Due operazioni quasi gemelle hanno ridisegnato nel mese di marzo il panorama dell’editoria di Italia e Francia: Paesi che, al di là delle liti quasi quotidiane, si somigliano sempre di più. Vediamo perché. Gedi (gruppo Exor) e il gruppo Msc hanno raggiunto mercoledì un’intesa per la cessione de Il Secolo XIX a una società interamente controllata dal Gruppo di Gianluigi Aponte. Le parti, informa una nota pubblicata ieri, entreranno ora in negoziazioni in esclusiva per consentire “lo svolgimento della due diligence e, parallelamente, procederanno alla predisposizione e discussione dei documenti contrattuali che disciplineranno l’operazione” che, assicura l’ad di Gedi (e della Juventus) Maurizio Scanavino, consentirà ad Exor di concentrarsi su Repubblica e La Stampa “con l’obiettivo di costruire, a partire da Radio Deejay, una media company digitale forte, innovativa e dinamica”.
Non sono certo le qualità che rappresentano l’eredità morale e politica delle due testate. Ma, per dirla con Bob Dylan, “i tempi stanno cambiando”. A Torino e a Genova ma pure a Marsiglia, dove abita un nuovo re dell’informazione dalla storia romanzesca: Rodolphe Saadé. Fuggito con la famiglia da Beirut nel 1981 all’età di undici anni e oggi leader del gruppo Cma-Cgm che lui governa dall’alto della torre costruita dall’architetto Zaha Hadid.
Da Aponte a Saadé
Saadé è il capo famiglia dell’impero franco-libanese la cui ricchezza, peraltro non ostentata, ricorda quella del conte di Montecristo. A fine 2022 nessuna società d’Oltralpe aveva guadagnato quanto la sua Cma-Cgm, colosso dei trasporti e della logistica che controlla più di 600 portacontainer che operano nei porti di tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti agli ordini di monsieur Rodolphe che, forte degli enormi profitti garantiti dai commerci via mare negli ultimi due anni turbolenti (dalla crisi di Suez alle secche di Panama fino ai razzi degli Hutu) si è dedicato allo shopping, sia rafforzando l’impero logistico che allargando l’attività allo spazio (Eutelsat) che acquisendo il 9% di Air France. Per non parlare di assicurazioni e finanza, comparti in cui la vicinanza al Medio Oriente ha garantito buone entrate.
L’impero dei media di Saadé
Ma, soprattutto, Saadé ha messo assieme un vero e proprio impero dei media al servizio del business anche approfittando della debolezza dei rivali tradizionali. Il primo colpo è stato l’acquisto di Le Provençal. Il giornale simbolo della regione dopo una lunga anticamera prima di accedere nella stanza dei bottoni del potere locale, più esclusivo di un club inglese. Da lì a Parigi il passo è stato breve. Il mese scorso ha acquisito, per un miliardo tondo, il controllo di BFM, la catena nazionale di radio specializzata nell’informazione e di Radiò Montecarlo. A vendere è stato Patrick Drahi, sommerso dai sogni di grandeur nelle tlc. Ma l’avanzata di Saadé ha coinvolto anche il secondo giornale economico, La Tribune, affidato alle cure della moglie, Veronique.
Grazie alla Bolloré, sempre più concentrato nell’editoria e a trattare alla pari con Bernard Arnault.
Ma lasciamo, per ora, la pista Saadé che in tante cose assomiglia all’impero di Aponte. Anche il gruppo controllato dall’ex marinaio campano è stato protagonista negli ultimi anni di una crescita impetuosa culminata nell’acquisto della logistica africana di Bolloré. Al pari di Saadé, Aponte ha allargato il campo delle sue attività al cielo – il suo balzo in Ita al fianco di Lufthansa è solo questione di mesi, nonostante l’ostilità di Air France.
E dopo? Facile pensare che Aponte, grande amico di Sophia Loren, non si fermerà. È lecito immaginare un suo interesse per i media di Trieste, Livorno e gli altri porti. Per ora solo speculazioni, poi si vedrà. Elkann, intanto, si prepara a far cassa.