Un podio tutto nuovo, tutto europeo, ma senza italiani. Anche per colpa di un nuovo regolamento che non ha mancato di far discutere. Questo il verdetto del World’s 50 Best Restaurant, uno dei massimi riconoscimenti internazionali del mondo della gastronomia, assegnato quest’anno a Singapore e con l’Italia tuttavia protagonista, visto che il prestigioso premio è sponsorizzato da San Pellegrino e Acqua Panna. La nuova formula ha però tagliato fuori il vincitore di due delle ultime tre edizioni, tra cui quella del 2018: Massimo Bottura e la sua Osteria Francescana di Modena sono stati “salomonicamente”, insieme ad altri vincitori degli ultimi anni, inseriti in una Hall of Fame e pertanto impossibilitati a confermarsi sul trono. L’obiettivo era quello di premiare le nuove leve (dunque non un premio ai migliori, ma per così dire ai migliori al netto dei migliori), se non fosse però che al secondo posto quest’anno si è posizionato René Redzepi, già campione nel 2010, 2012 e 2014 con il suo Noma di Copenaghen, ma che per questa edizione ha cambiato nome al suo locale. Lo chef danese ha sfiorato il poker, preceduto dall’argentino Mauro Colagreco, titolare del Mirazur di Mentone, già terzo nel 2018 e da quest’anno tre stelle Michelin. A completare il podio, sul terzo gradino, lo chef basco Victor Arguinzoniz, con il ristorante Asador Etxebarri di Atxondo.
Tra gli altri ristoranti illustri in classifica seguono Gaggan in Bangkok (4), il Geranium di Copenhagen (5), il Central di Lima (6) che si conferma il miglior ristorante del Sudamerica; quindi il Mugaritz di San Sebastian, ancora nei Paesi Baschi, l’Arpège di Parigi, il Disfrutar di Barcellona e a chiudere la top ten il Maido di Lima. Tra gli italiani rimasti effettivamente in gara, il migliore è stato Enrico Crippa, chef del ristorante Piazza Duomo di Alba, che però scende dalla posizione 16 dello scorso anno alla 29, e Massimiliano Alajmo de Le Calandre in Rubano, in discesa anche lui dal 23esimo posto al 31esimo. Il migliore risultato italiano nella seconda metà della classifica (quella dal 51esimo al 100esimo) è invece quello ottenuto da Mauro e Catia Uliassi che da Senigallia (Ancona) entrano nella World’s 50 Best Restaurants aggiudicandosi il 61esimo posto. Seconda new entry è Riccardo Camanini che insieme al fratello Giancarlo gestisce il Lido 84 di Gardone Riviera (Brescia), che si classifica 78esimo e che ottiene anche il Miele One to Watch Award 2019, ossia il premio dedicato al locale da tenere d’occhio, riconoscimento che fa ben sperare per le prossime edizioni. Flop purtroppo per Niko Romito, lo chef del Reale Casadonna a Castel di Sangro in Abruzzo, che dal 36esimo posto del 2018 scende, con il suo ristorante stellato, al 51esimo: appena una posizione di troppo che non gli consente di entrare nei 50 Best decretati a Singapore.
Il World’s 50 Best Restaurant 2019 ha visto l’ingresso delle quote rosa. Non sono mancate anche lì le polemiche, poiché in molti non capiscono perché alle donne vada dedicato un premio a parte, istituito da quest’anno e vinto da Daniela Soto-Innes, la chef messicana che lavora a New York. Il premio per il miglior pasticciere (pastry chef) vedeva però in gara uomini e donne insieme, e ad aggiudicarselo è stata la francese (di origine italiana) Jessica Préalpato, del ristorante Alain Ducasse di Parigi (peraltro finito 16esimo nella classifica dei ristoranti). Quote rosa, per la prima volta in 18 anni, anche nella giuria, composta da 1.040 esperti (chef, critici gastronomici, ristoratori) provenienti da tutto il mondo. Per quanto riguarda la “geopolitica”, questo è stato l’anno della Spagna, che con 5 ristoranti nei primi venti, di cui 3 nei primi 10, fa meglio dei francesi (4 nei primi 20). Da segnalare anche la presenza di due locali peruviani nella top 10, ad esaltare la cucina latina, che occupa sette delle prime dieci posizioni e 12 delle prime 20.