Scarlino: un simbolo dell’industria italiana che si riconverte e che merita un passo indietro nella memoria. Negli anni ’70 la cittadina toscana è stata il luogo dove l’ambientalismo si è fatto sentire in modo determinante. I famosi fanghi rossi dal biossidio di titanio a mare dello stabilimento Montedison furono bloccati. Assistemmo a proteste che segnarono l’avvio di un tormentato processo di riconversione industriale. Un’amministrazione comunale di sinistra non poteva tollerare un disastro di proporzioni inimmaginabili e favorì il primo vero movimento di opinione verde. La lotta evitò il disastro ecologico nel Tirreno senza compromettere la continuità produttiva degli impianti industriali, ricorda il sindaco di allora, Flavio Agresti in un suo libro recente.
Poi una lunga storia di inchieste, processi, reinsediamenti, un termovalorizzatore, fino a oggi quando l’Iren smantella tutto e parte con il polo integrato di economia circolare. Averceli avuti 40 anni fa i 150 milioni di euro di adesso dell’Iren per un progetto senza danni ambientali e alla salute. Si apriva la via a rivendicazioni ambientali concrete, per difendere posti di lavoro e territorio. La new economy era descritta solo in qualche libro di studiosi precursori,ma l’opposizione a progetti pericolosi l’ha rafforzata.
Sta sorgendo una nuova Scarlino con tre obiettivi propedeutici all’avvio del polo: progettazione di nuovi impianti a servizio dell’area grossetana e della Toscana; demolizione del termovalorizzatore; bonifica del sito. Che vuol dire nuova Scarlino ? Chiudere con il passato, creare in Toscana un centro di new economy, avere impianti pensati per creare nuova materia dagli scarti.
Si impiegano nuove tecnologie, questo è chiaro, per impianti di trattamento di legno e plastiche, depurazione di acque e fanghi industriali. Il progetto impiegherà nel corso del tempo fino a un massimo di 118 persone nella gestione dei vari impianti. Un’occasione per creare sinergie con soggetti istituzionali e industriali del territorio. Mai i vecchi manager di Montedison- da Eugenio Cefis a Mario Schimberni– avrebbero pensato a questi approcci. Il primo all’apice del suo potere che dice poco ai giovani fu condannato per Scarlino. La politica si svegliò e a fine anni ’70 vide la luce la prima legge Merli sulle emissioni industriali.
Le nuove produzioni
Veniamo ad oggi.Il legno arriverà da raccolta differenziata, sarà triturato, essiccato per avere prodotti finiti. L’impianto di trattamento fanghi utilizza fanghi della depurazione civile e frazione organica e al termine produrrà bio-carbone da poter usare come combustibile o fertilizzante. Niente a che fare con le acque del mare, perché spiegano i tecnici Iren- tutto avviene in acqua liquida all’interno di reattori chiusi che consentono il mantenimento della temperatura e della pressione necessaria.
Per la plastica si produrranno quattro tipi di prodotti sostenibili. Stiamo realizzando “un esempio concreto di circolarità che si lega alle attività del depuratore previsto per il trattamento dei rifiuti liquidi. L’ampliamento dell’impianto esistente con l’aggiunta della sezione di trattamento biologico, sarà in grado di depurare flussi contenenti metalli e componenti organiche e ammoniacali” aggiungno in Iren.
Lavorare con i territori per consolidare processi di economia circolare è il modello che Iren segue per stare al passo con i tempi. Scarlino e la Maremma avevano anche diritto di non passare alla storia per una sciagura ambientale propaggine di una iniqua industrializzazione. Abbattendo i simboli di una stagione deleteria, si dà valore a buone battaglie ambientaliste nate in un contesto riformista con il sostegno di un sindacalismo solido estraneo a demagogie.