Primo passo verso il premierato: il CdM ha approvato all’unanimità il disegno di legge costituzionale che dispone la riforma nella nomina del presidente del Consiglio. Il testo, frutto del lavoro della titolare delle Riforme Maria Elisabetta Casellati, è passato senza alcuna modifica e ora potrà passare alla complessa maratona parlamentare. Complessa perché modificare la Carta non è così semplice. Dopo l’approvazione del testo, ogni legge di questo tipo, prevede quattro passaggi tra Camera e Senato e per far sì che venga approvata il Parlamento dovrà raggiungere la maggioranza qualificata, cioè dei due terzi dei suoi componenti. E visto il muro contro muro sulla proposta tra maggioranza e opposizione (tranne Italia Viva), con ogni probabilità, ci sarà poi un referendum confermativo nella primavera 2025. Qui si aprirà davvero la partita dato che il referendum confermativo non ha bisogno del quorum.
L’obiettivo è chiaro: dare stabilità al governo, evitare ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici che in questi anni hanno gettato l’Italia nell’incertezza. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in conferenza stampa a margine del Cdm. Ma soprattutto dare “il diritto cittadini a decidere da chi farsi governare”. Dunque, se la riforma vedrà la luce, tra qualche anno i cittadini saranno chiamati a scegliere in prima persona il capitano che avrà il timone del Paese per cinque anni. “Questa è la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia perché se facciamo un passo indietro e guardiamo agli ultimi 20 anni abbiamo avuto 12 presidenti del Consiglio”, ha proseguito la premier.
Riforma costituzionale: ecco cosa potrebbe cambiare
Elezione diretta del premier
Sono soltanto 5 articoli, ma destinati a cambiare la nostra Costituzione. Come spiegato anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dalla Casellati in conferenza stampa, il presidente del Consiglio verrà eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni, ma non necessariamente in un unico turno: viene lasciata maggiore flessibilità alla legge elettorale che fisserà le modalità e i dettagli della norma che stabilisce l’elezione diretta. Ciò significa che non è escluso un ballottaggio (come per i Comuni). Una eventualità “che non è stata confermata o esclusa durante il CdM” ha sottolineato Meloni. Dal punto di vista pratico, il voto per l’elezione del capo del governo e delle Camere avviene attraverso un’unica scheda elettorale. Discorso diverso per i ministri, che verrebbero comunque nominati dal capo dello Stato su indicazione del presidente del Consiglio. È prevista poi anche una nuova legge elettorale con un premio di maggioranza. La coalizione o la lista che prenderà più voti (anche se non è stata fissata una soglia) otterrà il 55% dei seggi in Parlamento.
La norma anti-ribaltone
Nel testo c’è anche la norma anti-ribaltone, che modifica l’articolo 94 della Costituzione andando a toccare i poteri del Colle. Nel caso di sfiducia o di caduta del governo, il Presidente della Repubblica può nominare premier un altro parlamentare, a patto che appartenga alla stessa maggioranza del dimissionario. Se non sarà accordata la fiducia per un secondo esecutivo, il Quirinale dovrà sciogliere entrambe le Camere. Difatti, il Capo dello Stato non avrà più la possibilità di sciogliere una sola delle due Camere. L’obiettivo è quello di evitare che si possa costituire un esecutivo con una maggioranza diversa da quella uscita dalle urne. In parole povere, con questa norma, il governo Draghi non sarebbe mai nato.
Stop ai senatori a vita
Ma uno dei punti più delicati lo ha affrontato la premier in conferenza stampa: “Non verrà toccato il ruolo del Presidente della Repubblica” e ha confermato che “verrà abolita la figura dei senatori a vita” (quelli attuali rimarranno in carica fino alla fine del proprio mandato) ad eccezione dei presidenti emeriti della Repubblica che avranno ancora un seggio d’onore a Palazzo Madama. Una priorità o una velenosa vendetta?
Riforma costituzionale: le reazioni
Matteo Renzi ha più volte detto di essere favorevole alla riforma costituzionale con l’elezione diretta del Premier, mentre le altre forze di opposizione – Pd, M5S, Avs, Più Europa e Azione – sono tutte contrarie.
“Il Governo ha approvato una riforma in CdM che potremmo chiamare l’Italierato. Non è un cancellierato (che avremmo approvato), non è un Premierato, non è Presidenzialismo o semi-presidenzialismo. È una nostra invenzione mai fino ad ora sperimentata nel mondo. Il Parlamento non funziona, il federalismo non funziona, la pubblica amministrazione non funziona. Meloni ha trovato la soluzione: occuparsi d’altro. Il che rappresenta bene la storia di questo governo”, ha scritto il leader di Carlo Calenda su X.
Aggiornato venerdì 3 novembre 2023 alle ore 15:41