L’avevano previsto da tempo lo stand-by mondiale della logistica e così i CEO delle multinazionali cinesi, sempre da tempo, avevano preso i necessari provvedimenti. All’ultimo CES – Consumer Electronics Show – di Las Vegas lo hanno ribadito, numeri alla mano. Ma lo avrebbe anche confermato in conversazioni private un altissimo esponente del board di una di queste mega imprese, da anni cooptato per meriti imprenditoriali nei massimi organismi del partito.
Sei i punti fondamentali della strategia di espansione cinese: “Basta terzismo ed entry level, meno made in China, più created in China con nostri brand, sempre più fabbriche regionali, meno lunghi trasporti”. Sesto punto: su pressante invito di Xi Jinping è in atto la delocalizzazione delle grandi multinazionali dell’elettronica di consumo e degli elettrodomestici in Africa, dove la Cina ha una presenza trentennale. Una posizione di forza, anche in vista di un nuovo fattore di sviluppo del Nord Africa dove diventerà decisivo per le imprese che operano tra Africa e Mediterraneo e in particolare per l’Italia, avere accordi e presenze nel nuovissimo porto di Tangeri al riparo da incursioni, blocchi, contese.
Dove investono i giganti cinesi
Da Hisense a Midea, da TCL a Haier, Gree, a Huawei, le multinazionali cinesi da qualche anno investono massicciamente in Nord America (bisogna ingraziarselo lo zio Sam) in Messico, in MO, nel Nord Africa e Africa e ovviamente in Asia, fuori dalla Cina. Lo scopo? Conquistare quote importanti del mercato mondiale con l’abbandono della produzione di tv entry level e superare in breve tempo i coreani da decenni leader delle vendite globali. E in particolare diventare i numeri 1 negli Stati Uniti.
Si torna alle fabbriche regionali
E poi, con fabbriche “regionali”, si anestetizza notevolmente il crescente impasse dei porti e degli stretti marittimi, anche perché, sempre per circoscrivere questi ostacoli, non saranno solo linee di assemblaggio di prodotti finiti ma anche dell’intera filiera. Mentre, al contrario, i coreani, i giapponesi e gli europei (per gli elettrodomestici) che hanno delocalizzato vedono decurtati gli arrivi degli apparecchi e della preziosa componentistica, che, tra l’altro, navigando più a lungo e tra molte difficoltà, costeranno molto di più. Ecco perché è tornata molto forte la corsa al reshoring.
Hisense, la star che corre di più
Al CES, Hisense e TCL si sono presentati con una sventagliata di novità hi tech annullando diversi gap tecnologici rispetto ai coreani e ai giapponesi. Per esempio stanno recuperando terreno nei diodi organici a emissione di luce e nei pannelli micro-LED, due campi in cui i marchi sudcoreani sono leader. Ma è Hisense che sta battendo tutti, avendo presentato per prima Tv Oled e a Miniled da 110”, con requisiti unici e che resteranno tali, secondo le riviste audio video americane, a lungo.
Per chi ha ancora qualche dubbio ecco rapidi esempi di questa avanzata, sostenuta da vendite in forte aumento (+20/+30 per cento in valore) in controtendenza con il mercato mondiale. Hisense ha rilasciato una mini TV retroilluminata a diodi emettitori di luce da 75 pollici con uno spessore inferiore a 14 millimetri e una TV laser ultrasottile. TCL China Star Optoelectronics Technology, un’unità di TCL, applicherà i suoi nuovi prodotti Oled nei settori medico e informatico e poi nel campo di applicazione ai televisori in futuro. In parole semplici: la velocità di trasferimento delle innovazioni al mondo reale dei big cinesi è impressionante.
Allarme per il “bianco”in Europa
Cosa sta accadendo in Europa? Le fabbriche italiane di Whirlpool e Electrolux stanno attraversando un periodo particolarmente delicato. Electrolux, pur tra le difficoltà crescenti di un mercato che la vede in grandi difficoltà, mantiene più di qualsiasi altra multinazionale delle tecnologie, gli investimenti per una transizione green. Per la Whirlpool Europa due fatti molto positivi: un aumento delle attività delle fabbriche italiane con rientri – probabilmente – anche da Oltreoceano e un ritorno alla grande in Eurocucina con collezioni che, secondo indiscrezioni, daranno un forte segnale di innovazione.
