Il 2023 sarà ricordato dalle banche italiane come l’anno dei record. Nei primi nove mesi di quest’anno infatti, secondo i dati di Value Partners, gli utili delle prime cinque banche italiane sono aumentati del 77% sfiorando i 16 miliardi di euro. E nell’intero 2023, aggiunge la Fabi, gli utili complessivi di tutte le banche italiane supereranno i 40 miliardi di euro.
Banche: utili aumentati del 77% nei primi 9 mesi del 2023
Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bper, Banco Bpm ed Mps. Sono le 5 maggiori banche italiane e da gennaio a settembre hanno visto i loro utili aumentare del 77% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. In numeri, i profitti sono cresciuti da 8,9 miliardi a 15,8 miliardi di euro. Un risultato da record dovuto a due fattori principali: il rialzo del 57% (+10 miliardi) del margine d’interesse dovuto all’aumento dei tassi d’interesse da parte della Bce e il dimezzamento delle rettifiche sui crediti, scese da 4,4 a 2,2 miliardi. Questa l’analisi che arriva da Value Partners, secondo cui “prosegue il periodo positivo per le principali banche italiane all’insegna delle dinamiche dei tassi d’interesse il cui effetto è tuttavia destinato a stabilizzarsi alla luce del potenziale esaurimento delle politiche restrittive della Bce”
I tassi più alti, afferma tuttavia Marco De Bellis, partner di Value Partners, “determinano un impatto negativo su famiglie e imprese e si traducono in un nuovo calo degli impieghi”.
La classifica degli utili: in testa c’è Unicredit
Anche presi singolarmente i primi cinque gruppi bancari italiani hanno registrato profitti da record: in cima alla classifica c’è Unicredit con 6,7 miliardi di utili nei 9 mesi e un aumento del 68%. Segue a ruota Intesa Sanpaolo che ha ottenuto profitti per 6,1 miliardi in crescita dell’85% rispetto allo stesso periodo del 2022. Terza Bper, con utili per 1,1, un numero che tuttavia rappresenta un ribasso del 26% dovuto anche all’avviamento negativo per Carige. Quarto e quinti posto per Banco Bpm (943 milioni,+94%) e Mps, che da gennaio a settembre ha registrato profitti per 929 milioni che si confrontano con una perdita di 334 dei primi nove mesi dell’anno scorso.
Fabi: “Nel 2023 le banche supereranno i 40 miliardi di utili”
E se i dati di Value Partners non bastassero a dimostrare i progressi compiuti dalle banche, arrivano anche le previsioni della Fabi, Federazione autonoma bancari italiani, secondo cui le banche italiane – tutte e tutte insieme stavolta “si avviano a superare quota 40 miliardi di euro gli utili totali”, nel 2023. “I brillanti risultati raggiunti nei primi tre trimestri dell’anno, confrontati con quelli dei 12 mesi precedenti, consentono di stimare, in proiezione, che i profitti del settore bancario del nostro Paese si attesteranno, complessivamente, attorno a 43 miliardi e 431 milioni”, sottolinea la Fabi.
Rispetto al 2022, quando le banche realizzarono 25,4 miliardi di profitti, “il risultato sarebbe superiore di ben 17,2 miliardi (+70%)”, afferma la Federazione che poi evidenzia come il risultato sarebbe quasi triplicato rispetto al quinquennio precedente: “nel 2021 gli utili si erano attestati a 16,4 miliardi, nel 2019 a 15,7 miliardi e nel 2018 a 15,1 miliardi; nel 2020, a causa della pandemia da Covid, il risultato complessivo fu di soli 2 miliardi”.
“Il 2023, dunque, sarà ricordato come un anno d’oro per i profitti delle banche italiane e già nei primi nove mesi dell’anno, che ha portato 15,7 miliardi di utili ai primi cinque gruppi, emergono in effetti indicazioni precise e quanto mai positive sulla capacità di generare utili ed essere redditizie. A favorire la crescita dei profitti sono senza dubbio le decisioni della Banca centrale europea. Se negli ultimi anni il contesto dei tassi di interesse non aveva sostenuto i numeri delle banche, specie in riferimento all’attività tradizione, infatti, lo stesso non può dirsi per l’anno ancora in corso e, in parte, per il 2022”, conclude la Fabi.
Tassa sugli extraprofitti sostituita da 4,2 miliardi di accantonamenti a riserva
Uno degli elementi che ha maggiormente attirato l’attenzione nel 2023 è stata l’introduzione della cosiddetta tassa sugli extraprofitti. Per il momento, la stragrande maggioranza dei gruppi ha deciso di non pagarla, optando invece per l’accantonamento a riserva non distribuibile pari a 2,5 volte l’importo teorico del prelievo fiscale. Un’opzione prevista dalla legge varata dall’Esecutivo meloni.
Numeri alla mano, calcola la Fabi, se si prendono in considerazione solo i primi cinque gruppi, questa scelta si traduce in una quota pari a 4,2 miliardi di euro per il 2023. calcola la Fabi. Estendendo il conteggio a 10 banche, si arriva a un mancato introito per lo Stato pari a 2 miliardi.
Il sindacato ricorda che la scelta “è una facoltà esplicitamente prevista da un emendamento al decreto legge 104 del 2023 che ha spinto le banche del Paese a rafforzare il proprio patrimonio, evitando, così, il versamento dell’imposta straordinaria. Una strada grazie alla quale, le banche hanno probabilmente anticipato rafforzamenti patrimoniali che, in prospettiva, alla luce del probabile deteriorarsi del credito, potrebbero essere suggeriti o imposti dalle autorità di supervisione e vigilanza”.