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I Brics “sono morti” per la rivalità tra India e Cina. “La globalizzazione è viva ma cambia natura”. Parla Baldwin

Intervista a Richard Baldwin, professore di International Economics alla Graduate School di Ginevra – “La globalizzazione dei mercati è viva e vegeta” ma sta passando dalla predominanza delle merci a quella dei servizi – Quanto all’AI: “Non credo che cambierà le grandi regole dell’economia” – Baldwin si dichiara ottimista per l’economia mondiale nel 2024

I Brics “sono morti” per la rivalità tra India e Cina. “La globalizzazione è viva ma cambia natura”. Parla Baldwin

Cosa sta succedendo alla globalizzazione? È in arretramento, si sta regionalizzando su basi di affinità politiche o sta semplicemente mutando, passando dalla prevalenza delle merci a quella dei servizi. Lo abbiamo chiesto a Richard Baldwin, uno dei più eminenti economisti internazionali, studioso della globalizzazione e dei processi di innovazione tecnologica. Professore di International Economics alla Graduate School di Ginevra, ha insegnato alla Columbia University e al MIT e nei primi anni Novanta è stato influente membro del consiglio economico della Casa Bianca sotto la presidenza di George H.W. Bush. Il cambio di pelle della globalizzazione sembra comunque aver subito un’accelerazione notevole da quando la (geo)politica ha rimesso gli scarponi nelle questioni del commercio internazionale. Il mondo post-pandemia corre molto velocemente, ha già prodotto due guerre regionali, in Ucraina e in Medio Oriente, e molti dei punti fermi dell’economia globale nati dopo il 1989 sembrano già vecchissimi. “La complessità è davvero scoraggiante. Il mondo è in una ‘policrisi’, come dice lo storico Adam Tooze, assistiamo inoltre ad un grande cambiamento economico in atto. Sullo sfondo c’è la crescente potenza economica, politica e militare della Cina e il relativo declino degli Stati Uniti“.

Quale sarà allora il segno distintivo del nuovo corso delle relazioni internazionali?

“Non credo che la Cina raggiungerà mai il dominio esclusivo che gli Stati Uniti hanno avuto per tanti anni dopo la caduta del Muro. Gli Stati Uniti e la Cina dovranno trovare un modo per condividere il potere globale. Nell’ambito della sua ascesa, Pechino sta allineando molte grandi nazioni del Sud globale per essere più favorevoli alla Cina e meno agli Stati Uniti. Non la vedo come una nuova guerra fredda, ma come un inasprimento della divisione tra il Sud globale e il Nord globale guidato dagli Stati Uniti. Il dominio della Cina aumenterà in Asia orientale, mentre quello degli Stati Uniti diminuirà”.

Il mondo sembra disordinatamente diviso in blocchi, globali e regionali, Paesi detentori di materie prime contro Paesi importatori. Emerge il nuovo potere dei BRICS, si allarga la forza dell’Asean nel Pacifico. Che ne sarà della globalizzazione dei mercati?

“In primo luogo, vorrei dire che i BRICS sono morti, poiché la rivalità tra India e Cina sta diventando sempre più chiara e importante man mano che la Cina diventa più “assertiva” sulla scena mondiale. In secondo luogo, ritengo che la globalizzazione dei mercati sia viva e vegeta, ma che stia cambiando natura. La quota di produzione manifatturiera scambiata è sì in leggero calo dal 2008, ma il commercio dei servizi, in particolare dei servizi digitali (tutto tranne i trasporti e il turismo) è in piena espansione e non mostra segni di rallentamento. Lo stesso vale per i flussi di dati e di capitali. La narrativa della deglobalizzazione è sostenuta solo da analisti che non si sono resi conto di come sia cambiata della globalizzazione. Si aggrappano all’idea, ormai superata, che la globalizzazione riguardi il commercio di beni, soprattutto di manufatti”.

Quali sono le tendenze economiche che oggi fotografano meglio il commercio internazionale?

“Il mio grafico preferito mostra la deglobalizzazione del settore manifatturiero e la crescente globalizzazione dei servizi”.

