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Tim: firmato il Memorandum tra Mef e KKR con offerta vincolante americana per Netco in cui il Tesoro entrerà con il 20%

Svolta per Tim: KKR avrà il 67% ma soprattutto ritorna lo Stato con almeno il 20% e la probabile minoranza di blocco. Dopo aver seguito finora il solco di Draghi, in pochi giorni la Meloni ha riscoperto il populismo e l’interventismo

Tim: firmato il Memorandum tra Mef e KKR con offerta vincolante americana per Netco in cui il Tesoro entrerà con il 20%

Oggi tutti gli occhi sono sull’incontro di Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e le opposizioni (Iv esclusa) sul salario minimo ma l’annuncio di ieri sera del Ministero dell’Economia sul futuro di Tim rischia di oscurare abbondantemente l’evento. Perché, dopo mesi di trattative, il Tesoro (oggi Mef) e il fondo americano KKR hanno firmato un Memorandum of Understanding che prevede un’offerta vincolante per l’acquisto di Netco (la società di Tim che comprende la rete e Sparkle) da parte del fondo americano di private equity che rileverà il 67% ma che prevede anche l’ingresso del Tesoro in Netco con una quota del 20%. E’ una svolta rispetto alla privatizzazione di Telecom Italia (allora Tim si chiamava così) fatta da Carlo Azeglio Ciampi nel 1997 e poi tradita dall’Opa a debito benedetta dal Governo D’Alema ed è soprattutto un ritorno dello Stato padrone nelle telecomunicazioni.

Per assicurarsi una partecipazione decisiva in Netco il Tesoro spenderà 2,6% miliardi ma con tutta probabilità avrà la minoranza di blocco arrivando a una quota superiore al 30% con Cdp e il fondo italiano F2i. In questo modo tutte le decisioni strategiche saranno in mano italiane, mentre è ancora da definire la permanenza o meno della stessa Tim nel capitale di Netco. E soprattutto sarà da vedere oggi la risposta della Borsa che ieri è stata entusiastica e ha segnato un rialzo prima arrembante e poi attestatosi nel finale al 2,75%.

L’ingresso in Tim conferma il disegno sovranista e interventista del Governo Meloni che, dopo aver seguito nei suoi primi mesi il solco di Mario Draghi, ha riscoperto le sue origini populiste con la rovinosa extratassa sulle banche che ha compromesso la reputazione dell’Italia sui mercati internazionali. Vedremo ora se l’operazione riuscirà a dare un assetto stabile a Tim e a toglierle realmente la zavorra del debito che la sciagurata Opa del 1999 le ha addossato.

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