Dopo una mattina effervescente Piazza Affari, dimezza i guadagni nel pomeriggio, ma salva il rimbalzo, mentre gli altri listini europei chiudono contrastati in sintonia con l’andamento misto di Wall Street. A New York infatti il DJ è in rosso, zavorrato da J&J(-3%), mentre il Nasdaq e lo S%P 500 sono in progresso grazie al balzo di Nvidia (+4%), dopo che Hsbc ha alzato a 780 dollari il prezzo obiettivo del colosso dei chip (che pubblicherà i conti questa settimana).
Pesa sull’azionario l’andamento dei rendimenti dei titoli di Stato Usa, con il decennale oggi al 4,35%, top dal 2007.
Milano migliore in Europa con le banche
In Europa, Milano è la migliore e si apprezza dello 0,81%, mancando di un soffio i 28mila punti, nonostante l’ottimismo delle banche, attratte dall’ipotesi stampa che la tassa sugli extraprofitti possa essere recuperata attraverso un credito d’imposta.
Sono caute Francoforte +0,21% e Parigi +0,47%, mentre subiscono perdite moderate Londra -0,01%, Amsterdam -0,2% e Madrid -0,07%.
Permane l’incertezza in attesa di Powell
Dopo tre ottave di debolezza in Europa e cinquanta giorni con una chiusura sotto media negli Stati Uniti, la settimana finanziaria riparte così senza grande spinta, con gli investitori delusi dall’entità delle misure decise dalla banca centrale cinese (che ha pesato sui listini asiatici) e nell’attesa delle parole di Jerome Powell a Jackson Hole, il simposio dei banchieri centrali che la Fed organizza ogni anno nel Wyoming, dedicato in questa edizione, da giovedì a sabato, ai “cambiamenti strutturali nell’economia globale”.
Il numero uno della banca centrale Usa interverrà venerdì 25 agosto(verso le 16, ora italiana) e quello che dirà sarà filtrato per capire quanto a lungo la Fed manterrà i tassi alti. Un’ipotesi che sembra dilatarsi nel tempo, dopo che nelle minute dell’ultima riunione si è letto che l’inflazione Usa resta a livelli “inaccettabili”. Dopo il discorso di Powell non ci sarà una sezione di domande e risposte.
La Cina invece ha tagliato il proprio tasso di riferimento sui prestiti a un anno di 10 punti base, lasciando invariato il tasso a cinque anni, contro attese di un taglio di 15 punti base per entrambi.
Salgono i rendimenti dei T-Bond, fiammata del gas
Nel limbo che precede l’appuntamento nel Wyoming il dollaro appare stabile, dopo cinque settimane consecutive di rialzi.
L’euro tratta in lieve rialzo e il cambio si muove prossimo a 1,089.
Tornano a salire i rendimenti dei titoli di Stato Usa, in particolare il decennale e il trentennale che, portandosi ai massimi da vari anni a metà della settimana scorsa, hanno oscurato l’interesse per l’azionario.
È poco mosso il petrolio, con il Brent (+0,53%) a 85,25 dollari al barile; il greggio texano sale dello 0,1%, 81 dollari al barile.
S’impenna invece il prezzo del gas ad Amsterdam, oltre i 40 euro al Mah, con un rialzo vicino all’11% dovuto, pare, alle minacce di sciopero di lavoratori di alcuni impianti australiani.
Piazza Affari banche, oil e auto sostengono il listino
Auto, petrolio e banche sostengono oggi il listino principale di Piazza Affari. A guidare l’indice è Saipem, +4,98%, che festeggia il rialzo del prezzo obiettivo da parte di Morgan Stanley e la conferma del rating a “overweight”.
L’automotive si mette in luce con Ferrari +2,25% e Stellantis +1,77%, anche se Iveco (-1,8%) e Pirelli (-0,64%) perdono colpi.
La parte del leone spetta ai titoli finanziari. Tra i migliori ci sono Bper Banca, +2,87%, Unipol +1,45%, Unicredit +1,44%, Mps +1,15%, Intesa +1,16%. Arretra invece Nexi -1,18%.
Bene il lusso, con Moncler +1,44% che confida nella cura cinese all’economia.
In ripresa Stm +1,03%.
Debolezza per le utility, A2a -0,45%, Hera -0,15%.
Fuori dal paniere principale si è leggermente attenuato nel corso della seduta l’appeal speculativo su Immsi (+3,79%) e la controllata Piaggio (+0,88%) dopo la morte del principale azionista Roberto Colaninno.
Spread poco mosso, ma salgono i tassi
Nell’obbligazionario lo spread tra Btp 10 anni e Bund 10 anni si conferma poco mosso, a 172 punti base (-0,13%), ma i tassi salgono. Il decennale italiano in chiusura è indicato a +4,39% (dal 4,31% di venerdì) e quello del titolo tedesco a 2,68% (da 2,59%).
Sul fronte macro preoccupa lo stato di salute dell’economia teutonica, con la Bundesbank che prevede una stagnazione del pil nel terzo trimestre. Inoltre l’inflazione rallenta (che è una buona notizia in chiave Bce): a luglio i prezzi alla produzione sono scesi più delle attese sia a livello congiunturale sia su base annua (-1,1% su mese e -6% su anno). Si tratta del ritmo di discesa più rapido dal 2009.
Per quanto riguarda l’Italia il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, al Meeting di Rimini, ha detto, tra l’altro, che la manovra sarà complicata e “non si potrà fare tutto”.