Il settore orafo italiano vale quasi la metà (il 48%) dell’export dell’Unione Europea a 27. Un primato confermato anche nel primo semestre del 2023 quando l’italia ha esportato gioielli in oro per 4,7 miliardi di dollari, con una crescita del 16,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Tra i mercati di sbocco, c’è una novità importante: grazie a una crescita del 68% la Svizzera ha superato gli Stati Uniti, che comunque presentano un aumento sia in valore (5%), sia in quantità (14%). Sono alcuni dati contenuti nel Focus realizzato della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo dal quale emerge che lo scenario macroeconomico, caratterizzato da rallentamento nei paesi occidentali e in Cina, alti tassi di interesse e non trascurabili pressioni inflazionistiche, sarà probabilmente sfavorevole alla maggior parte delle materie prime. Tuttavia, la transizione energetica e uno strutturale sottoinvestimento forniranno supporto alle quotazioni.
Settore orafo, domanda in aumento: la Cina rimbalza, l’India cala
Negli ultimi mesi i metalli preziosi hanno seguito le oscillazioni delle aspettative sulle politiche monetarie, i rendimenti obbligazionari e la forza relativa del dollaro americano. “Prevediamo che questi elementi rimarranno i principali driver del comparto anche nei prossimi mesi”, affermano gli esperti – della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
Nei primi sei mesi del 2023 la domanda mondiale di gioielli in oro ha superato quota 950 tonnellate con una dinamica più vivace nel 2° trimestre (+3,1%) rispetto ai primi tre mesi dell’anno, in cui aveva confermato il valore del 2022. Anche nel 1° semestre i principali esportatori europei hanno mostrato una buona dinamica con percentuali di crescita maggiori per Francia (23%), Irlanda (24%) e l’Italia si è attestata al 16% per effetto anche di incrementi più significativi mostrati negli anni precedenti.
Il mercato cinese, per effetto anche del rimbalzo registrato dopo l’addio alle restrizioni dovute alla pandemia di Covid, presenta una crescita sostenuta (+19%) trainata dalla ripresa della socialità e anche dal ritorno ai matrimoni sospesi negli anni precedenti. “In prospettiva per il resto dell’anno questo mercato potrebbe trovare supporto dalla fiera di Shenzen e dalla domanda legata ai matrimoni che si concentrano maggiormente nella seconda metà dell’anno, ma si evidenziano anche dei rischi al ribasso legati al contesto economico in rallentamento, al prezzo dell’oro sostenuto e a una maggior prudenza nei consumi di beni voluttuari,” si legge nel report.
Va giù invece (-12% a 207 tonnellate), la domanda dall’India, che rappresenta il secondo mercato per domanda di gioielli. Secondo Intesa, l’impatto negativo dettato dal prezzo dell’oro elevato è stato in parte controbilanciato dal contesto economico favorevole e sarà condizionato nel resto dell’anno dall’andamento della stagione dei monsoni.
Da porre in rilievo, infine, è la crescita della domanda turca, che mostra per il quarto trimestre consecutivo un rialzo a doppia cifra e raggiunge nei primi sei mesi il valore di circa 20 tonnellate, con un incremento dettato soprattutto dalla domanda per investimento. La domanda americana, invece, ha mostrato un calo del -7%, frutto anche di un progressivo spostamento dei consumi verso i servizi e condizionata dall’elevato prezzo dell’oro.
I distretti orafi italiani
“Nel corso degli ultimi mesi si è assistito a un indebolimento della crescita mondiale per l’effetto frenante nei paesi occidentali della politica monetaria restrittiva e un rimbalzo post-pandemico meno solido in Cina a causa anche dell’aggravarsi della crisi immobiliare”, affermano gli studiosi, che però sottolineano: “pur in questo panorama estremamente volatile, il settore orafo italiano ha confermato la propria competitività e il primato nel contesto europeo: in termini di esportazioni di gioielli in oro, l’Italia rappresenta il 48% del totale europeo e nel 2022 ha superato il valore del 2019 del 40%, mentre la Francia mostrava ancora un ritardo del -12%, e l’Irlanda si posizionava come terzo paese esportatore con circa 1 miliardi di euro.
Per i distretti italiani, nel 2° trimestre lo studio rileva un rallentamento rispetto al periodo gennaio-marzo, ma tutti e tre i distretti monitorati presentano comunque nel periodo aprile-giugno esportazioni in crescita a fronte di un calo dell’1% del manifatturiero italiano.
Complessivamente nel 1° semestre il distretto che presenta il tasso di crescita più elevato è quello di Valenza (+11,3%), seguito dall’Oreficeria di Arezzo (+5,6%) e, infine, dal distretto veneto di Vicenza (+3,5%). Complessivamente i tre distretti hanno realizzato 3,7 miliardi di euro di esportazioni con un incremento rispetto all’anno precedente di oltre 222 milioni (+6,4%), che si conferma superiore rispetto alla crescita dei prezzi alla produzione estera che è stata pari a +5,6%.