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Energia: Lollobrigida come la Todde. Dopo il no all’eolico in Sardegna, arriva il no al fotovoltaico in campagna

Un decreto dell’Agricoltura blocca lo sviluppo dell’energia fotovoltaica nelle campagne. Il Ministro dell’Ambiente non lo condivide e il Governo è in confusione. Attacco alle rinnovabili.

Energia: Lollobrigida come la Todde. Dopo il no all’eolico in Sardegna, arriva il no al fotovoltaico in campagna

Sarà la competizione elettorale, sarà che Giorgia Meloni non riesce a stare dietro a tutto e tutti, ma le iniziative in campo ambientale ed energetico danno la cifra di uno sbandamento (ripetuto) nel governo. Arriviamo all’ultimo caso: il divieto di impiantare pannelli fotovoltaici sui terreni coltivati. Lo vuole il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che sta per portare in Consiglio dei ministri un nuovo decreto sull’agricoltura. Tra produzione di kiwi, interventi per il granchio blu e incentivi, nel testo che abbiamo potuto leggere, all’art. 6 è scritto che “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’istallazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”.

Lollobrigida ha preso impegni con gli agricoltori e in tempi di ricerca di voti per le europee non può dare impressione di incertezza. Come in uno specchio appare la decisione della presidente della Sardegna Alessandra Todde di bloccare l’eolico.

Cosa accade per gli impegni presi al G7?

Di fronte a Lollobrigida c’è però il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin che dopo mille timidezze in campo ambientale è fresco degli impegni presi al G7 sull’Ambiente. Ha firmato l’aumento della quota di fonti rinnovabili a cominciare proprio dal fotovoltaico, nonostante tante altre incompiute. Da due giorni, insomma, assistiamo a una contesa tra due ministri con due fazioni supporter. Lollobrigida ha dalla sua la Coldiretti, potentissima organizzazione articolata sui territori. Pichetto ha la lunga filiera delle aziende rinnovabili. Il primo è stato dalla parte della protesta dei trattori contro l’Europa, il secondo a febbraio ha stanziato 30 milioni di euro per l’agrivoltaico.

Pichetto ha cercato di smorzare le polemiche dicendo che i suoi uffici hanno attivato “una proficua collaborazione” con i colleghi dell’Agricoltura per trovare una via d’uscita. Al G7 di Torino l’Italia si è assunta l’impegno di triplicare l’energia fotovoltaica da 66 a circa 200 gigawatt. Era chiaro al Ministro dell’Ambiente che i nuovi pannelli sarebbero stati installati nelle campagne. Non possiamo metterli sempre sui tetti delle case o sui capannoni delle industrie hanno suggerito i tecnici al Ministro, sebbene l’Ispra abbia un orientamento diverso.

Stop agli investimenti programmati

Lollobrigida pone il divieto partendo dai Piani regolatori Generali nei quali le aree agricole sono definite. Quante sono? Molte e tutte coltivate, secondo le organizzazioni agricole, da sempre contrarie ai progetti per i pannelli a terra. Le associazioni degli industriali hanno chiesto di rivedere lo stop alle installazioni. Anche perché se il decreto venisse approvato come la bozza, farebbe decadere le richieste di autorizzazioni avanzate in tutta Italia: “i procedimenti di autorizzazione in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto sono conclusi ai sensi della normativa previgente”. Non viene in mente che in questo modo si mandano all’aria centinaia di migliaia di euro di investimenti. Saltano l’80% dei progetti, ha detto- Agostino Re Rebaudengo presidente di Elettricità Futura. “A noi per sviluppare il fotovoltaico a terra occorre meno dell’1% dei terreni” ha dichiarato.

Il decreto dovrebbe arrivare oggi in consiglio dei ministri oggi, ma le polemiche in corso ne potrebbero ostacolare il cammino. Un segnale ulteriormente diviso è quello per esempio di Rosa Filippini presidente dell’Associazione ambientalista Astrolabio. In un tweet ha condiviso la posizione di Lollobrigida rispetto a una diffusione indiscriminata di pannelli fotovoltaici. Altre opinioni contrarie o favorevoli si aggiungono in queste ore. Appare evidente una impreparazione generale su cosa, come e chi debba gestire il processo industriale più complicato degli ultimi 50 anni.

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