“Il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento del target di inflazione di medio periodo” È quanto si legge nel bollettino economico della Bce pubblicato giovedì 21 marzo. Nella riunione del 7 marzo, la Banca Centrale Europea ha deciso di lasciare i tassi invariati, ma ha lasciato intendere che il tanto atteso taglio potrebbe arrivare a giugno, quando con ogni probabilità ci saranno dati sufficienti per pensare a una riduzione dell’orientamento restrittivo. Un’indicazione ribadita anche da alcuni membri del consiglio direttivo e dalla stessa presidente Christine Lagarde che il 20 marzo ha confermato: “Entro giugno avremo a disposizione nuove proiezioni che confermeranno o meno la validità dell’andamento dell’inflazione da noi previsto a marzo. Se questi dati riveleranno un sufficiente grado di allineamento tra l’andamento dell’inflazione di fondo e le nostre proiezioni, e ipotizzando che la trasmissione rimanga forte, potremo passare alla fase di allentamento del nostro ciclo di politica monetaria e adottare una politica meno restrittiva”
Bollettino Bce: “Pronti ad adeguare tutti gli strumenti per raggiungere inflazione al 2%”
Nel bollettino economico pubblicato il 21 marzo la Bce scrive che “Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”, si legge.
“Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo – continua il documento – In ogni caso, il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti gli strumenti di cui dispone nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione ritorni all’obiettivo del 2% nel medio termine e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria”.
Bollettino Bce: l’inflazione continuerà a scendere
L’inflazione dell’Eurozona continuerà a scendere. Non a caso, nell’ultimo bollettino economico, l’Eurotower ha rivisto nuovamente al ribasso l’inflazione rispetto alle stime di febbraio, in particolare per quest’anno per effetto del minor contributo dei prezzi dell’energia.
“L’inflazione complessiva nell’area euro è diminuita ulteriormente a febbraio tuttavia le pressioni interne sui prezzi sono ancora elevate, riflettendo in parte la vigorosa crescita delle retribuzioni e il calo della produttività del lavoro”, spiega il documento che poi sottolinea: “. “A febbraio le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine sono rimaste sostanzialmente stabili, collocandosi perlopiù intorno al 2 per cento” si legge nel bollettino che riporta le ultime stime pubblicate dallo staff Bce a inizio marzo. In particolare le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro degli esperti Bce prevedono che l’inflazione complessiva diminuirà gradualmente, collocandosi in media al 2,3% nel 2024, al 2,0% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. In parallelo, l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari è stata corretta al ribasso, collocandosi in media al 2,6% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e al 2% nel 2026.
Ci sono però dei pericoli. “Tra i rischi al rialzo per l’inflazione figurano le accresciute tensioni geopolitiche, soprattutto in Medio Oriente, che potrebbero determinare un rialzo dei costi di energia e di trasporto nel breve periodo, causando interruzioni nel commercio mondiale. Inoltre, l’inflazione potrebbe collocarsi su livelli più elevati del previsto se le retribuzioni aumentassero più di quanto atteso o i margini di profitto evidenziassero una tenuta superiore”. Al contrario, l’inflazione potrebbe sorprendere al ribasso se la politica monetaria frenasse la domanda più di quanto atteso o nel caso di un deterioramento inaspettato del contesto economico nel resto del mondo.
Bollettino Bce: “Riparte il Pil nel 2024, ma rischi orientati al ribasso”
La Bce prevede che la crescita dell’area euro si avvierà su una ripresa ciclica nel 2024. “In assenza di ulteriori shock”, sarà inizialmente spinta dall’aumento del reddito “che supporta i consumi privati, in presenza del calo dell’inflazione e della robusta crescita salariale.
“Nel medio periodo, la ripresa sarà sostenuta anche dagli investimenti“, grazie al venir meno della stretta sui tassi. I dati “continuano a segnalare una crescita modesta” nel breve periodo, ma gli indicatori di più lungo periodo mostrano “segnali di ripresa“, si legge nel bollettino di marzo.
I rischi per la crescita economica restano però “orientati verso il basso“, spiega il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europa, secondo cui l’espansione economica potrebbe risultare inferiore se gli effetti della politica monetaria si rivelassero più forti delle attese. “Anche un indebolimento dell’economia a livello mondiale o un ulteriore rallentamento del commercio internazionale graverebbero sulla crescita dell’area dell’euro. La guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente rappresentano significative fonti di rischio geopolitico”.
La crescita potrebbe essere al contrario più elevata se l’inflazione diminuisse più rapidamente delle attese e se l’incremento dei redditi reali comportasse aumenti della spesa maggiori del previsto, oppure se l’espansione dell’economia mondiale fosse più forte delle aspettative.