La sera dell’8 dicembre del 1980 il mondo della musica, e non solo, fu sconvolto da una tragica notizia: John Lennon, uno dei membri fondatori dei Beatles, viene ucciso da uno squilibrato. A commettere l’omicidio a colpi di rivoltella è un suo stesso fan, Mark David Chapman un ex guardia giurata di 25 anni che era ossessionato dai Beatles e da Lennon in particolare.
L’assassinio di Lennon avvenne di fronte al Dakota Building a New York, luogo in cui viveva con la moglie Yoko Ono e mise fine prematuramente alla vita di un talento straordinario (era nato nel 1940 a Liverpool).
L’omicidio ebbe un impatto globale, poiché Lennon era diventato un’icona non solo della musica, ma anche della cultura. Nei suoi ultimi anni, aveva abbandonato la carriera artistica con i Beatles per concentrarsi sulla vita privata e sull’attivismo politico, dedicandosi ai diritti umani e alla promozione della pace nel mondo.
4 proiettili alle spalle mentre tornava a casa
Chapman aveva trascorso la giornata del 7 dicembre a leggere il libro “Il macellaio di Chicago”, un romanzo sulla vita di un fan ossessionato da un musicista, e aveva poi aspettato Lennon fuori dal Dakota Building. La sera dell’8 dicembre il cantante stava tornando a casa da una sessione di registrazione al Record Plant Studio insieme alla moglie.
Alle 22,50 Chapman, nascosto nell’ombra accanto al portone d’ingresso, sparò cinque colpi alle spalle di Lennon con un revolver calibro 38. Secondo il rapporto del detective James Sullivan della NYPD, Chapman esclamò “Mr. Lennon!” prima di sparare. Il cantante fu raggiunto da quattro proiettili: due volte alla schiena, una al petto e una al collo.
Gravemente ferito, Lennon salì cinque scalini verso la guardiola della sicurezza, mormorando: “Mi hanno sparato, mi hanno sparato“. Poi collassò al suolo. Fu poi trasportato d’urgenza al Roosevelt Hospital ma non ci fu niente da fare. Gli stessi medici affermarono che nessuno avrebbe potuto sopravvivere più di cinque minuti a seguito delle ferite subite.
Chapman rimase fuori dall’edificio immobile. Fu raggiunto e bloccato dal custode del Dakota che gli gridò: “Sai cosa hai appena fatto?”, una domanda a cui Chapman rispose con calma assoluta: “Sì, ho appena sparato a John Lennon”. La polizia arrivò poco dopo e arrestò Chapman seduto intento nella lettura de “Il giovane Holden” di J.D. Salinger. Chapman ammise l’omicidio e fu condannato all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale.
L’annuncio della morte di Lennon
La notizia della morte di Lennon fu annunciata per la prima volta dal telecronista Howard Cosell su ABC durante una partita di football americano in diretta. Cosell diede la notizia in diretta interrompendo la telecronaca della partita:
“Si, dobbiamo dirlo. Ricordate che si tratta solo di una partita di football, non importa chi vince o perde. Una tragedia indescrivibile accaduta a New York ci è stata appena confermata da ABC News: John Lennon, all’esterno del suo appartamento sull’Upper West Side di New York City, il più famoso, forse, di tutti i Beatles, ferito da due colpi di arma da fuoco alla schiena, trasportato d’urgenza al Roosevelt Hospital, dichiarato morto all’arrivo. Difficile tornare alla partita dopo questa notizia flash, ma per motivi professionali, dobbiamo farlo” furono le parole di Cosell.
Le notizia fece in breve tempo il giro del mondo. Una folla si radunò sia vicino al Roosevelt Hospital che davanti al Dakota per commemorare l’artista scomparso.
Nessun funerale ma una veglia a Central Park
Due giorni dopo la morte di John Lennon, il suo corpo fu cremato al Ferncliff Cemetery di Hartsdale. Le ceneri furono consegnate alla moglie Yoko Ono, che scelse di non far celebrare nessun funerale ma chiese invece ai fan di riunirsi a Central Park la domenica successiva per una decina di minuti di preghiera silenziosa: “Non c’è funerale per John. John amava e pregava per la razza umana. Per favore fate lo stesso per lui. Con amore, Yoko e Sean” disse Yoko Ono.
Il 14 dicembre 1980, milioni di persone in tutto il mondo risposero all’appello di Yoko Ono di osservare 10 minuti di silenzio in onore di John Lennon. A Liverpool, 30.000 persone si riunirono, mentre circa 225.000 si radunarono a Central Park, vicino al luogo dell’omicidio. Durante questi dieci minuti, tutte le stazioni radio di New York interruppero le trasmissioni.
Per il profondo dolore almeno tre fan dei Beatles si suicidarono, spingendo Yoko Ono a rivolgere un appello pubblico chiedendo ai fan di non cedere alla disperazione e di evitare comportamenti estremi in memoria di John.
L’eredità di Lennon
La morte di John Lennon ha segnato la fine di un’era e lasciato un vuoto nel cuore di milioni di fan. La sua eredità, tuttavia, è immortale grazie alla sua musica e alla sua arte.
È al quinto posto nella lista dei 100 migliori cantanti di sempre secondo la rivista Rolling Stone, e si posiziona al 55º posto nella lista dei 100 migliori chitarristi. Dal 1962 al 1970, è stato compositore e cantante dei Beatles, formando con Paul McCartney una delle partnership musicali più importanti del ventesimo secolo. Dopo l’esperienza con i Beatles, Lennon è diventato un musicista solista, artista visivo, poeta e attivista politico pacifista. La sua attività politica ha attirato l’attenzione dell’FBI, che ha spiato lui e sua moglie Yōko Ono, considerandoli sovversivi e rifiutando loro la Green Card.
Lennon è il cantautore di maggior successo nella storia delle classifiche inglesi e si è classificato ottavo nelle 100 personalità britanniche più importanti di tutti i tempi secondo un sondaggio della BBC nel 2002.
Si è sposato due volte: dal primo matrimonio con Cynthia Powell è nato il figlio Julian, mentre dal secondo matrimonio con Yoko Ono è nato il figlio Sean.
Ogni anno, l’anniversario di morte di Lennon è commemorato da fan di tutto il mondo, che si riuniscono per ricordare il suo contributo straordinario alla musica e alla promozione della pace.