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La Francia dice basta all’esportazione di abiti usati. L’Africa non è la pattumiera dell’Europa

L’abbigliamento è un settore forte dell’economia europea. Gli abiti dismessi, però, causano inquinamento. Si aspettano norme dell’Ue e la Francia dà il primo forte segnale

La Francia dice basta all’esportazione di abiti usati. L’Africa non è la pattumiera dell’Europa

Partono dai paesi europei ma in Africa finiscono per lo più nelle discariche. Inquinano, aggravano i problemi dei rifiuti nei paesi di destinazione e quando non vanno in discariche (di ogni tipo) favoriscono il commercio illegale. La Francia dice stop all’esportazione di abiti usati verso i paesi terzi. I francesi hanno appurato da tempo che la situazione va aggravandosi ed hanno chiesto all’Ue una norma forte per fermare le esportazioni.

Le proposte circolate nei mesi passati a Bruxelles non sono ancora incisive. L’Europa ha convenienza a mandare fuori i residui, ma molte città dell’Africa vengono viste come puobelle per chi tratta gli abiti dismessi. In passato ci sono state inchieste giudiziarie sul commercio clandestino di capi destinati, solo in teoria, alle organizzazioni umanitarie. In venti anni, intanto, le esportazioni sono passate da 550 mila tonnellate a quasi 1,7 milioni. L’Onu ha accertato che da Francia, Italia, Germania, Spagna, Olanda soltanto nel 2022 sono partiti 1,4 milioni di tonnellate di capi tessili usati. Del resto l’Italia è uno dei paesi che il problema se l’è posto.

I danni all’ambiente

I vestiti possono causare inquinamento nei paesi africani dove gli articoli che non possono essere rivenduti finiscono nelle discariche. “E l’Africa non deve più essere la pattumiera del fast-fashion” dice il Ministero dell’ambiente francese. “Dobbiamo ridurre gli sprechi e gestire i nostri rifiuti”.

Secondo l’Agenzia Reuters la proposta di Parigi avrebbe già ottenuto il consenso di Svezia e Danimarca. La Commissione Ue sa bene che l’Europa produce oltre 5 milioni di rifiuti tra abbigliamento e calzature. La sensibilità francese sul tema è cresciuta soprattutto per l’aumento della produzione di abiti di ogni genere e il ritmo sempre più veloce con il quale si fanno acquisti.

Uno studio del Parlamento europeo sostiene che per far fronte all’impatto ambientale dell’abbigliamento è il caso di aumentare il ciclo di vita e il riciclo dei tessuti come parte di un’economia circolare condivisa tra i paesi Ue. All’orizzonte non si vede nulla e Parigi -tradizionale capitale della moda mondiale- ha lanciato la sua sfida.

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