Sussidi miliardari per garantirsi la supremazia economica in un mondo sempre più chiuso in cui il libero scambio rischia di restare sui libri di storia. Chi ha più soldi si candida a guidare il futuro, chi è più piccolo e ha di conseguenza minore capacità economica rimane indietro. Al centro di tutto batterie, terre rare, semiconduttori, energia solare e tutte quelle tecnologie in grado di traghettare il mondo verso quel cambiamento digitale e sostenibile diventato ormai incontrovertibile.
Usa e Cina fanno la parte del Leone, Ue in scia
Al momento in vantaggio c’è sempre la Cina, anche se gli Stati Uniti stanno cercando di recuperare il terreno perso negli ultimi anni con programmi a molti zero fatti di crediti d’imposta e agevolazioni di ogni tipo. Un’esempio? L’ormai famoso Inflation Reduction Act da 369 miliardi di dollari tra incentivi e finanziamenti per l’energia pulita che sta attiarando miliardi di dollari di investimenti.
L’Unione Europea cerca di restare in scia e di prendere – anche se in ritardo – tutte le contromisure necessarie per ridurre la propria dipendenza dagli altri con un proprio pacchetto di sostegno alle energie verdi e semiconduttori.
Anche il Giappone ha deciso di muoversi, annunciando prestiti per 150 miliardi per finanziare la tecnologia verde. La Germania, da parte sua, poche settimane fa,ha offerto a Intel 11 miliardi di dollari in sovvenzioni per la costruzione di due impianti di semiconduttori, in quello che il cancelliere Olaf Scholz ha definito il più grande investimento diretto estero nella storia del Paese.
Dal Regno Unito a Singapore, chi rischia di restare indietro
Tutti gli altri attori, soprattutto i più piccoli, rimangono indietro. Primo tra tutti il Regno Unito, autocondannatosi dopo la Brexit a un isolamento che rischia di pesare per generazioni e generazioni. Molte società, tra cui la promette Nexeon e Amte Power, uno dei pochi produttori britannici di batterie stanno pensando di emigrare in altri lidi, così come la startup Arrival che ha già annunciato di voler puntare sugli Usa per produrre i propri veicoli elettrici.
Non sono messi bene, secondo il Wall Street Journal, nemmeno Singapore e altri mercati emergenti come l‘Indonesia. Il vice ministro lo ha detto senza mezzi termini: “Lasciate che ve lo dica chiaramente: Non possiamo permetterci di superare i grandi”.
“Il mondo nel suo complesso sta diventando più chiuso e si sta allontanando dall’apertura del commercio e degli investimenti”, ha dichiarato al Wsj David Loevinger, Ceo per i mercati emergenti presso la società di gestione patrimoniale Tcw Group. “L’Europa, gli Stati Uniti e la Cina sono in competizione per i sussidi e i perdenti in questa competizione sono le economie più povere con minori risorse fiscali”.