Condividi

Schlein firma il referendum Cgil contro il Jobs Act introdotto dal Pd e conferma la sua sudditanza a Landini e Conte

Non s’era mai visto che la segretaria del Pd firmasse contro una riforma votata da un Governo a guida Pd e non sembra oziosa la domanda polemica di Renzi, autore del Jobs Act, ai riformisti del Pd: “Che cosa restate a fare in un partito che vota contro quello che voi stessi avete approvato?”

Schlein firma il referendum Cgil contro il Jobs Act introdotto dal Pd e conferma la sua sudditanza a Landini e Conte

Che la segretaria del Pd, Elly Schlein, firmi il referendum della Cgil contro il Jobs Act è a dir poco stravagante ma non sorprendente. E’ stravagante perchè il Jobs Act, che non ha affatto ridotto le garanzie contro i licenziamenti, era stato voluto dal Governo Renzi a guida Pd e ha contribuito – dati alla mano – a creare un milione di nuovi posti di lavoro. Ma la scelta della Schlein non sorprende perché la segretaria del Pd non è stata eletta dagli iscritti del partito, che le avevano preferito Stefano Bonaccini, ma dalla primarie aperte in cui determinante è stata la partecipazione dei grillini. Ma non sorprende anche perchè la segreteria Schlein non ha perso occasione per manifestare tutta la sua sudditanza rispetto al leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte che ringrazia colpendo in ogni occasione il Pd, e al discusso segretario della Cgil, Maurizio Landini, che ignora la crescita dei posti dei lavoro ma non muove un dito per contrastare i bassi salari dei lavoratori italiani. A questo punto non sembra oziosa la domanda polemica di Matteo Renzi, il leader di Italia Viva già premier e segretario del Pd, che è certamente l’obiettivo numero 1 del referendum e che chiede senza mezzi termini ai riformisti del Pd che cosa ci stiano ancora a fare in un partito che non è più quello di una volta. Bella domanda che non permette risposte tartufesche. La Schlein prometteva di rinnovare il Pd: per ora l’ha solo spaccato. Giù dalla torre.

Commenta