Il mondo delle start-up può essere non semplice. C’è l’idea, c’è l’entusiasmo iniziale. Poi ci si scontra con una realtà che richiede organizzazione, finanziamenti e sostegno. La figura dei Business Angel è stata creata per questo: categoria di investitori solitamente manager o professionisti, dedicata a supportare le start up nelle primissime fasi della loro esistenza, diventata una presenza significativa nella filiera degli investimenti in venture capital. In Italia sono 1.671 e nel periodo 2018-2022 hanno partecipato a più di 120 round di finanziamento, per un ammontare investito di oltre 45 milioni di euro.
A delineare il perimetro del nuovo filone è il report “Business angel in Italia: l’impatto dell’angel investing” realizzato da Growth Capital e Italian Tech Alliance insieme con il Politecnico di Torino e la University of East Anglia. “Questo studio è importante perché mostra con chiarezza come anno dopo anno in Italia sia cresciuto il peso dell’angel investing nel sostenere la crescita delle startup e delle aziende innovative”, ha commentato Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance. “I Business Angel sono ormai riconosciuti come elementi chiave per l’ottenimento di capitali per sostenere la crescita di piccole e giovani imprese, in particolare dei round seed ed early stage, meno presidiati dai venture capital tradizionali rispetto ai round d’investimento delle fasi più avanzate”.
Business Angel, oltre la metà organizzata in gruppi e network: i Bag e i Ban
Secondo il rapporto, il 70% del totale dei Business Angel identificati opera in Italia Settentrionale: in testa la Lombardia con 687 soggetti attivi, seguita dal Piemonte con 240 e dal Lazio con 174. Il 94% dei Business Angel mappati ha un titolo di istruzione superiore e il 78% vanta un background imprenditoriale o manageriale. Il 66% di questi è iscritto ad almeno uno dei 33 Business angel group (Bag) e Business angel network (Ban). In Italia operano 17 Business angel group (11 nel Nord-Ovest, 4 nel Nord-Est e 2 nel Centro Italia) e 16 Business angel network (7 nel Nord-Ovest, 2 nel Nord-Est, 5 nel Centro Italia e 2 tra Sud e Isole).
Costante crescita della partecipazione di Bag/Ban ai finanziamenti
Negli ultimi cinque anni, circa il 10% dei round di investimento completati in Italia ha visto la partecipazione di uno o più Bag/Ban con una crescita progressiva e continua dai 20 round del 2018 che avevano coinvolto Bag o Ban e ai 30 del 2022. Guardando sempre al periodo 2018-2022, si evidenzia anche che l‘ammontare investito in round con la presenza di Bag/Ban ha rappresentato circa il 20% del totale investito in Italia, con oscillazioni dal 6% al 28%. L’ammontare investito in round con la presenza di Bag/Ban ha rappresentato infatti una porzione costantemente crescente del totale investito, passando dai 29 milioni del 2018 (su investimenti complessivi pari a 502 milioni) ai 529 milioni del 2022 (su oltre 1,8 miliardi di investimenti.
Nel dettaglio, quando partecipano a un aumento di capitale, i Bag/Ban coprono mediamente circa il 5% dell’ammontare investito, una percentuale arriva a circa il 10% se si escludono i mega round (ovvero, i round di ammontare pari o superiore a 100 milioni di euro). Per quanto riguarda il numero di round, il report evidenzia come i round seed rappresentino lo stadio di maturità privilegiato dai Bag/Ban.
Interessante la presenza di Bag/Ban anche in stadi di investimento più avanzati (Serie A e B+), tipicamente riconducibile a follow-on su società che erano già state oggetto di investimento in precedenza, dice il rapporto. Guardando ai settori, nel periodo oggetto dell’analisi, Bag e Ban hanno investito prevalentemente in aziende dei settori digital con 27 round, life sciences per un totale di 25 round, 17 per il fintech e 16 per le smart city.