Prima li disprezzava, adesso non può più farne a meno: sono i boiardi o gli alti dirigenti di Stato che dir si voglia e che un tempo la premier Giorgia Meloni considerava “il suo spauracchio” e che invece ora, come ha scritto l’altro giorno “Il Foglio“, sono “la sua salvezza”. Strana vita quella dei servitori dello Stato, sempre esposti ai venti mutevoli della politica ma sempre fiduciosi che, alla fine, la competenza prevalga. E’ quello che sta succedendo anche con la Meloni a Palazzo Chigi.
BOIARDI E SUPERTECNICI NELLE GRAZIE DI MELONI
Ma chi sono i boiardi o alte figure istituzionali entrati nelle grazie della premier? Il caso più eclatante è sicuramente quello del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Enrico Maria Ruffini, prima bersagliato dalla critiche della destra perché nominato dai governi di centrosinistra e ora mezzo salvatore della patria perché porterà in dote al Governo almeno 3 miliardi in vista della prossima manovra di bilancio. Un altro, ma non è una novità, è l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, che era stato nominato per quella carica da Matteo Renzi e poi adottato da Giuseppe Conte prima e da Mario Draghi poi. Descalzi è considerato da molti il ministro degli Esteri ombra, soprattutto nell’area mediterranea e del Nord Africa, dove l’Eni è protagonista assoluta. Anche nella liberazione di Zaki c’è chi pensa che ci sia il suo contributo. Ora Descalzi è il manager che può dare sostanza al fantomatico “Piano Mattei” a cui la Meloni tiene molto ma che per ora è solo uno slogan.
E che dire del generale Francesco Paolo Figliuolo, tempestato di critiche della destra per la gestione della lotta alla pandemia, e ora nominato Commissario per le zone alluvionate dell’Emilia-Romagna per sbarrare la strada al Governatore della Regione e Presidente del Pd, Stefano Bonaccini. Un’altra figura istituzionale di cui la premier si fida è anche l’ex capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli, molto ascoltato da Meloni per la ristrutturazione dei servizi segreti e collaboratore dell’ex premier Mario Draghi. Poi c’è Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione ecologica nel Governo Draghi, che si è detto da subito disponibile a collaborare con la Meloni che lo ha ricompensato nominandolo amministratore delegato di Leonardo, il potente gruppo pubblico della Difesa e dell’aerospazio.
SUPERTCNICI: IL CASO DELLA BCE E DELLA BANCA D’ITALIA
L’ultimo ingresso nel novero degli alti dirigenti pubblici stimati dal Governo, sia da Meloni che dal ministro Giorgetti, è l’ex ministro dell’Economia sotto Draghi, ex Direttore Generale della Banca d’Italia ed ex Ragioniere Generale dello Stato, Daniele Franco, che sarà proposto a rappresentare l’Italia nel board della Bce al posto del futuro Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, anche lui nel novero dei supertecnici graditi da Meloni, a cui è vicino da sempre e che infatti, a differenza degli altri boiardi, non ha mai subito critiche da destra. Dalla fine di ottobre sarà il Governatore della Banca d’Italia amico della Presidente del Consiglio.
Ovvio xchè quando metti su un governo e ti circondi di fedelissimi, però incompetenti, tipo angiuliano, santanchè lollobrigida, valditare donzelli (detto minnie) poi sei costretto a richiamare menti un pochini + evolute, altrimenti rischi di fare la fine dei grillini, incompetenti erano e tali sono rimasti