La premier Giorgia Meloni, alla fine del suo comizio di ieri a Pescara, ha annunciato la sua candidatura in tutte le circoscrizioni alle elezioni europee. Una decisione attesa, sebbene non fosse ancora stata confermata ufficialmente. Ma l’annuncio è stato fatto nel suo classico stile. Dopo quasi un’ora di discorso autoreferenziale sulle sue scelte e quelle del governo, ha chiesto di essere votata alle prossime elezione dell’8 e 9 giugno semplicemente scrivendo sulle schede “solo Giorgia, il mio nome di battesimo” perché “io sarò sempre e solo una di voi, una del popolo”. Lanciata così la campagna elettorale di Fratelli d’Italia per le elezioni europee che è anche una sfida a misurare il suo consenso personale dopo il suo periodo come leader del governo. Una specie di referendum su se stessa e sul suo Governo.
Meloni sarà quindi capolista di Fratelli d’Italia in tutte le cinque circoscrizioni italiane. Un gesto verso l’Europa quindi? Difficile visto che la sua candidatura resta incompatibile con gli incarichi di governo Infatti, secondo le regole europee, la carica di europarlamentare è incompatibile con quella di membro del governo o del parlamento italiano. È quindi probabile che, una volta eletta al Parlamento Europeo, Meloni rinuncerà al suo mandato a favore di un altro candidato di Fratelli d’Italia che non è stato eletto.
La premier invita il suo popolo a un plebiscito su di lei
La premier ha però chiamato il suo popolo a un plebiscito su di lei, vedendo nella campagna elettorale il modo migliore per valutare il suo consenso. Una scelta perfetta che funge da referendum sul governo e sulla sua leadership.
Sulle schede elettorali è probabile che Giorgia Meloni sarà presentata come “Giorgia Meloni detta Giorgia” per evitare la possibilità di annullare i voti.
La candidatura di Meloni è vista principalmente come un’opportunità per Fratelli d’Italia di attrarre il maggior numero possibile di voti alle elezioni europee, dove le preferenze contano, a differenza delle elezioni politiche italiane. Ma la candidatura alle europee è anche un modo per massimizzare la competizione con l’altra donna leader all’opposizione, Elly Schlein. Mentre la fondatrice di FdI chiede il voto “per Giorgia”, il contrasto è evidente dato che la segretaria del PD non ha ottenuto il supporto per avere il suo nome sul simbolo del partito.
L’impresa, “difficile ma non impossibile”, spiega Meloni, è quella di replicare a Bruxelles “il modello italiano” di una “maggioranza che metta insieme le forze del centrodestra” per “mandare all’opposizione la sinistra anche in Ue”.
Calenda ci ripensa e si candida alle europee
Carlo Calenda torna sui suoi passi e decide di candidarsi in tutte le circoscrizioni per le prossime elezioni europee. Eppure il leader di Azione era tra i critici più feroci di coloro che decidevano di candidarsi alle elezioni europee pur sapendo di non avere possibilità di essere eletti al Parlamento europeo. Questo cambio di pensiero, spiega lo stesso Calenda in un video, è motivata proprio dalla discesa in campo della premier Meloni, “è necessario rispondere a questa sfida antieuropea mettendosi direttamente in gioco”.
“Nei mesi scorsi ho più volte sollecitato pubblicamente tutti i leader politici a firmare un accordo per non candidarsi alle europee. Schlein e Tajani hanno già scelto la strada della candidatura diretta. Ma la discesa in campo della Presidente del Consiglio e la sua piattaforma antieuropea e sovranista, cambiano completamente lo scenario. Dobbiamo opporci con tutti i mezzi al progetto di «una piccola Italia in una piccola Europa di Giorgia Meloni”, scrive il leader di Azione su X. Non sarebbe Calenda se non cambiasse idea continuamente
Insieme alla sua candidatura, il leader di azione ha annunciato anche quella dell’ex ministra renziana Elena Bonetti, anche lei candidata in tutte le circoscrizioni.