Eni si allarga in Indonesia e soprattutto nel gas: il gruppo guidato da Claudio Descalzi ha annunciato l’acquisizione delle partecipazioni (inclusa l’Operatorship, cioè la gestione operativa) di Chevron, nel bacino di Kutei, East Kalimantan, nell’offshore dell’Indonesia. Un’operazione che, secondo il colosso petrolifero, ha un significato particolarmente importante in considerazione del suo impegno crescente sul gas.
La chiusura della transazione è soggetta alle approvazioni governative e regolatorie. In Borsa il titolo Eni perde lo 0,81% a 13,70 euro per azione anche se il prezzo del Brent (82,22 dollari al barile) resta a ridosso dei massimi dell’ultimo trimestre. Con la significativa contrazione dei prezzi del greggio nel primo semestre 2023, gli analisti però si aspettano un calo dell’utile del gruppo italiano. Eni pubblicherà i risultati del secondo trimestre del 2023 il prossimo 28 luglio prima dell’apertura del mercato.
Eni: l’acquisizione degli asset di Chevron in Indonesia
Nel dettaglio, i blocchi acquisiti sono quello di Ganal Psc (qui il colosso Usa ha il 62%), Rapak Psc (sempre il 62%) e Makassar Straits Psc (72%). In due di questi blocchi, cioè Ganal e Rapak, Eni possiede già una quota del 20% da non operatore.
Secondo Eni l’acquisizione è un “passo importante perché permetterà di accelerare lo sviluppo del progetto Indonesia Deepwater Development (Idd), che situato nello stretto di Makassar, coinvolge i giacimenti di gas di Bangka, Gendalo e Gehem”.
A ciò si aggiungono il giacimento a gas in produzione di Bangka, le scoperte di Gehem e Ranggas e il “significativo potenziale esplorativo compreso anche nella parte settentrionale dell’asset, che rappresentano quindi un importante, ulteriore consolidamento delle attività di Eni nell’area dell’East Kalimantan”.
La presenza di Eni in Indonesia
Ma che legame c’è tra Eni e l’Indonesia? Il primo accordo esplorativo del colosso petrolifero nel Paese asiatico risale al 1968; l’azienda è tornata nel paese nel 2001 con attività di esplorazione e produzione. L’attuale produzione netta è di circa 80 mila boe/giorno.
Secondo i dati relativi all’ultimo trimestre 2022, l’Asia rappresenta una delle aree strategiche per la produzione di gas di Eni, anche se lontana dalle regioni africane: è al quarto posto dopo Egitto, Africa settentrionale e Africa Sub-Sahariana.
Con l’acquisizione delle attività di Chevron in Indonesia, il Cane a sei zampe vuole sfruttare “la sua forte presenza nell’area del Kalimantan orientale e le sinergie con le infrastrutture di Jangkrik operate da Eni, con l’impianto il gas naturale liquefatto (gnl) di Bontang e con il mercato domestico del gas”.
Jangkrik è stato finora il progetto di punta di Eni nel Paese, che lì ha una Fpu, un’unità galleggiante di produzione, collegata ai 10 pozzi sottomarini del giacimento, parte del blocco Muara Bakau, uno dei più grandi del Paese, operato da Eni con una partecipazione del 55%. Bontang è invece l’impianto di liquefazione presente vicino a Jangkrik: da lì è partito il primo carico di gnl targato Eni nella zona, nel 2017.
L’importanza strategica del gas per Eni
Eni sostiene che l’acquisizione è “pienamente in linea con la strategia di transizione energetica della società, della quale il gas e il gnl rappresentano pilastri fondamentali, per aumentare la quota di produzione di gas naturale al 60% entro il 2030, contestualmente con la domanda mondiale di energia accessibile, a basse emissioni di carbonio e conveniente”.
Senza contrae che Eni ha da poco acquisito l’azienda britannica Neptune Energy che ha una forte presenza in Indonesia e un’ottima integrazione con le operazioni di Eni nel Kalimantan orientale. Anche in occasione di quell’acquisizione, da 4,9 miliardi, l’ad Descalzi aveva sottolineato il ruolo strategico del gas per il gruppo italiano: “Riteniamo che il gas sia una fonte energetica ponte cruciale per la transizione energetica globale”.