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Mercati globali: la scommessa di Warren Buffett sul Giappone che torna a fare boom. India alla riscossa, chi soffre è la Cina

Oggi il Nikkei sale a un nuovo massimo da 34 anni, a un passo dai livelli toccati a inizio anni Novanta. Viceversa a Pechino, le persistenti incertezze sull’andamento dell’economia fanno scendere le Borse cinesi

Mercati globali: la scommessa di Warren Buffett sul Giappone che torna a fare boom. India alla riscossa, chi soffre è la Cina

Ancora una volta i mercati finanziari devono inchinarsi al genio di Warren Buffett, il quasi centenario saggio di Omaha che più o meno due anni fa decise di puntare sulla Borsa giapponese. Un’operazione contraria, visti i numeri all’epoca dell’economia di Tokyo, ancora afflitta dai veleni della lunga deflazione frutto scomodo della politica dei tassi zero. Ma Buffett, a seguito di una lunga trasferta nel Sol Levante, decise che l’economia giapponese, dopo un letargo di vent’anni e più, stava finalmente avviando le riforme di governance necessarie per ridare slancio al made in Japan. Di qui la decisione di entrare nelle cinque società di trading che da sempre hanno un ruolo chiave nei commerci di Tokyo. A credito, per giunta, sfruttando i bassi tassi di interesse sullo yen.

Giappone, sale il Nikkei

Oggi il  Nikkei 225 +1,35 % sale ad un  un nuovo massimo da 34 anni, ormai ad un passo dai livelli toccati ad inizio degli anni Novanta, prima dello scoppio della bolla immobiliare. E il Kabuto-cho, sede del mercato azionario, torna ad essere uno dei punti caldi dei mercati come dimostra la performance di Yamaha  la miglior blue chip con un +5,4%, dopo aver annunciato un accordo per l’acquisto del produttore di motori elettrici Torqeedo dalla tedesca Deutz Ag. L’indice della Borsa giapponese registra una performance intorno a +5% dal primo gennaio alimentata dalla crescente convinzione che la Banca del Giappone manterrà la sua politica ultra-conciliante al termine della riunione di martedì, complice il recente terremoto che ha offerto l’occasione per evitare una stretta.

E così la Borsa di Tokyo può continuare il volo dopo aver superato di slancio la Borsa di Shanghai. Alla corsa di Tokyo, infatti, corrisponde la crisi del listino cinese che pure sembrava destinato a ben altre sorti, una volta superata la clausura del Covid 19.

In calo le Borse della Cina

Al contrario, le Borse della Cina sono in calo, a causa delle persistenti incertezze sull’andamento dell’economia. L’indice CSI 300 di Shanghai-Shenzhen oggi cede lo 0,2%, l’indice Hang Seng di Hong Kong è in ribasso del 2%, sul nuovo minimo da 15 mesi. La Banca popolare cinese ha mantenuto il tasso di riferimento sui prestiti ai minimi storici, segnalando di avere un margine limitato per allentare le condizioni monetarie e sostenere la crescita economica.

La fiducia delle famiglie e delle imprese, un tempo elevata, oggi è al minimi per più motivi tra cui spicca la crisi demografica galoppante, con il tasso di fertilità sceso recentemente addirittura sotto l’unità, con conseguente dimezzamento della popolazione a ogni generazione mentre i giovani laureati non trovano lavoro. Eppure negli ultimi tre anni  il Pil cinese è cresciuto complessivamente del 13,3 per cento. Negli Stati Uniti è cresciuto meno della metà, ovvero del 6,1 per cento. In Eurozona del 2,9. Se poi consideriamo il biennio post-pandemico 2023-24, la crescita cinese è del 10 per cento, quella americana del 4,1 e quella europea dell’1,8 per cento.

Dall’inizio del 2020 alla fine di quest’anno la Cina sarà riuscita a crescere anche più dell’India, un Paese percepito come in pieno boom (23,3 per cento in Cina, 22 in India). La distanza tra i due Paesi sarà dunque cresciuta ulteriormente, anche se forse per l’ultima volta, considerando che l’India godrà nei prossimi decenni di stabilità demografica. Ma la Cina paga a caro prezzo la distanza crescente dall’Occidente, nonché i limiti di un modello di sviluppo fortemente sbilanciato sugli investimenti e troppo dipendente dalle esportazioni da una parte e dal debito dall’altra.

Cosa fa l’India di Modi

Chi gode di ottima stampa è al contrario l’India di Modi che oggi celebra la consacrazione del tempio di Ram ad Ayohdya. La ricostruzione del tempio, fortemente voluta dal premier, è considerata come la rivincita hindu verso la dominazione islamica. Si calcola che almeno 100 milioni di pellegrini visiteranno quest’anno il tempio, simbolo della riscossa indiana: il premier indiano Modi ha intanto lanciato la formula “India grows, China slows”.

Avrà ragione il presidente indiano, oggi al centro delle attenzioni occidentali. Oppure i numeri della Cina si prenderanno la rivincita. In attesa del prossimi responsi di Warren Buffett, merita gettare uno sguardo su questi tre grandi protagonisti – Cina, India e Giappone – della sfida geopolitica globale.

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