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Intelligenza artificiale in Italia: 10 regole della Camera dei deputati per governarla

La commissione Attività produttive della Camera ha delineato un decalogo per governare l’intelligenza artificiale, evidenziando l’importanza di un equilibrio tra opportunità e rischi

Intelligenza artificiale in Italia: 10 regole della Camera dei deputati per governarla

Un decalogo per governare l’intelligenza artificiale, suggerito dalla commissione Attività produttive della Camera, perché se da un lato l’IA “come qualunque nuova tecnologia che abbia fatto ingresso nella storia prelude a tutta una serie sia di opportunità sia di potenziali rischi”, dall’altro richiede “equilibrio”, che “dipende dall’intelligenza umana, ovvero dalla nostra capacità di governare il progresso”. 

E dunque, al termine di una indagine frutto di 17 sedute e 82 audizioni e condensata in un documento finale di 24 pagine, la commissione di Montecitorio indica alcune strade da seguire.

Come governare l’intelligenza artificiale: ecco le 10 misure chiave

1) Nell’indagine, che ha come focus il nostro Paese, Intanto viene sottolineato in generale come la rapida e continua evoluzione delle nuove tecnologie, ivi compresa l’intelligenza artificiale, pone l’esigenza di un adeguamento anche a livello giuridico e regolamentare. In tal senso, la sandbox regolamentare, (ambiente controllato dove intermediari vigilati e operatori del settore FinTech possono testare, per un periodo di tempo limitato, prodotti e servizi tecnologicamente innovativi) “rappresenta il modello più idoneo a disciplinare quei molteplici e mutevoli fenomeni che investono anche il settore dell’intelligenza artificiale, con lo scopo di promuovere l’innovazione, consentire lo sviluppo sul territorio nazionale di tale tecnologia e favorire l’attrazione di aziende e investimenti in Italia”.

2) E in questa ottica occorre favorire e accelerare il processo di digitalizzazione delle imprese (in particolare quelle medio-piccole) alla luce del fatto che l’IA generativa possa generare in Italia – a parità di ore lavorate – fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo, pari al 18 per cento del Pil italiano. 

3) Di pari passo si auspica un percorso formativo in punto di IA già a partire dalla scuola primaria nell’ottica di una idea di formazione permanente che stia al passo con la tecnologia e quindi con i tempi.

4) Dall’indagine è inoltre emersa la necessità di adottare un approccio integrato allo sviluppo di banche dati e sistemi di intelligenza artificiale – in particolare tramite lo sviluppo di modelli open source – così da ridurre la dipendenza da tecnologie importate dai grandi attori globali. In questo senso si è rilevato che anche i dati forniti dalle istituzioni pubbliche dovranno essere facilmente accessibili, completi, e in formati leggibili dalle macchine.

5) Ancora: costituire spazi normativi protetti per l’ingresso nel mercato di nuovi operatori che possano sperimentare le tecnologie di IA senza subire l’immediata concorrenza del mercato.

6) Viene poi indicata la costituzione di un’autorità nazionale (“decisiva per l’implementazione della nuova normativa europea (il c.d. AI Act)” con compiti di sviluppo, implementazione, coordinamento, monitoraggio e controllo, volti anche a scongiurare il pericolo che l’IA diventi uno strumento atto a porre in essere o facilitare attività illecite.

7) È stata anche proposta l’istituzione di un tavolo istituzionale, una sorta di «cabina di regia» con il Governo e le parti sociali per una valutazione generale e continua del fenomeno, del suo impatto, soprattutto in termini occupazionali e di trasformazione dei modelli organizzativi, che tenga conto di tutte le dimensioni della politica della trasformazione digitale, quindi non solo dei profili tecnologici e relativi alle competenze, ma anche degli aspetti etici e degli obiettivi dello sviluppo sostenibile.

8) Per snellire e velocizzare l’attuazione di strategie di innovazione tecnologica che impieghino l’IA, dall’indagine conoscitiva è emersa inoltre la proposta di costituire una fondazione o una società a capitale interamente pubblico che possa facilitare la messa a terra di tali politiche.

9) Poi ci sono i temi legati alla tenuta dei posti di lavoro: ai prevedibili fenomeni di disoccupazione frizionale si affiancano, infatti, le opportunità date dalla ricerca di nuove professionalità. La questione è, quindi, “come si agirà per accompagnare e tutelare il lavoro, dove sarà allocato e se si produrrà occupazione povera o di qualità. Dunque, è necessaria un’adeguata strategia di politiche che veda lo Stato agire come regolatore, utilizzatore e orchestratore dell’IA, promuovere l’alfabetizzazione digitale a tutti i livelli della società, sia nell’ambito dell’istruzione che nelle imprese, favorire la collaborazione tra settore pubblico e privato. Politiche in grado di ridurre al minimo lo spostamento di posti di lavoro, migliorando al contempo la crescita economica”. Inoltre, oggi, per la prima volta nella storia, viene messo in discussione anche il lavoro cosiddetto intellettuale. Quindi è anche necessaria una regolamentazione volta alla tutela del diritto d’autore delle opere generate con l’ausilio dell’IA.

10) Per ultima, ma non ultima, la questione della sicurezza informatica, presupposto necessario per la resilienza, la privacy, l’equità, l’efficacia e l’affidabilità dei sistemi di intelligenza artificiale. È inoltre fondamentale-sottolinea il documento della commissione Attività produttive di Montecitorio- salvaguardare la privacy e i diritti dei cittadini (che sono anche consumatori), specie per quanto concerne le fasce più vulnerabili della popolazione (anziani in primis e soggetti con competenze digitali minime).

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