I mancati recuperi di strutture pubbliche nella Capitale pesano come un macigno sull’amministrazione di Roberto Gualtieri. Quanti luoghi simbolo o di affezione dei romani sono rimasti a marcire sotto pioggia, sole, vento, grandine negli ultimi anni ? Vai a contarli!
Gualtieri é in Campidoglio perché ha presentato un programma che ha convinto i romani a non perdere più la testa tra le (Cinque) stelle. Non si fa mai abbastanza per la città che nel bene e nel male rappresenta la Nazione ( vedi Costituzione) e quindi un plauso a chi segnala interventi da fare.
Un simbolo sportivo e architettonico in pieno centro è lo stadio Flaminio. Per i meno giovani è l’icona di un Italia delle sfide che nessun sindaco illuminato o stellato (non chef )che fosse si è preso la briga di valorizzare. O no ?
Si, qua e là se n’è parlato, ma tutto resta è rimasto lì irriconoscibile. Ambiente urbano, sono due parole che a Roma non sfondano (per ora).
E invece per il Flaminio se non ora, quando? Se l’è chiesto Pino Capua, capo della commissione antidoping della Figc. Su Facebook ha lanciato la petizione “Salviamo lo stadio Flaminio”.
Gli eventi dei prossimi anni
Ha la vista lunga Capua e quindi scrive:”2024 Europei di atletica, 2025 Giubileo, 2032 Europei di calcio, 2033 Giubileo Straordinario e la possibilità di ospitare i Mondiali di atletica 2027. Nei prossimi 10 anni la nostra città sarà più volte padrona di casa di importanti manifestazioni ed eventi”. Con l’Expo l’abbiamo scampata bella, caro Capua!
Roma deve presentarsi a questi appuntamenti in tutta la sua bellezza e storia e non può mostrare nel cuore della città un simbolo di degrado ed incuria come il Flaminio. Sindaco ci ascolti !
Lo stadio fu costruito negli anni ’50 ed è stato sede di eventi sportivi e concerti. È famoso per il design iconico e la vicinanza al Foro Italico e all’Auditorium. È stato il campo di gioco della Nazionale Italiana di rugby ma è chiuso dal 2011. Fasti e memorie generazionali.
“Dico che è necessario ed improrogabile avviare un tavolo di confronto che coinvolga mondo politico, imprenditoriale e sportivo, la società civile e la cittadinanza per individuare in tempi rapidi una soluzione definitiva e sostenibile nel rispetto delle normative e dei vincoli per risolvere la questione” aggiunge Capua. “Io sono a disposizione”, ed è una buona cosa.
Ma a volte “I sogni muoiono all’alba” (bellissimo film degli anni ‘60). Facebook non aspetta l’alba. È velocissima a triturare idee e speranze dei comuni mortali. Una cosa che Pino Capua chiaramente non merita, in attesa di una chiamata di Roberto Gualtieri. Prima dell’alba, se possibile.