In autunno partirà la campagna nazionale di vaccinazione anti-Covid-19, che sarà concomitante con quella contro l’influenza stagionale. Il via libera in Europa per il primo tra i nuovi vaccini anti-Covid aggiornati, quello di Pfizer, è atteso per oggi. Salvo imprevisti, l’agenzia europea per i medicinali (Ema) aprirà ufficialmente la procedura che porterà alla campagna vaccinale a inizio autunno. Ma chi deve farlo? Stando a quanto riportato dalla recente circolare del ministero della Salute, firmata dal direttore della prevenzione Francesco Vaia, le categorie sono sempre le stesse: over 60 e persone fragili di tutte le età a causa di patologie.
Covid: il peggio è passato?
Non sono mancate diverse critiche alla “poca chiarezza” e “approssimità” alle indicazioni del ministero della Salute. Secondo alcuni esperti, le coperture saranno molto basse. Del resto, la maggioranza pensa che il peggio sia passato e anche le ultime misure, come l’isolamento obbligatorio in caso di positività, sono cadute. Eppure, le nuove varianti si stanno espandendo, con un raddoppio dei casi nelle ultime settimane, ma senza mettere ancora sotto pressione i sistemi sanitari. Senza contare che ormai sono pochi quelli che si sottopongono al test. La pandemia, come ha detto l’Oms, è finita ma le persone fragili sono comunque a rischio.
Aumentano i contagi
I nuovi anti-Covid – presto arriverà anche quello di Moderna – sono stati progettati, come spiega Marco Cavaleri responsabile della task force per i vaccini di Ema, per contrastare la sottovariante XBB.1.5, “ma funzionano anche contro quelle più nuove”, come BA.2.86, cioè Pirola. “Dobbiamo prepararci a un rialzo dei casi — dice Fabrizio Pregliasco, igienista di Milano — e ricordarci le prescrizioni anti-contagio, che anche lo stesso ministero ribadisce. È stato giusto togliere l’obbligo di isolamento ma resta importante avere un grandissimo buonsenso, ed è infine cruciale il rilancio della vaccinazione”.
A chi è consigliato fare il nuovo vaccino anti-Covid?
Come in passato, l’obiettivo di questa campagna nazionale è quello di prevenire la mortalità, le ospedalizzazioni e le forme gravi di Covid nelle persone anziane e con elevata fragilità, e proteggere le donne in gravidanza e gli operatori sanitari. A questi gruppi di persone e in generale ai soggetti più fragili – che includono tra gli altri anche gli operatori sanitari, i malati cronici e i pazienti immunodepressi – è raccomandata e offerta una dose di richiamo a valenza 12 mesi con la nuova formulazione di vaccino aggiornato. Ma è comunque consigliato a familiari e conviventi di persone affette da importanti fragilità.
Ci sarà un richiamo?
In base alle tempistiche di somministrazione, si prevede la possibilità di somministrazione della dose di richiamo a distanza di almeno 3 mesi dall’ultima dose o dall’ultima infezione diagnosticata. A eccezione di alcuni casi, come già accennato, sarà possibile anche la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri vaccini, come quello antinfluenzale.
Covid in ripresa: le nuove varianti
Come scrive l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, più il virus circola, più ha opportunità di mutare, dando origine a nuove varianti o sottovarianti, come Eris e Pirola. La prima diretta discendente di Omicron rilevata a febbraio 2023, la seconda identificata da diversi laboratori nella seconda metà di agosto 2023.
Cosa sappiamo su Eris?
Eris non differisce molto dalle numerose altre varianti di Omicron, anche se i primi rapporti indicano una possibile maggiore trasmissibilità, grazie a una nuova mutazione nella sua proteina spike che potenzialmente potrebbe eludere parte dell’immunità acquisita dopo vaccinazione o infezione. Quali sono i sintomi? EG.5 tende a infettare le vie respiratorie superiori, come le altre sottovarianti di Omicron, causando sintomi simili a un raffreddore.
Cosa sappiamo su Pirola?
Pirola è ancora abbastanza rara, motivo per cui non ci sono ancora dati sufficienti per fare previsioni sulla sua diffusione e impatto sulla salute. Sembra derivi dalla sottovariante di Omicron chiamata BA.2, che ha causato picchi di casi all’inizio del 2022. Tuttavia, la proteina spike di BA.2.86 presenta 34 mutazioni rispetto a BA.2.
Ci sono rischi che queste varianti possano provare un significativo aumento delle ospedalizzazioni? Secondo l’Istituto, grazie all’ampia immunità acquisita in questi anni, le probabilità che queste nuove sottovarianti risultino più gravi delle varianti esistenti o causino il livello di disagio delle prime ondate di Omicron sono molto basse.
Aggiornato il 31 agosto 2023 alle ore 10:09