Il benzene cancerogeno non lascia il cielo di Taranto. La maledizione sulla città da parte dell’ex Ilva è stata ri-segnalata in una lettera che l’Arpa Puglia ha spedito al Ministero dell’Ambiente e all’Ispra. La notizia è della Gazzetta del Mezzogiorno, la quale riporta che “l’area sottoprodotti degli impianti di cokeria è una rilevante sorgente emissiva di benzene”. Il gigante industriale ferito – non ancora del tutto a morte – continua a far paura per gli effetti sulla salute. Lo sconforto è anche cresciuto quando giorni fa a uno dei commissari di Acciaierie d’Italia, è scappato di definire l’ex Ilva “la fabbrica più pulita del mondo”. No, le cose non stanno cosi.
Il benzene in uscita dall’acciaieria dal 2019 sale costantemente e solo nel 2023 ci sono stati 155 sforamenti. Non ci si mette molto a capirlo quando si attraversa il quartiere Tamburi dove acciaio e morti premature stanno insieme da troppo tempo ormai. Ci si allontana veloci e il pensiero corre all’ennesimo gioco dell’oca intorno alla più grande acciaieria d’Europa. La collera sale quando si pensa ai giocatori di oggi spettatori di ieri, inadatti in entrambi i ruoli.
La produzione di acciaio cresce
I dadi del gioco sono in mano a politici, sindacati, associazioni, enti locali. Difendono i posti di lavoro con governi di ogni colore, ma quel benzene che uccide, gira sempre intorno alla stessa domanda: si può produrre acciaio senza inquinare ? Quando e se si farà ? “Quella dell’acciaio è l’attività più hard to abate, nonché una delle maggiori responsabili dell’effetto serra, contando per l’8% delle emissioni globali”, dice Alberto Cló, direttore della Rivista Energia, economista, ex Ministro e tra i maggiori esperti di energia d’Europa.
Cló ha pubblicato uno studio sulla riconversione dell’ex Ilva. “Le emissioni della siderurgia derivano dall’estrazione del ferro, sua principale componente, in altiforni a temperature che possono superare i 2.800 gradi Farhenheit”, spiega. Il problema-non problema è che in tutto il mondo si consuma acciaio. Dal dopoguerra la produzione mondiale è aumentata di dieci volte, fino a raggiungere 2 miliardi di tonnellate nel 2023. Ma Taranto si può riconvertire ? “Gli investimenti necessari per la riconversione di Taranto per la produzione di acciaio dagli altiforni a carbone, alla tecnologia a idrogeno verde sono stati stimati in circa 11 miliardi di euro” risponde l’ex Ministro.
Dopo una lunga, ma anche dolorosa serie di circostanze, tutti vorremmo che si ripartisse. Lasciarci alle spalle il disastro del contratto con Arcelor Mittal voluto da Giuseppe Conte , (giammai) premier. Liberarsi dalle sballate idee dei suoi sostenitori o improvvisati Ministri. Dall’ex AD di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli, andata via indagata per inquinamento ambientale. Una inquietante successione di fatti e personaggi usciti da uno sporadico horror. Il centrodestra ha raccolto tutto questo mentre la forza di lavoratori e cittadini per rigenerare la fabbrica ha i segni della stanchezza. È cosi Professore Clò ? ” Io sostengo che alternative più avanzate per riconvertire la fabbrica siano la sostituzione del carbone con gas fossile associato alla cattura del carbonio, sino ad arrivare all’idrogeno verde.” Ma non se ne parla abbastanza…. ” Si e Le cito il caso della svedese H2 Green Steel. Sta investendo oltre 5 miliardi di dollari per realizzare la prima acciaieria verde al mondo. Userà fonti rinnovabili senza emissioni di carbonio e progetta l’uso di idrogeno verde attraverso la costruzione di impianti di elettrolisi “.
L’idrogeno come soluzione?
Perché simili progetti non si fanno anche per Taranto ? Il governo non ascolta gli allarmi sulla salute e genera così un clamoroso nonsenso tra strutture pubbliche. “Bisogna evitare errori clamorosi fatti in passato”, continua Clò. “Una decina di anni fa , precedenti commissari bloccarono un piano verde elaborato da un altro commissario, Enrico Bondi. Quel piano prevedeva la trasformazione del ciclo dell’acciaieria del carbon fossile al gas naturale utilizzando la tecnologia del preridotto. Il piano avrebbe consentito un taglio delle emissioni di CO2 e minore danno per la salute di tutti “. Macché, siamo arrivati al 2024 e le autorità locali continuano a segnalare al Ministero che la fabbrica diffonde il cancro. Le tecnologie sono il motore di innovazioni globali, misteriosamente vietate a Taranto. Possibile ?
Fino a quando il governo può fingere di non ascoltare le proposte di esperti ? “Una proposta interessante l’ha fatta Giovan Battista Zorzoli, manager molto apprezzato, che prevede una soluzione biometano + foto/agrivoltaico per produrre l’idrogeno richiesto per completare, appunto, la decarbonizzazione della riduzione dei minerali di ferro. I nuovi commissari potrebbero prenderla in considerazione”, dice ancora Clò. Per concludere, torniamo agli investimenti e a una prospettiva ambientale seria. “Non so quanto sia verosimile per l’azienda o le casse pubbliche affrontare investimenti miliardari come abbiamo detto. Aspettiamo di vedere quali soluzioni energetiche, industriali, finanziarie proporrà la triade dei commissari in base alle esperienze degli altri paesi e di altre aziende”. Si, resta da aspettare che la più grande acciaieria d’Europa diventi davvero la più pulita del mondo. Giorgia Meloni dovrà metterci del suo.