mln di euro e i 300 mln, escludendo quelle che operano nei settori edile e dei servizi finanziari: il campione di indagine è così rappresentato da 35.785 società. La maggior parte del campione è formato da PMI (oltre il 50% è infatti rappresentato da società con un fatturato tra i 10 ed i 20 mln di euro), con una preferenza della forma giuridica di SRL (66%).

In questo campione, le società che hanno un unico socio che detiene oltre il 50% del capitale sociale rappresentano il 69,5%, come dire che circa 7 società su 10 hanno la proprietà concentrata nelle mani di una unica controparte. Tra queste Pmi è interessante notare che, differentemente da quanto si possa pensare, l’incidenza delle società con proprietà concentrata nelle mani di una singola controparte aumenta man mano che aumenta la dimensione della società.

Nel 95% dei casi la maggioranza è detenuta o da una singola persona fisica (30,3%) ovvero tramite un veicolo societario (64,1%), spesso di diritto estero. La presenza di un veicolo societario, come atteso, aumenta progressivamente all’aumentare della dimensione della società.

Al comando: over 65 con cariche all’apice

E veniamo a coloro che sono al comando. Le persone fisiche che hanno una quota superiore al 50%, risukta che per un terzo supera i 65 anni, il che evidenzia un potenziale tema di gestione del passaggio generazionale. Inoltre, dice lo studio, occorre tener conto che di queste persone fisiche, circa il 63% riveste una carica all’interno della società come Amministratore Unico e/o Presidente del Cda.

“La maggioranza delle società analizzate mostra una proprietà concentrata nelle mani di un’unica controparte, con prevalenza di PMI ed Srl” sintetizza Filippo Bratta, Managing Partner di Scouting Capital Advisors. “Questa concentrazione di proprietà aumenta con le dimensioni aziendali: nel 95% dei casi, la maggioranza è detenuta da una singola persona fisica o tramite un veicolo societario, spesso di diritto estero, il cui utilizzo cresce con le dimensioni aziendali. Le persone fisiche con quote superiori al 50% sono in gran parte anziane e occupano posizioni di leadership all’interno delle società”.

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