Oltre alla potenza del capitale, è la sfida sulle tecnologie più avanzate, l’intelligenza artificiale e la robotica, la fisica quantistica e le biotecnologie, il nuovo metro per misurare la forza delle nazioni. Che effetto avrà questa competizione tecnologica sulla classifica delle potenze mondiali?

“Gli impatti saranno diversi. Per quanto riguarda gli ultimi sviluppi dell’IA, la cosiddetta GenAI, non credo che sposterà il potere, perché gli strumenti sono a disposizione di tutti in tutto il mondo e non sono difficili da usare. I modelli di grandi dimensioni sono molto difficili da produrre, ma facili da usare, ed è il loro utilizzo che genererà i grandi effetti economici. L’uso di robot industriali produrrà solo un ulteriore aumento di ciò che abbiamo visto negli ultimi due decenni, ovvero una diminuzione del numero di lavoratori manifatturieri nelle economie avanzate. L’informatica quantistica è ancora troppo lontana dall’essere utile per parlarne ora in termini concreti. Potrebbe avere o meno implicazioni enormi, ma certamente non nei prossimi cinque anni”.

Quando l’intelligenza artificiale cambierà le regole dell’economia e della globalizzazione?

“Penso che la GenAI, come ChatGPT, stia già cambiando velocemente. Ma non credo che cambierà le grandi regole dell’economia. Porterà sicuramente uno sconvolgimento nelle economie avanzate: gli impiegati ben pagati dovranno affrontare le pressioni dell’automazione che hanno subito gli operai delle fabbriche fin dagli anni Novanta. Inoltre, dovranno affrontare la concorrenza salariale diretta dei lavoratori online che operano dall’estero. Mi riferisco in particolare all’arrivo della tecnologia “Simultaneous Speech Translation”, che permetterà alle aziende dei Paesi ricchi di attingere ad un enorme bacino di talenti in Paesi non anglofoni. Questo vale anche per le aziende italiane”.

La tecnologia e la robotica sostituiranno l’uomo nel lavoro fino a marginalizzarlo?

“Ci sono stati due precedenti massicci shock tecnologici che hanno spostato i lavoratori. L’energia a vapore (e la meccanizzazione più in generale) ha spostato i lavoratori dalle fattorie alle fabbriche, e l’ITC ha spostato i lavoratori dalle fabbriche agli uffici. In questi casi, sono apparsi nuovi posti di lavoro, di cui però non si conosceva nemmeno il nome. Ma i nuovi posti di lavoro erano in settori in cui il lavoro umano era al riparo dalla concorrenza con la tecnologia, oppure creato effettivamente dalla tecnologia. Credo che lo stesso accadrà con la tecnologia digitale”.

I nuovi lavori altamente qualificati, internazionali, magari a domicilio, forniranno una base occupazionale sufficiente per milioni di occidentali?

“I nuovi posti di lavoro appariranno e comporteranno che gli esseri umani facciano cose che l’intelligenza artificiale non può fare e che i lavoratori a distanza non possono fare. Ciò significa che i lavori saranno più umani e richiederanno interazioni faccia a faccia. Naturalmente, la transizione potrebbe provocare degli sconvolgimenti (come hanno fatto le ultime due grandi trasformazioni), ma nel medio periodo avremo tutti un lavoro. Riflettete su come la tecnologia ha cambiato il vostro lavoro di giornalisti. La vostra professione è cambiata per concentrarsi sulle cose che la tecnologia non poteva fare”.

Il mercato del lavoro in Europa si lega a doppio filo con la questione demografica. La demografia avversa è un’armata imbattibile per qualsiasi sistema economico?

“La demografia è un enorme problema di medio periodo, ma abbastanza prevedibile. Politiche di immigrazione intelligenti sono l’unica soluzione”.

Cosa la preoccupa di più nel quadro globale per il 2024?

“Sono abbastanza ottimista per quanto riguarda l’economia mondiale nel 2024. I grandi rischi negativi sono la guerra nello Stretto di Taiwan, la guerra tra Russia e Ucraina che trascina la NATO e il combattimento in Medio Oriente che potrebbe trascinare altre potenze regionali e diffondere il conflitto nella regione. Non credo che queste cose accadranno, ma se dovessero accadere potrebbero riaccendere l’inflazione e causare una recessione globale”.

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