Era il 31 dicembre del 1890. L’Italia unita aveva da poco compiuto 30 anni. Firenze per cinque anni aveva provato l’ebbrezza di essere la capitale del Regno. La monarchia era impegnata a percorrere la penisola in lungo e largo per familiarizzare con il territorio e i suoi abitanti. Il duca d’Aosta, dinastia reale, bon vivant, incorreggibile seduttore, e amante del buon vino (che in Piemonte certo non gli era mai mancato) arriva a Firenze. La realtà enologica della Toscana di allora era ben altra cosa rispetto a oggi. Dire vino significava dire bevanda, uve bianche e uve nere insieme, pigiatura con i piedi, energia per affrontare la giornata nei campi, fiaschi e damigiane. In quel di Pontassieve a una manciata di chilometri da Firenze due cugini Ilario e Leopoldo Ruffino avevano fondato venti anni prima un’azienda vinicola che aveva viceversa ben altre ambizioni, fare un vino ‘importante’, per le occasioni speciali, da tenere in cantina e far sviluppare. L’azienda si fece presto riconoscere in tutta Italia per la qualità dei suoi vini grazie anche alla sua vicinanza strategica con la ferrovia che ne favorì il trasporto e la commercializzazione. E sempre a Pontassieve si trovava una importante vetreria, per fornire vetro a chilometro zero, e da sempre si impagliavano i fiaschi (uno dei prodotti iconici con cui Ruffino ha goduto di enorme successo nel corso della storia) grazie al talento e alla maestria delle ormai mitiche fiascaie, o impagliatrici.
Il Duca d’Aosta, appassionato sommelier, attirato dalla fama di questo vino, chiamato allora solo Chianti Stravecchio si recò dunque in quell’anno in visita alle cantine di Pontassieve e, dopo averlo degustato, si “riservò” una delle migliori produzioni della casa, nominando Ruffino fornitrice ufficiale della corte, come attesta il certificato datato 31 Dicembre 1890, gelosamente conservato nel museo aziendale. E questo divenne un importante biglietto da visita per i cugini Ruffino.
La reputazione di Ruffino si afferma immediatamente sia a livello nazionale che internazionale, come è attestato dai numerosi premi tributati al suo Chianti fin dalla fine dell’Ottocento: medaglia d’oro all’Esposizione di Milano del 1881, premio alla qualità all’Esposizione di Nizza del 1884 e ancora medaglia d’oro all’Esposizione di Anversa del 1885. Perfino Giuseppe Verdi, attento palato quanto a cibo e vino, dimostra di apprezzare questo Chianti di eccezionale valore. I vini Ruffino vengono ben presto apprezzati dai consumatori all’estero e varcano l’oceano: si dice che Ruffino sia stato il primo vino italiano a essere importato negli Stati Uniti.
Nel 1927 i Ruffino, nel cinquantesimo anniversario della fondazione dell’azienda, pensarono bene di dedicare il loro vino più esclusivo al Duca d’Aosta tributando così il loro riconoscimento a chi aveva preferito il vino toscano a quello francese pur geograficamente più vicino. Nacque così Riserva Ducale, la Riserva del Duca.
Negli anni, la storia della Riserva Ducale si è intersecata con le pagine della nostra storia: molte bottiglie furono distrutte dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: le cantine di Pontassieve furono equivocate per la limitrofa stazione ferroviaria e gravemente danneggiate dai bombardamenti: i binari, grazie a un permesso speciale delle ferrovie, entravano direttamente in azienda di modo che i vagoni potessero essere caricati più facilmente di fiaschi per poi sbuffare verso tutta Europa o al porto di Livorno gremendo transatlantici diretti nelle Americhe.
Nel 1984 il Chianti diviene una DOCG e il Chianti di Ruffino, come una sorta di riconoscimento di primogenitura, ottiene la prima fascetta, la AA00000001.
Alla fine degli anni Ottanta il vino italiano vive un periodo di profondo cambiamento. Ruffino ripensa alcuni suoi vini, e ne introduce di nuovi – è l’era dei supertuscan – e inizia a ipotizzare l’acquisto di terreni vitati per completare in toto la propria filiera produttiva al fine di elevare al massimo la qualità dei propri prodotti.
Ed è proprio in questi anni che Ruffino dà avvio alla cosiddetta operazione dei tenimenti Ruffino, acquistando e ristrutturando ville, castelli, fattorie con annessi vigneti nelle più vocate zone di produzione in Toscana. In quegli anni successivi nascono alcuni grandi classici della casa: i supertuscan Modus e Romitorio di Santedame e il Brunello di Montalcino Greppone Mazzi.
A fine 2011 si compie il secondo storico passaggio di proprietà: Ruffino diviene parte del gruppo americano Constellation Brands, una delle più grandi aziende di wine&spirits al mondo.
Nel corso della sua lunga vita Riserva Ducale è più volte comparsa sul grande e piccolo schermo in pellicole di grande successo. Rocky Balboa, il famoso pugile italo-americano, viene inquadrato con una bottiglia di Riserva Ducale nella sua trattoria di Philadelphia. Venendo alla New York di oggi, Anne Hathaway, protagonista de “Il diavolo veste Prada” la sorseggia a una cena tra amici. Troviamo Riserva Ducale accanto a Jack Nicholson in “Blood and Wine” e insieme all’allegro gruppo di amici della sitcom “Friends”. Passando dallo schermo alla vita reale, Riserva Ducale ha accompagnato i banchetti della Corte Reale Svedese, della Regina Elisabetta, di Charles de Gaulle e del Papa.
Riserva Ducale Chianti Classico Riserva DOCG dal colore: è un rosso emblematico. Di estrema eleganza, possiede anche grande struttura, che gli consente di invecchiare splendidamente. Rosso rubino intenso è al naso rivela profumi di amarena e frutti a bacca rossa che sfumano poi in eleganti note speziate di tabacco, cuoio, cedro, pepe bianco. Ben bilanciato al palato, ha tannini vellutati, freschezza e un carezzevole finale di rosmarino e fico. Si sposa bene con la pasta al ragù, il risotto ai funghi, i salumi e i grandi formaggi. Per le sue caratteristiche si accompagna perfettamente con le grigliate di carne e verdure. Prodotto con uve provenienti dalle aree di produzione del Chianti Classico in Toscana, tra cui quelle delle tenute di Santedame, Gretole e Montemasso, l’uvaggio è 80% di Sangiovese, con un 20% di Merlot e Cabernet Sauvignon. Il vino svolge la fermentazione secondaria malolattica per accentuare la sua trama vellutata, per poi affinare 24 mesi in rovere, acciaio e vasche di cemento. La Riserva Ducale passa altri tre mesi in bottiglia prima della messa in commercio.
Prezzo 25 euro