L’economia serba dovrebbe continuare a rallentare nel 2023 a causa dell’inflazione elevata (circa il 12% nel 2022), della minore domanda da parte dei principali partner commerciali e dell’aumento dei costi di finanziamento che peseranno su consumi, export e investimenti privati. I dati Allianz confermano come le tensioni sui prezzi stanno erodendo il potere d’acquisto delle famiglie, con i consumi destinati a rallentare ulteriormente.
Per stabilizzare le aspettative di inflazione, la Banca nazionale di Serbia (NBS) ha aumentato il tasso di riferimento in otto occasioni di un totale di 350 punti base al 4,5% entro la fine del 2022. Il repentino cambio di passo della banca centrale peserà ulteriormente sugli investimenti privati con l’aumento dei costi di finanziamento. È probabile che un modesto sostegno provenga dalla spesa pubblica sotto forma di aiuti alle famiglie e alle imprese per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia. Inoltre, è probabile che il salario minimo aumenti nel 2023, con ripercussioni sull’inflazione.
Accordo stand-by (SBA) di 24 mesi con il FMI
In questo scenario il governo ha concordato un accordo stand-by (SBA) di 24 mesi con il FMI, dando alla Serbia l’accesso a un sostegno finanziario di 2,4 miliardi di euro. L’accordo ha l’obiettivo di allentare le pressioni sul finanziamento. In cambio del sostegno finanziario, Belgrado ha accettato le riforme monitorate dal FMI. Di conseguenza, è probabile che il disavanzo pubblico si riduca nel 2023 dal momento che il governo metterà un freno alla spesa, visto che non sono previsti aumenti delle tasse.
Il disavanzo delle partite correnti dovrebbe diminuire nel 2023, ma rimane a un livello elevato rispetto a quello dei 7 anni precedenti. Il significativo deficit di scambi di beni dovrebbe ridursi solo marginalmente a causa della dipendenza del paese dalle importazioni.
Italia terzo partner commerciale della Serbia, dopo Cina e Germania
I dati pubblicati da SACE confermano l’Italia quale terzo partner commerciale, dopo Germania e Cina, e con un interscambio di beni tra i due Paesi che nel 2022 ha superato i 3,7 miliardi di euro (+11%). Il Made in Italy verso Belgrado è cresciuto e a doppia cifra: quasi +15% e con un buon grado di diversificazione.
La meccanica strumentale si conferma il primo settore di export italiano con un peso del 16,4% e una crescita del 9,9% rispetto al 2021; un andamento positivo, ma non quanto quello del tessile e abbigliamento, che rappresenta il 14,3% del totale e che ha registrato un incremento del 26,7% rispetto alla performance già brillante del 2021. Seguono gomma e plastica e metalli (quasi 11% entrambi), prodotti richiesti dalla dinamica industria serba (energia, agroalimentare, infrastrutture).
Le importazioni italiane nel 2022 hanno segnato un rialzo del 5,8%, trainate da tessile e abbigliamento, metalli, gomma e plastica, apparecchi elettrici e prodotti in legno che insieme rappresentano quasi il 69%. Nei primi 6 mesi del 2023 l’export italiano ha confermato il trend positivo (+6% tendenziale), mentre il dato dell’import ha mostrato una frenata (-16,1%), comportando una temporanea contrazione dell’interscambio (-3,3%).
I progressi verso un contesto operativo più favorevole per le imprese estere, come l’istituzione dell’Agenzia per lo sviluppo della Serbia e la creazione di 15 zone franche con sistemi amministrativi e fiscali incentivanti, sono alla base della solida presenza italiana nel Paese con circa 1.200 aziende con una quota di capitale italiano.