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Borsa 8 gennaio chiusura: high tech ok, male i petroliferi e boom del bond decennale di Eni

Il calo dei prezzi del petrolio penalizza anche i titoli in Borsa – emissione boom di bond decennali a tasso fisso per Eni – A Piazza Affari buona performance di Amplifon – Il Nasdaq riprende quota

Borsa 8 gennaio chiusura: high tech ok, male i petroliferi e boom del bond decennale di Eni

I listini europei chiudono oggi una seduta all’insegna della cautela, frenati dai titoli petroliferi e dal crollo del greggio. Anche Eni è negativa (-2,96% a Milano), nonostante il boom del bond decennale lanciato in mattinata. L’ammontare dell’emissione è pari a 1 miliardo di euro a fronte di ordini ricevuti per oltre 5 miliardi da investitori istituzionali. Il bond, con scadenza 15 gennaio 2034, ha un prezzo di re-offer del 99,27% e pagherà una cedola annua del 3,875% che resterà invariata fino a scadenza. 

Piazza Affari guadagna lo 0,42% e si avvicina a 30.600 punti base, in sintonia con Parigi +0,4%, Francoforte +0,73% e Madrid +0,44%. Sono più timide Amsterdam +0,05% e Londra, +0,06%.

Nel pomeriggio i listini continentali sono stati incoraggiati da Wall Street e dai progressi del Nasdaq, (+1,2%), anche se il DJ arretra (-0,2%) a causa di Boeing (-6%) dopo il pericoloso incidente di Alaska Airlines (-3,77%) e la messa a terra decisa dalla Federal Aviation Administration degli Stati, dei 737 MAX 9. È in ripresa Apple (+1,35%), dopo le perdite della scorsa ottava.

A New York si naviga a vista in avvio di settimana, in attesa della nuova stagione degli utili, che partirà nei prossimi giorni e dei dati sull’inflazione, in uscita giovedì e venerdì, dopo che il mercato del lavoro, la scorsa settimana, è risultato più vivace delle attese, frenando le scommesse su un taglio dei tassi da parte della Fed a partire da marzo. I prezzi dei T-bond sono in gran parte in calo. 

Tonfo di petrolio e gas

È pesante oggi il calo del petrolio, con il future Brent marzo 2024 che cede il 3,58%, poco lontano da 76 dollari al barile; il greggio texano, febbraio 2024, perde il 4,09%. All’origine della ripida discesa c’è la scelta dei tagli ai prezzi da parte dell’Arabia Saudita e l’aumento della produzione da parte di alcuni paesi, elementi che compensano i timori sull’offerta generati dalla guerra in Medio Oriente e dalla tensioni nel Mar Rosso.

Va a picco anche il prezzo del gas ad Amsterdam, con il contratto febbraio 2024 che cede quasi il 9% per un prezzo di 31,540 euro al Mwh.

Sul mercato valutario l’euro è in leggero progresso sul dollaro, in area 1,097.

Piazza Affari, Eni scende, ma il bond decennale  registra ordini pari a cinque volte l’offerta  

Le blue chip peggiori del giorno sono tre titoli petroliferi: Saipem -3,86%, Eni, Tenaris -2,09%. Il cane a sei zampe arretra, ma il prestito obbligazionario decennale lanciato questa mattina vola: dovrebbe ammontare a un miliardo di euro, ma ha registrato ordini per cinque miliardi. L’elevata richiesta ha consentito di abbassare il prezzo a 137 punti base di spread sopra il tasso midswap, contro una guidance iniziale in area 175 punti base.  

Nel resto del listino le perdite superano il punto percentuale per Erg -1,44%.

Chiude una seduta sugli scudi invece Amplifon, +3,4%, sostenuto dalla decisione di Morgan Stanley di alzare il rating a ‘overweight’ da ‘equal weight’, con target price a 35 euro da 30 euro.

Rimbalza il lusso, con Moncler +2,53% e Cucinelli +2,29% e mostrano consistenti progressi i titoli dell’automotive come Pirelli +3,02%, Iveco +2,2%, Ferrari +1,8%.

Tra i titoli finanziari si mettono in luce Nexi +2,31% e Finecobank +1,89%. Salgono Banca Mediolanum +1,87% e Anima Holding +3,14%, grazie all’andamento della raccolta a dicembre.

Spread stabile

La chiusura è piatta sul secondario, con lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata che si conferma a 167 punti base. Risultano in calo i rendimenti: il titolo italiano è indicato al 3,79% (dal 3,81% di venerdì) e quello tedesco al 2,12% (da 2,14%).

Intanto anche il Tesoro italiano ha deciso di attingere ancora all’obbligazionario, che ha riservato notevoli soddisfazioni lo scorso anno per gli investitori. Il Mef ha conferito mandato a un pool di banche per un’emissione dual tranche mediante sindacato di un nuovo benchmark BTp a 7 anni, scadenza 15 febbraio 2031. Il mandato affidato riguarda anche una riapertura, per un importo non superiore a 5 miliardi, del BTp trentennale scadenza primo ottobre 2053 con cedola del 4.5% (Isin IT0005534141). Le aste di BTp a 7 anni e dei titoli con scadenza superiore ai 10 anni, previste per l’11 gennaio prossimo, invece non avranno luogo.

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