La leggenda narra che nel 2004 Sergio Marchionne, da pochi giorni in Fiat, sia rimasto folgorato dalla carica di quel giovane manager, capace di assoldare Gabriele Muccino per uno spot sulla Lancia nel momento della crisi più acuta del gruppo quando a Torino si pensava a conquistare la benevolenza del governo più che a vendere automobili. E così superSergio si lasciò convincere da Luca de Meo, giovane talento in arrivo da Renault, a puntare i non molti quattrini in cassa sulla nuova 500, a partire da una pirotecnica serata in riva al Po, tanto per dimostrare che lo spirito di Mirafiori era ancora vivo. Fu un grande successo, su cui campa ancora quel che resta dello spirito della casa emigrato in Stellantis.
L’ultima scommessa di De Meo: Ampere, la fabbrica delle auto del futuro
Vent’anni dopo o giù di lì, Luca De Meo, oggi 56 anni, torna a cavalcare una scommessa, stavolta ancor più ambiziosa: Ampere, la costola elettrica del gruppo Renault, da ieri società in tutto e per tutto indipendente dalla Régie (compresa la controllata Dacia) che continuerà a produrre e vendere i motori a combustione. Una vera e propria rivoluzione piuttosto che una semplice riorganizzazione.
De Meo ha voluto costruire da zero la fabbrica delle auto del futuro, che saranno concepite e prodotte sul suolo europeo. Una fabbrica diversa, che occupa 11mila dipendenti, per un terzo ingegneri (in parte ancora da reclutare, non solo tra i 105 mila lavoratori della Régie). Tante le novità illustrate ieri da De Meo agli analisti finanziari.
I dipendenti di ElectroCity lavoreranno in tre stabilimenti: Douai, Maubeuge e Ruitz in stretto collegamento con i centri di R&S di Valeo, gli informatici di Sophie Antipolis, )ex Intel) ed il centro Tecnocentro di Gouvaincourt.co. con un obiettivo preciso. Pensare e produrre auto di nuova generazione, grazie anche ad un accordo sindacale innovativo: in Ampere si lavorerà sei giorni alla settimana con orari flessibili e due “ossessioni”: ridurre all’osso i tempi per mettere in strada un nuovo modello ed abbassare i costi al livello della Citroen meno cara, la C1 prodotta in Slovacchia.
De Meo: dal No a Marchionne a un’impresa nata da zero
Una sfida improba. Ma gli analisti hanno imparato a non sottovalutare De Meo, l’enfant prodige che ha saputo-dire di no al maestro Marchionne per poi crescere nel gruppo Volkswagen (studiando il tedesco di sera, aggiungendo un’altra lingua a francese, italiano, inglese, spagnolo e portoghese) fino ad affrontare la prova più difficile: il rilancio di Seat, vinta grazie alla nascita del marchio Cupra). Ora De Meo mette la faccia in un’altra impresa, finora accuratamente evitata dai signori delle quattro ruote tradizionali: misurarsi senza rete con un’impresa nata da zero, come Tesla, o i nuovi cinesi emergenti, da Byd a Nio. Allo scopo di dimostrare che la vecchia Europa ha ancora un futuro.
“Il programma di Luca di Meo è chiaro – scrive Le Monde – Lui vuole che le squadre di Ampere pensino solo all’elettrico e siano in grado di muoversi con la stessa velocità di Tesla o della cinese Byd”. Per questo Ampere si è associata a Qualcomm, che produce i circuiti integrati, ed a Google oltre ai due vecchi soci di Renault, Nissan e Mitsubishi.
L’obiettivo è di saltare una generazione, costruendo una vettura come fosse uno smartphone, a partire da un software centralizzato.
Gli obiettivi di Ampere
In questo modo Ampere punta a obiettivi più che ambiziosi: per il 2031 si punta a lanciare sette vetture, vendere 1 milione di veicoli e raggiungere un fatturato di 25 miliardi di euro.
Ma i primi frutti si vedranno già l’anno prossimo. Nel primo trimestre del 2024 sarà svelata una nuova Renault 5 elettrica, con un’autonomia fino a 400 Km. Poi sarà la volta della R4 ma, soprattutto della Legend un veicolo consumi ridotti (10 kWh/100 km) il 75% di emissioni di CO₂ in meno rispetto alla media dei veicoli termici europei venduti nel 2023, zero emissioni di CO2 allo scarico e minor consumo di materie prime grazie alle dimensioni compatte. Prodotta in Europa, Legend sarà offerta a un prezzo di ingresso inferiore ai 20 mila euro (incentivi esclusi), ossia a meno di 100 euro al mese per i clienti.
Vaste programme, per dirla con De Gaulle. Ma prima bisogna fare i conti con un mercato che non nasconde perplessità sul futuro dell’auto elettrica che sta segnando il passo, specie nei mercati europei. Non a caso gli analisti ritengono che l’obiettivo di un’Ipo con una valutazione di 10 miliardi sia oggi improponibile. Al più, si può sperare in una valutazione in primavera tra i 6 e i 7 miliardi di euro ma c’è chi, come Ubs, sostiene che non si potrà andare oltre i 3-4 miliardi. A De Meo, forte dell’incondizionato appoggio del ministro dell’Industria Bruno Le Maire, entusiasta per i conti della Régie migliori di Volkswagen, l’onere di smentire ancora una volta i pessimisti. E di aprire la stagione dell’elettrico low cost, così importante per l’economia europea.