Le incertezze: l’impasse provocato dall’ente britannico antitrust che prima della fine di marzo non darà il benestare alla joint tra Whirlpool e Arçelik. O che lo darà ma imponendo qualche cambiamento. Un altro fattore di incertezza è stato il rilascio del rating di Standard & Poor’s Global in dicembre – molto discreto e scomparso dalle comunicazioni in chiaro che ha rivisto l’outlook a negativo, confermando un rating BBB ma al tempo stesso prevedendo un Ebitda a +6,5 per cento.
Pesa in realtà su queste previsioni la pesante contrazione del fatturato a seguito di massicce cessioni delle quali l’ultima è la riduzione della quota nella Whirlpool of India dal 75 al 51 per cento per far cassa. Anche Moody’s ha rivisto la prospettiva per il 2024 in negativo, in vista di un anno che difficilmente riavvierà la domanda di grandi elettrodomestici. Il gruppo BSH, dopo anni di espansione, risente in modo pesante con perdite sul mercato tedesco, anche – pare – a due cifre. La Haier, che fatica a far carburare la fabbrica ex Candy, a rischio chiusura secondo voci di corridoio, sta investendo in una quinta fabbrica in Turchia dove verranno prodotte lavabiancheria.
Chi vince in Europa?
Hisense si sta rivelando un protagonista in decisa espansione (fatturato dai 2,8 miliardi di euro del 2022 ai 3,6del 2023 e un inizio brillante del 2024) anche nel segmento degli elettrodomestici (+20 per cento, portando via quote ai coreani). Le quote di tutti gli apparecchi sono in aumento; nel freddo freestanding insidia i due leader, Samsung e LG, essendo salita rapidamente al terzo posto.
Anche nella climatizzazione la società ha messo a segno un grande successo con un +20 per cento. A Eurocucina sarà presente con nuove collezioni di builtin, diventando così un protagonista molto scomodo per Whirlpool, Electrolux e per la Grundig (il brand dell’incasso della turca Arcelik) che, grazie ad accordi conclusi da anni con i maggiori produttori di mobili, ha raggiunto una quota importante delle vendite. Il segreto: “Vorrei sottolineare –spiega l’Ad di Hisense Italia Gianluca Di Pietro – che la prima strategia del gruppo è crescere preservando attentamente i margini, investendo in R&D, gestendo bene i canali della distribuzione. Non abbiamo mai ceduto alla politica del prezzo basso”.
Hisense Europa può contare su due fabbriche nel cuore dell’Europa (Slovenia e Croazia), dalle quali escono apparecchi di gamma medio alta e alta, anche tv, con costi inferiori alla media europea ed ha un R&D europeo. In più, il board della corporation non ha fatto l’errore commesso dalle altre multinazionali cinesi, di mandare in Europa manager cinesi all’oscuro delle complessità dei diversi mercati. Ha nominato Ad di Hisense Italia Gianluca Di Pietro, che ha una lunga esperienza nel settore, e che nel giro di pochi anni ha portato la filiale italiana a 260 milioni di euro,
Hisense pronta a fare shopping?
Hisense ha visto lontano chiudendo in tempo i siti produttivi in Polonia, paese troppo vicino al conflitto Russia-Ucraina e logisticamente non favorito. “Con la finalità – commenta Di Pietro- di concentrare il più possibile i centri produttivi, compreso il segmento dei tv che è operativo in Slovenia”. Il gruppo è deciso a crescere soprattutto con investimenti in ricerca e ampliamento delle quote di mercato di ogni tipologia. Corrono voci da tempo che Hisense sia interessata ad acquisire il brand Zanussi messo in vendita, con altri, da Electrolux. Potrebbero esserci anche eventuali acquisizioni? “La società si muove solo se è ben sicura di mantenere il ritmo di crescita e i margini. E guarderebbe comunque all’Europa, per eventuali joint o acquisizioni, perché il mercato europeo è il più interessante e qualificato per crescere bene”.