Unicredit ha ottenuto “‘risultati record relativi ai nove mesi del 2023”, con “l’undicesimo trimestre consecutivo di crescita di qualità”. Lo ha annunciato la banca, presentando i risultati a fine settembre. Ma non è la sola novità emersa oggi: Unicredit ha infatti fatto sapere che non pagherà la tassa sugli extraprofitti, destinando, secondo quanto previsto dalle regole varate dal Governo Meloni, gli 1,1 miliardi a riserva.
“In un momento di grande incertezza in Europa, non siamo soltanto concentrati sul conseguimento di solidi risultati oggi, ma anche sulla protezione di quelli futuri, tramite l’investimento nelle nostre fabbriche prodotto, nelle persone e nella tecnologia. Questo investimento creerà solide basi per una continua eccellenza finanziaria… I nostri fondamentali sono più forti che mai e siamo sulla buona strada per realizzare la nostra ambizione di diventare la Banca del Futuro in Europa», ha affermato il Ceo di Unicredit, Andrea Orcel
I risultati di Unicredit
Unicredit ha archiviato i primi nove mesi del 2023 con un utile netto contabile pari a 6,7 miliardi, in aumento del 67,7% rispetto allo stesso periodo del 2022. Nel solo terzo trimestre l’utile è salito del 35,9% a 2,3 miliardi, a fronte degli 1,9 miliardi previsti dal.
Tornando ai nove mesi, anche i ricavi hanno registrato una forte crescita, arrivando a quota 8,1% (+24,7%) con margine di interesse a 4,7 miliardi (+66,7%) e commissioni a 3,1 miliardi (-6,2%).
Buone notizie arrivano anche sul fronte costi operativi, in calo dell’1,9% a 2,9 miliardi, per un rapporto cost/income sceso al 39% nel terzo trimestre.
Sotto il profilo della solidità patrimoniale, il coefficiente Cet 1 si è attestato al 17,19% “al netto del dividendo di 2,3 miliardi maturato nei nove mesi e del riacquisto di azioni del 2022 per 3,34 miliardi, sostenuto da una generazione organica di capitale di 9,9 miliardi nei nove mesi”, spiega la banca. Nel periodo il ritorno sul capitale tangibile (Rote) è stato del 21,7%.
“Unicredit ha messo a segno un altro trimestre eccellente, generando un utile netto superiore a 2,3 miliardi e una crescita dell’utile per azione (eps) del 54% anno su anno”, ha commentato Andrea Orcel, sottolineando che la banca continua a differenziarsi “in tutte le principali metriche finanziarie, con una forte attenzione ai ricavi aggiustati per il rischio di alta qualità, alla disciplina dei costi e al mantenimento di un’elevata qualità degli attivi. Il nostro Cet 1 ratio del 17,2% ci offre una flessibilità operativa e strategica che pochi possono eguagliare, mentre il nostro RoTE del 18,3%, o del 23,4% sulla base di un Cet1 ratio del 13%, è estremamente solido. Stiamo gradualmente sfruttando tutta la potenza della nostra rete commerciale e tutte le aree geografiche stanno registrando una crescita redditizia”.
“Siamo stati in grado di ottenere questi risultati grazie alla avvenuta trasformazione industriale e culturale di UniCredit. Partendo da un insieme eterogeneo di tredici istituzioni, ci siamo evoluti per diventare un singolo gruppo che lavora in armonia – e che ha accesso a 15 milioni di clienti e 13 mercati in Europa. Procediamo verso la prossima fase della nostra trasformazione, che ci permetterà di rafforzare ancora di più le nostre capacità e di rendere ancora più solidi i nostri risultati finanziari”, ha aggiunto il ceo.
Unicredit alza il target 2023 sul margine d’interesse, agli azionisti 6,5 miliardi
Unicredit ha migliorato di nuovo la guidance finanziaria per il 2023, prevedendo margine di interesse netto di almeno 13,7 miliardi (era 13,2 miliardi a giugno), che si traduce in ricavi netti superiori a 22,2 miliardi (da 21,5 miliardi). L’istituto ha invece confermato i target di un utile netto di almeno 7,25 miliardi e di una distribuzione ai soci di almeno 6,5 miliardi, guidance ribadita anche sul 2024.
Rispondendo a una domanda, il ceo della banca Andrea Orcel ha ammesso che forse ci sarebbe spazio per ritoccare la guidance di profittabilità e i ritorni agli azionisti, ma lo ritiene “prematuro” anche se “ciò non significa che (la guidance, ndr) rimarrà la stessa”.
L’istituto sta valutando ulteriori investimenti per accelerare la crescita e quindi al momento non è stato ancora deciso quanta parte dell’ulteriore crescita dei ricavi passerà all’utile netto, che in ogni caso sarà “’ben superiore” a 7,25 miliardi, ha aggiunto Orcel.
Agli azionisti “distribuzione di capitale generosa”
Dopo l’operazione Alpha Bank, Unicredit ha confermato l’obiettivo di una “distribuzione di capitale agli azionisti generosa, ricorrente e sostenibile”, ha affermato Orcel, aggiungendo che: “Abbiamo sempre detto che stiamo continuando a creare capitale in eccesso, da usare o per aumentare ulteriormente la distribuzione o per comprare utili a multipli che riteniamo convenienti’, ha spiegato: È’ esattamente quello che stiamo facendo ora con l’acquisizione della controllata rumena di Alpha. L’operazione, inoltre, non cambia il focus relativo all’uso del capitale in eccesso, che continua a ‘dipendere dalle opportunità”.
Unicredit non paga la tassa sugli extraprofitti, 1,1 miliardi a riserva
UniCredit “ha optato per contribuire con 1,1 miliardi alla cosiddetta imposta straordinaria sulle banche del 2024 destinandoli a riserve proprie non distribuibili”. Lo ha annunciato l’istituto presentando i risultati dei 9 mesi.
Le regole stabilite dal Governo Meloni prevedono infatti che le banche possano decidere se pagare un’aliquota del 40% sull’ammontare del margine di interessi dell’esercizio 2023 che eccede per almeno il 10% il medesimo margine dell’esercizio 2021, oppure destinare a riserva non distribuibile un importo pari a due volte e mezza l’imposta. La banca di Piazza Gae Aulenti ha scelto la seconda opzione.
Si tratta, ha spiegato Orcel in conference call, della scelta “più razionale” e “coerente con la nostra strategia che ha portato trimestre dopo trimestre al rafforzamento delle riserve della banca pur a fronte di una distribuzione generosa di capitale agli azionisti”.
Unicredit punta 1,2 miliardi di commissioni aggiuntive da fabbriche prodotto
La strategia di Unicredit è “volta ad incrementare le commissioni di circa 1,2 miliardi a pieno regime attraverso le fabbriche prodotto sfruttando la prossima fase del piano di digitalizzazione e potenziando la nostra capacità distributiva”, ha fatto sapere la banca. Nel corso della conference call il ceo ha evidenziato che “le nostre fabbriche prodotto erano praticamente distrutte, ora sono solide e tra le migliori”.