Il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi una volta ha detto che il pianeta non è in pericolo, sono gli uomini a essere in pericolo. Per capire queste differenze bisogna, però, studiare. La scienza non è solo degli accademici, è una risorsa per lo sviluppo civile e la crescita economica. Sulla base di queste considerazioni Parisi ha scelto di fare da testimonial a Stem la settimana promossa dal Ministero dell’Università e della Ricerca per avvicinare i giovani alla scienza e alle tecnologie.
Bisogna incuriosirli, i ragazzi, per formare una generazione di professionisti capaci di innovare. Le questioni climatiche, della salvaguardia dell’ecosistema, della ricerca applicata alla trasformazione industriale, dei brevetti, hanno bisogno di persone preparate. L’Italia non eccelle in queste discipline, appunto, Stem: Science, Technology, Engineering e Mathematics.
La settimana dedicata è in pieno svolgimento, si conclude l’11 febbraio dopo una serie di incontri, visite e laboratori in tutta Italia. Giorgio Parisi non è l’unico scienziato che sostiene l’iniziativa. Insieme a lui ci sono Amalia Ercoli Finzi, pioniera dell’ingegneria aerospaziale, la fisica Lucia Votano, il neuroscienziato Giulio Deangeli, l’astronoma Marica Branchesi, il biologo marino Mauro Celussi. “Quando parliamo di futuro, innovazione e progresso parliamo di Stem”, ha detto il Ministro dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini.
Le competenze mancano e un primo buco sta nell’orientamento degli studenti verso la scelta universitaria. Il governo ha annunciato due milioni di euro per aumentare la capacità di scelta universitaria e non è il solo a voler fare qualcosa. Anche Confindustria e altre associazioni periodicamente organizzano seminari ed session nelle scuole superiori.
Perché mancano gli specializzati?
“Spesso si confonde il tentativo di favorire la cultura scientifica con lo studio delle materie tecnico-scientifiche, ma non è così” ha detto Lucia Votano. Servono, invece, tutte le competenze, ed è il caso di considerare che il mondo e l’economia globale girano intorno alla produzione di sapere e conoscenze che diventano innovazione.
Le filiere produttive italiane lamentano tutte la carenza di oltre 200mila profili professionali specializzati. L’Istat ha certificato che poco meno del 24% dei giovani fino a 34 anni ha una laurea in discipline scientifiche e tecnologiche. Le donne sono in minoranza con il 16,6%.
Come evitare che gli avanzamenti scientifici e tecnologici si traducano in progressi economici soltanto per pochi ? Devono diventare progresso sociale. Dobbiamo dare a tutti giovani “la possibilità di accedere a un sapere intriso di cultura scientifica” risponde Votano. Gli scienziati che incontreranno i ragazzi sono convinti che questi deficit stiano impoverendo il paese. Il fenomeno ha origini lontane ma va affrontato oggi, in piena transizione industriale ed ecologica. Il panorama universitario spesso deprime per la carenza di alloggi, per le tasse alte, per la disorganizzazione complessiva di percorsi di studi.
Non avere le competenze scientifiche è stato detto- oggi equivale a quando, un secolo fa, non si sapeva leggere e scrivere. Visitare i laboratori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il Museo ‘Leonardo da Vinci’ di Milano, piuttosto che i centri di ricerca degli atenei di Brescia, Pavia, Siena vuol dire responsabilizzare i giovani e metterli in condizione di non scappare all’estero dopo la specializzazione. Lo sforzo del governo non si può racchiudere in una settimana ben concentrata e con nomi di prim’ordine. Gli stessi giovani che partecipano ai briefing immaginano che dopo arrivino risposte per l’accoglienza, la didattica, i finanziamenti, le case per gli studenti, i trasporti. Per allontanare ogni sospetto propagandistico e al contrario utile a costruire un’Italia diversa. Con rispetto per gli illustri scienziati.