Le banche lo scorso anno hanno accelerato la “pulizia” di bilancio cancellando crediti in sofferenza per 22 miliardi, soprattutto grazie alle cessioni sul mercato, a fronte di un calo delle cartolarizzazioni dopo la fine dell’epoca delle garanzie pubbliche, le gacs. È quanto emerge dall’ultima rilevazione della Banca d’Italia, secondo cui il tasso di recupero sui crediti in sofferenza è migliorato lo scorso anno rispetto al precedente, mentre il prezzo delle sofferenze cedute è aumentato rispetto al passato.
L’indagine, si legge nelle “Note di stabilità finanziaria e vigilanza”, è stata avviata da via Nazionale a partire dal 2016, quando il problema dello smaltimento degli npl era una priorità per il settore.
Bankitalia: calano le sofferenze, aumentano le cessioni
Continuano a ridursi le sofferenze delle banche continuano a ridursi: come detto, nel 2022 sono state chiuse (eliminate dai bilanci) posizioni per circa 22 miliardi, un valore pari a circa 4 volte il valore dei nuovi ingressi e superiore al 2021 in termini sia assoluti (17 miliardi), sia di incidenza percentuale sulle sofferenze in essere alla fine dell’anno precedente (64% contro il 42%).
L’incremento rispetto al 2021 – spiega l’Istituto – è da attribuire perlopiù alle cessioni, balzate da 14 a 18 miliardi di euro, mentre l’ammontare delle posizioni chiuse in via ordinaria (pagamento tardivo del debito) è rimasto sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente a circa 4 miliardi. Il tasso di recupero dei crediti ceduti è cresciuto lo scorso anno al 32% (29% nel 2021) e per le posizioni chiuse in via ordinaria al 47% dal 45 per cento del 2021.
Giù anche le cartolarizzazioni
Rispetto agli anni precedenti, il ricorso alle cartolarizzazioni in rapporto al totale delle cessioni è stato inferiore, anche in considerazione del fatto che dal 14 giugno del 2022 le Gacs non sono più disponibili. Le Gacs, evidenzia la Banca d’Italia, hanno assistito quasi tutte le principali operazioni di cartolarizzazione di sofferenze (5,4 miliardi, l’82% delle sofferenze cartolarizzate). Le inadempienze probabili cedute sono aumentate a 7 miliardi (5,7 miliardi nel 2021).
Migliorano i tempi di smaltimento
L’indagine di via Nazionale mette in luce il miglioramento dei tempi di smaltimento delle sofferenze dal 2015 ad oggi, un fenomeno legato a doppio filo alla riduzione delle consistenze e dei bassi tassi di ingresso dei crediti in sofferenza e ai progressi conseguiti dalle banche nella gestione dei deteriorati negli ultimi anni.
La quota delle posizioni chiuse entro un anno dal passaggio a sofferenza è progressivamente aumentata, passando dal 38% per le posizioni entrate nel 2015 al 65% per quelle del 2021. I dati aggiornati mostrano inoltre che l’85% delle sofferenze vengono chiuse entro tre anni dal passaggio dei crediti in questo stato. Oltre alle sofferenze per 22 miliardi, le banche lo scorso anno hanno ceduto 7 miliardi di crediti classificati come “inadempienza probabile”.
I tassi di recupero delle sofferenze
Tornando ai tassi di recupero sulle sofferenze, dall’indagine emerge che il tasso medio su quelle assistite da garanzie reali è stato pari al 40%, in rialzo rispetto al 38% del 2021 per effetto delle cessioni.
Per le posizioni non assistite da garanzie reali il tasso medio di recupero si è attestato invece all 27%, in aumento rispetto al 25% del 2021sia sulle sofferenze cedute (dal 22% al 24%), sia su quelle oggetto di procedure di recupero ordinarie (dal 35% al 42%).
Prezzi in aumento grazie alle garanzie reali
Bankitalia sottolinea infine che il prezzo delle sofferenze cedute nel 2022 è stato pari al 21% dell’esposizione lorda di bilancio al momento della cessione, in lieve aumento rispetto al 20% del 2021.
L’incremento, come per il corrispondente tasso di recupero, è riconducibile sia alle sofferenze assistite da garanzia reale, per le quali il prezzo è salito al dal 29% del 2021 al 32% del 2022, sia a quelle non assistite da garanzie reale, il cui prezzo è aumentato al 12% (era all’11% nel 2021).
Il prezzo di cessione dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze è stato pari al 34%, in riduzione di 6 punti percentuali rispetto al valore osservato nel 2021, riflettendo il minor peso della componente garantita.