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Maignan non è più solo il portierone del Milan ma da sabato è il n.1 della lotta al razzismo negli stadi

La protesta, piena di sacrosanta rabbia ma anche di coraggio, del portiere del Milan contro i cori razzisti di Udine può finalmente scuotere le coscienze dell’Italia civile: via per sempre i razzisti e i violenti dagli stadi e piena solidarietà – non a parole ma nei fatti – col campione del Milan e a chi come lui è vittima del tifo più odioso

Maignan non è più solo il portierone del Milan ma da sabato è il n.1 della lotta al razzismo negli stadi

Da sabato scorso la vita di Mike Maignan, il portierone del Milan che in Francia chiamano “Aquila magica” per la spettacolarità dei suoi tuffi ma anche per la capacità di leadership, non è più la stessa. E’ cambiata quando ha unito la rabbia al coraggio e ha abbondato il campo di Udine per protesta contro la vergogna dei cori razzisti che per tutta la partita gli sono piovuti addosso. La gara è stata temporaneamente sospesa e per solidarietà tutto il Milan lo ha seguito negli spogliatoi. Ma da quel momento il n.1 del Milan (anche se sulla maglia porta il n.16) è diventato il n.1 della lotta al razzismo negli stadi. Anche per la durezza, il coraggio e l’orgoglio delle sue parole: “Non è il giocatore che è stato attaccato, ma l’uomo, il padre di famiglia. Ora basta. Squadre e giudici devono assumersi le loro responsabilità o saranno complici. Ci vogliono sanzioni molto forti, perché parlare non serve più a niente”. Parole sacrosante a cui speriamo che stavolta seguano sanzioni esemplari contro gli autori dei cori razzisti. Ma una cosa è certa: nel calcio la solitudine del portiere è quasi inevitabile perché è il più esposto e il più vicino al pubblico. Ma da sabato Maignan non è più solo: le persone civili e gli sportivi veri sono tutti con lui. Grande Mike

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