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Israele colpisce con un drone il numero due di Hamas a Beirut

Si tratta di Saleh al-Arouri, il funzionario più alto in grado tra quelli uccisi finora. Con lui altri cinque esponenti di Hamas sono morti nell’attentato. Con la sua uccisione si è varcata quella linea rossa citata dal ministro della difesa israeliano?

Israele colpisce con un drone il numero due di Hamas a Beirut

E’ stato colpito ieri alla periferia sud di Beirut il capo hamasiano Saleh al-Arouri, braccio destro di Ismail Haniyeh e numero due dell’ufficio politico. Israele lo aveva avvertito e ha mantenuto la promessa: i leader di Hamas non sarebbero stati al sicuro nemmeno all’estero. Al-Arouri è il funzionario nel grado più alto, fra quelli ammazzati finora. Secondo la televisione libanese a provocare la deflagrazione è stato un drone: immagini trasmesse dall’emittente mostrano uno squarcio all’interno dell’edificio e la carcassa distrutta di un veicolo. Con Arouri sono stati uccisi altri cinque esponenti di Hamas.

L’attacco è avvenuto nel quartiere di Dahieh, zona considerata una roccaforte di Hezbollah, la milizia filoiraniana alleata di Hamas: per questo i dirigenti palestinesi si sentivano probabilmente protetti da possibili operazioni israeliane. Il 58enne Arouri era uno dei leader di primissimo piano di Hamas, tra i fondatori dell’ala militare del gruppo, le Brigate al Qassam, e numero due dell’ala politica. Aveva inoltre stretti legami sia con l’Iran che con gli Hezbollah.

Quatto anni fa era stato colpito Qassem Soleimani in Iraq

E’ stata scelta un’altra data simbolica. L’ennesima. Ad Hamas, che il 7 ottobre aveva attaccato Israele nei cinquant’anni dalla guerra del Kippur, Israele decide di rispondere allo stesso modo di quando era stato colpito Qassem Soleimani, il generalissimo dei pasdaran iraniani eliminato esattamente quattro anni fa, in Iraq, dagli americani. Gli Usa, dal 2015, avevano messo sulla testa di Al-Arouri una taglia passata da 5 a 10 milioni di dollari.

La linea rossa è stata attraversata?

E pure il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, alla domanda su quale fosse “la linea rossa” da attraversare prima che cominciassero le esecuzioni mirate, qualche giorno fa aveva risposto in conferenza stampa: “Se sentirete che abbiamo attaccato a Beirut, capirete che loro hanno varcato la linea rossa”.Dove il riferimento è, naturalmente, all’Iran e agli Hezbollah.

Al-Arouri era diventato un interlocutore quasi quotidiano del leader sciita di Beirut, Hassan Nasrallah. Proprio oggi alle 18, in ricordo dell’uccisione del generale Soleimani, era stato annunciato un messaggio tv dello stesso Nasrallah: dalle parole della Guida libanese, se l’intervento sarà confermato, forse si capirà se, quando e come gli Hezbollah stiano preparando la loro vendetta. La sua linea, lui l’aveva esposta in agosto: “Qualsiasi assassinio sul suolo libanese contro un libanese, un palestinese, un siriano o un iraniano, riceverà una forte risposta”. “Israele pagherà il prezzo dei suoi crimini, compreso questo”, tuona subito Ashan Attia, capo della Jihad. “È un vile assassinio — avverte la tv di Hamas — Israele non fermerà la resistenza”.

Il premier libanese: si è entrati ora in una nuova fase della guerra

“Questa uccisione — è preoccupato il premier libanese Najib Mikati — punta a trascinare il nostro Paese in una nuova fase della guerra”. Da Gerusalemme lo sanno bene. E fonti americane non hanno dubbi sulla paternità del drone: la convocazione del Gabinetto di guerra a Tel Aviv, in serata, è slittata di due ore, mentre dall’agenda è stata cancellata la discussione sul cosiddetto piano “Day After”, una futura suddivisione di Gaza per aree civili e militari che Netanyahu doveva illustrare dopo il ritiro di alcune brigate dalla Striscia. Il segretario di gabinetto, Yossi Fuchs, ha ordinato a tutti i ministri israeliani di non fare commenti sull’attacco di Beirut. Questo anche perché era stato il nuovo ministro degli Esteri, Israel Katz, a lasciarsi sfuggire poche ore prima che ormai “siamo sull’orlo della Terza guerra mondiale con l’Iran e con l’Islam radicale”.

Al-Arouri era colui che in un famoso video si vede esultare il 7 ottobre assieme ad Haniyeh, mentre ascolta le notizie sul massacro nei kibbutz. Uno che fece rapire e uccidere tre adolescenti israeliani ed è considerato fra le menti dell’ottobre nero. Il suo ruolo, però, non era solo quello di sanguinario terrorista: era stato in passato il negoziatore per il rilascio del soldato Gilad Shalit, sedeva alla tavola del leader turco Erdogan, era stato il più favorevole a una riconciliazione con Fatah di Abu Mazen. Qualche settimana fa, s’era detto contrario al rilascio degli ostaggi israeliani senza una vera tregua. La sua uccisione è solo l’inizio di quel che accadrà, dice una fonte militare israeliana: “La caccia ai capi di Hamas, senza limiti e senza frontiere”. Ben oltre ogni linea rossa.

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