Zero tituli: l’esperienza del vulcanico Josè Mourinho sulla panchina della Roma si avvia alla più mesta delle conclusioni. Licenziato subito malgrado l’alta penale da pagare. Nemmeno la tifoseria, che delirava per lui e che ora sogna Daniele De Rossi capitan futuro sulla panchina, lo ama più. Del resto i risultati della stagione romanista sono impietosi. Non solo zero tituli come boriosamente diceva lui negli anni d’oro sfottendo gli avversari, ma molto peggio. In campionato, dopo la sconfitta di domenica sera a San Siro contro il Milan, la Roma è precipitata all’ottavo posto e per ora l’accesso alla futura Champions è solo una chimera. In Coppa Italia non poteva arrivare un’eliminazione più umiliante essendo nata dalla sconfitta del derby (il quarto derby perduto) con la Lazio. In Europa League la Roma è ai playoff e a metà febbraio dovrà vedersela con gli olandesi del Feyenoord ma, se gioca come in campionato e in Coppa Italia, non ha molte chance di andare avanti. Da quando è sulla panchina della Roma a Mou resta solo il trionfo di Tirana in Conference League: troppo poco per vivere di rendita. “Non sono Harry Potter” ha provato a giustificarsi Mou. Ma il fatto è che non è più nemmeno lo Special One del triplete interista. Forse non aveva del tutto torto chi diceva che, dopo l’avventura inglese, Mou era bollito e che della sua magia restavano solo la boria e le battute ad effetto. Che alla lunga, in assenza di vittorie, hanno finito per stancare anche la tifoseria romanista. In futuro prima di prendere per i fondelli gli avversari (“Zero tituli”), pensaci due volte, Mou. Giù dalla torre senza pietà.
Mourinho, non è Harry Potter e non è più lo Special One: inevitabile l’addio alla Roma
Peggio di così l’ultima stagione di Mourinho sulla panchina della Roma non poteva andare: non solo Zero Tituli ma sconfitte e umiliazioni continue. Soprattutto nei derby. Non è più lui