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Accadde Oggi: 11 gennaio 1999, muore Fabrizio De André, uno dei più celebri cantautori italiani

25 anni fa ci lasciava uno dei più grandi e influenti cantautori italiani di tutti i tempi. De André è stato un artista impegnato e sensibile, che non ha avuto paura di affrontare temi scomodi. Ancora oggi le sue canzoni sono apprezzate e reinterpretate da artisti di ogni generazione

Accadde Oggi: 11 gennaio 1999, muore Fabrizio De André, uno dei più celebri cantautori italiani

L’11 gennaio 1999, muore a Milano a causa di un cancro al fegato, Fabrizio De André. Aveva 58 anni. De André, noto anche come Faber, è considerato uno dei più importanti e influenti cantautori italiani. L’appellativo “Faber” gli fu dato dall’amico Paolo Villaggio a causa della sua predilezione per i pastelli e le matite Faber-Castell, oltre all’assonanza con il suo nome. È chiamato anche “il cantautore degli emarginati” o il “poeta degli sconfitti”.

Durante quasi quarant’anni di attività artistica, De André ha registrato quattordici album in studio e molte canzoni pubblicate solo come singoli, poi incluse in antologie. La sua carriera spaziò attraverso varie fasi, dalla musica folk degli anni ’60 alle sperimentazioni più sofisticate degli anni successivi.

De André è stato un artista impegnato e sensibile, che non ha avuto paura di affrontare temi scomodi. Le sue composizioni narrano storie di emarginati, ribelli e prostitute, e alcune, per il loro valore poetico, sono entrate nelle antologie scolastiche già dagli anni settanta. Le sue canzoni sono spesso accompagnate da testi poetici e riflessivi, che hanno contribuito a diffondere un messaggio di pace e di tolleranza. I suoi testi hanno ricevuto elogi anche dal poeta Mario Luzi.

Le sue canzoni continuano ad essere attuali e apprezzate e reinterpretate da artisti di ogni generazione.

Le origini e il successo

De André nasce a Genova il 18 febbraio 1940. Inizia a suonare la chitarra da giovanissimo e a comporre canzoni. Il suo primo successo arriva nel 1962 con la canzone “La canzone di Marinella”, interpretata da Mina.

Il cantautore genovese raggiunse la fama con album come “Volume 1” e “Volume 3” negli anni ’60, e continuò a esplorare nuovi territori musicali durante gli anni ’70 e ’80. Opere come “Non al denaro non all’amore né al cielo” e “Creuza de ma” dimostrarono la sua versatilità e il suo costante desiderio di innovazione.

Negli anni successivi, De André pubblica una serie di album che lo consacrano come uno dei più originali e innovativi cantautori italiani. Le sue canzoni, spesso ispirate a storie di vita vissuta, trattano temi importanti come la guerra, la solitudine, l’amore e la giustizia sociale.

Tra i suoi brani più celebri vi sono:

  • La guerra di Piero
  • Via del Campo
  • Bocca di Rosa
  • Il pescatore
  • Don Raffaè
  • Fiume Sand Creek
  • La cattiva strada
  • La città vecchia

La scuola genovese

Fabrizio De André è stato uno degli esponenti chiave della scuola genovese insieme a Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi e Luigi Tenco, contribuendo al profondo rinnovamento della musica leggera italiana. È l’artista con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei Targhe e un Premio Tenco.

Nel 1997 ha ricevuto il Premio Lunezia per il valore musical-letterario della sua canzone “Smisurata preghiera”.

De André, noto per le sue idee anarchiche e pacifiste, è stato uno degli artisti che ha contribuito maggiormente a valorizzare la lingua ligure. Ha esplorato anche altri dialetti, come il gallurese e il napoletano, seppur in misura minore e con approcci differenti.

La scoperta del male e la morte

Il 13 agosto 1998, dopo un concerto a Roccella Ionica, Fabrizio De André pianifica una tappa successiva a Saint-Vincent il 24 dello stesso mese. Durante le prove, mostra segni di disagio e dolore al torace e alla schiena, rifiutando infine di tenere il concerto. Successivi esami medici rivelano un carcinoma polmonare, costringendolo ad interrompere definitivamente i concerti. Nonostante la malattia avanzata, continua a lavorare su un progetto musicale con Oliviero Malaspina, che alla fine non vede mai la luce. Collabora con Malaspina anche a progetti letterari, come un libro intitolato “Dizionario dell’ingiuria” e alcuni racconti.

Nel novembre 1998, De André è ricoverato in ospedale, uscendone solo il giorno di Natale per trascorrere la festa con la famiglia. Muore così l’11 gennaio 1999, un mese prima del suo cinquantanovesimo compleanno, all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

I funerali si svolgono il 13 gennaio nella Basilica di Santa Maria Assunta di Carignano a Genova, attirando una folla numerosa di estimatori, amici e personaggi dello spettacolo, della politica e della cultura.

Dopo la cremazione, avvenuta il giorno successivo alla cerimonia funebre, le ceneri di De André sono disperse nel Mar Ligure, come da sua volontà. Tuttavia, il suo nome compare nella tomba di famiglia al Cimitero di Staglieno, nel loculo del fratello Mauro. Sulla tomba sono presenti alcuni oggetti simbolici, tra cui sassi raccolti sulla spiaggia, una sigaretta e una conchiglia.

Dopo la sua morte, la sua popolarità e il suo elevato livello artistico hanno portato diverse istituzioni a dedicargli strade, piazze, parchi, teatri, biblioteche e scuole.

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